Domani, giovedì 23 novembre, si riunirà l’assemblea dei soci di Acciaierie D’Italia e in concomitanza con questo evento, i sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm hanno organizzato un presidio presso la direzione di Acciaierie D’Italia in viale Certosa a Milano, dalle 10.30 alle 13:00, “per indurre ADI a compiere scelte che rilancino l’azienda con investimenti industriali e ambientali”. In un comunicato congiunto, le tre sigle dei metalmeccanici precisano di ritenere “estremamente opportuno mettere in campo un’ulteriore iniziativa per manifestare contro l’attuale gestione industriale del management di ADI espressione di Arcelor Mittal e la totale incapacità del governo, azionista attraverso Invitalia, di assicurare una prospettiva positiva alla vertenza”.
Intanto questa mattina i segretari generali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm sono stati ascoltati in audizione alla commissione Attività produttive della Camera. “C’è il rischio sempre più concreto di cessazione, invece che di transizione green degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia”, ha affermato il segretario generale Fiom-Cgil, Michele De Palma, che continua: “In tutti gli impianti non ci sono gli investimenti necessari per il mantenimento e l’implementazione della produzione. L’obiettivo di 6 milioni tonnellate è ampiamente disatteso, assistiamo ad una progressiva riduzione della produzione a Taranto che potrebbe portare a realizzare meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio”.
“Una parte consistente dei lavoratori che dovrebbero occuparsi delle manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti sono in cassa integrazione. Si determinano, pertanto, rischi quotidiani per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e per l’ambiente – ha aggiunto -. Il comportamento dell’azienda è di non riconoscimento dell’accordo del 2018, che è invece punto di riferimento e di regolazione dei rapporti tra organizzazioni sindacali, Governo e azienda”.
Per il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, “la giornata di oggi è esemplificativa della criticità e della totale incertezza che pesa sui lavoratori sulla città di Taranto e sulla siderurgia italiana rispetto a questa vertenza che non può più essere tenuta in queste condizioni. Siamo davanti ad un vuoto pericoloso, il rischio è quello di perdere il principale polo siderurgico primario d’Europa con conseguenze sull’occupazione, sull’indotto, sulla filiera diretta degli altri stabilimenti e su una serie di attività connesse che non possiamo accettare passivamente”.
Anche per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, per la drammatica situazione degli stabilimenti ex Ilva occorrono decisioni immediate per evitarne la chiusura, poiché “nonostante l’iniezione di ingente liquidità, l’indebitamento di Acciaierie d`Italia supererebbe i 2,5 miliardi di euro. Da febbraio a oggi la situazione è peggiorata ulteriormente e a luglio l’azienda ha rischiato di fermarsi per il mancato pagamento del gas”. Per Palombella, alle condizioni attuali Acciaierie d`Italia “non potrà mai essere rilanciata. Il piano Urso è stato palesemente abbandonato e il Governo ha deciso di percorrere un’altra strada negoziando con ArcelorMittal un nuovo accordo e sottoscrivendo un memorandum rimasto segreto, non solo a noi ma anche al socio pubblico”.
E in vista dell’assemblea di domani i sindacati lanciano l’ultimatum: “Nei mesi scorsi il Presidente Bernabè ha rassegnato le sue dimissioni, rimaste sospese per evidenti motivi, e forse da domani saranno effettive – ha aggiunto Palombella -. Se domani il socio privato non si impegnerà a finanziare il 62% del fabbisogno richiesto da ADI, cosa farà il Governo? Deciderà di rescindere il contratto con ArcelorMittal per palese inadempienza e per i danni alle persone, all’ambiente e all’economia del nostro Paese? Basta perdere tempo, occorrono decisioni chiare e immediate. È urgente un cambio di governance”.
E aggiunge in conclusione del suo intervento il segretario della Fiom De Palma: “Al momento non abbiamo un interlocutore con cui discutere e in grado di poter prendere delle decisioni. Chiediamo l’intervento del Governo per porre fine ad una situazione che sta conducendo Acciaierie d’Italia e la siderurgia italiana ad un punto di non ritorno”.
“Chiediamo per questo che il Governo assuma nei prossimi giorni un’azione che forzi la mano alla multinazionale e che ci sia trasparenza nei confronti dei lavoratori e del ruolo del sindacato – ha chiosato Benaglia-. Il tavolo che abbiamo conquistato a Palazzo Chigi deve essere un tavolo aggiornato in cui il memorandum che è stato sottoscritto che non rappresenta l’accordo vada nella giusta direzione del rilancio. Infine chiediamo che ci sia da parte del Parlamento e del Governo una grande attenzione di salvataggio e al rilancio produttivo e occupazionale del sito, se poi servono degli ammortizzatori questo deve avvenire solo successivamente a precisi impegni di rilancio. L’assemblea dei soci prevista per domani non dovrà essere un ulteriore dilazione dei tempi ma Arcelor Mittal dovrà chiarire in modo chiaro e definitivo la sua volontà ad essere parte attiva degli investimenti o meno.Una nostra delegazione sarà in presidio proprio domani a Milano, per ribadire la necessità di far presto a decidere quale direzione dare alla vertenza della Ex Ilva”.
e.m.