Al termine dell’incontro sull’ex Ilva al ministero per le Imprese e il made in Italy, Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato 4 ore di sciopero per lunedì 21 in tutti gli stabilimenti del gruppo. Lo riferisce il segretario generale della Fiom, Michele De Palma.
De Palma ha detto che “è sciopero in tutto il gruppo Arcelor Mittal perché nell’incontro di oggi l’azienda non ha ha avuto neanche il coraggio di presentarsi al tavolo, negoziare e confrontarsi con il Governo e le organizzazioni sindacali. Pensiamo sia necessario scioperare per poter fermare l’eutanasia del gruppo in Italia e ricontrattare tutto”.
Secondo la Fiom “è necessario che AM torni nelle mani pubbliche, a negoziare e contrattare il rilancio del lavoro, la tutela dell’occupazione, le condizioni di salute e sicurezza e l’ambientalizzazione delle produzioni. E’ l’unico modo per poter essere nel futuro e avere strategicamente la siderurgia come punto di riferimento nel futuro industriale del nostro Paese”.
Il leader della Uilm, Rocco Palombella, ha detto che “neanche l’incontro con il ministro è servito a far recedere AM dall’idea sciagurata di lasciare a casa 2mila lavoratori e 145 aziende. Si può immaginare il clima dell’incontro di oggi”.
Palombella ha poi affermato che “abbiamo apprezzato la buona volontà del ministro, ma i lavoratori non sanno che farsene. Il Governo prenda atto che l’unica azione da compiere è riprendersi il controllo dell’azienda. Bisogna nazionalizzare, se non lo fanno la situazione peggiorerà ancora di più. L’azienda non si è presentata. Non è uno schiaffo a noi, ma ai lavoratori, all’intera città e al Governo appena insediato. Non possiamo stare fermi, per questa ragione da lunedì inizia la mobilitazione. Il ministro ha concluso che prima di finalizzare il miliardo insieme con Invitalia deciderà come riprendersi la governance dell’azienda. Per noi significa che diventa o socio di maggioranza o socio unico in grado di salvare la siderurgia in Italia e tanti posti di lavoro”.
Antonio Spera, segretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici, ha affermato che “abbiamo chiesto al Governo di intervenire presto e di nazionalizzare l`azienda.
Bisogna salvare il sito siderurgico più grande d`Europa, un asset strategico in sé e per tutta l`industria italiana. Importante è stata l`apertura al confronto da parte del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, perché con la convocazione di oggi ha ripristinato le relazioni industriali, mancate negli ultimi anni”.
Per il sindacalista “non ci sono più le condizioni per lasciare Acciaierie d`Italia alla mercé della multinazionale Arcelor Mittal, che ricorre sempre al ricatto per fare cassa. La decisione di far ricadere sulle imprese appaltanti e lavoratori i problemi dello stabilimento è l`ultimo atto inaccettabile. In questo momento di transizione ecologica occorre definire un percorso chiaro condiviso da tutti. Arcelor Mittal non ha mai rispettato gli accordi”.
tn