L’industria chimica tira il fiato dopo la paura dei giorni scorsi per la richiesta avanzata alle istituzioni dalle regioni del Nord perché venisse sospesa tutta l’attività produttiva nelle fabbriche. L’esecutivo ha deciso che l’attività produttiva continui, sempre ovviamente all’interno di regole precise per assicurare la salute dei dipendenti e il lavoro può quindi proseguire in condizioni di normalità. “Sarebbe stato un danno altissimo, commentano in Federchimica, l’associazione delle aziende del settore, perché le nostre aziende producono beni intermedi, che entrano in tutte le lavorazioni dei più quando è finita l’emergenza, il procedimento di fermata dura normalmente due o tre giorni, ma può essere anche più complicato, arrivare a una settimana, anche a un mese. Ma soprattutto, aggiungono, c’è da considerare che le imprese e i prodotti chimici sono indispensabili per tutta la produzione, dall’agricoltura al commercio che necessita di adeguati imballi delle loro merci, e così via”.
Per questo è stato salutato con grande interesse l’accordo intervenuto tra Confindustria Lombardia e le regioni del Nord per assicurare la continuità della produzione, naturalmente sempre assicurando la massima sicurezza, per gli impianti come per chi ci lavora. “Comunque le nostre aziende, affermano i dirigenti di Federchimica, erano pronte a far fronte all’emergenza, disposte ai sacrifici necessari per assicurare la continuità della produzione, anche per far fronte alle richieste che vengono dall’estero e che non possono assolutamente non trovare una risposta positiva, perché la va della stabilità della clientela. E poi il timore riguardava anche gli impianti nel Mezzogiorno, il pensiero corre subito a quelli di Gela, Siracusa, delicatissimi, che non puoi assolutamente chiudere”.
Un sospiro di sollievo, che non cancella comunque le difficoltà. “Se non si produce e non si consuma, ricordano in Federchimica, non si sopravvive. Le nostre aziende per fortuna sono tra le più capitalizzate, rispetto ad altri settori hanno meno sofferenze, maggiori capacità di reazione, come è successo nella grande crisi iniziata nel 2008. Ma sempre forti sarebbero state le conseguenze di una decisione punitiva verso le nostre aziende”.
Ha aiutato molto l’ottimo rapporto he sempre le imprese chimica hanno con il sindacato. Più con quelli della categoria che con le confederazioni, ma anche in questa congiuntura l’abitudine al confronto e al dialogo ha dato i suoi frutti. Non è un caso, è la diretta conseguenza di una filosofia di relazioni industriali caratterizzata appunto dalla volontà di affrontare assieme i problemi. La controprova è che il dialogo tra le parti sociali per il rinnovo del contratto nazionale della categoria è già in atto. Mancano ancora quasi due anni alla scadenza del contratto e certo i sindacati non hanno presentato le loro richieste, ma il confronto è già in atto da tempo, per affrontare i problemi che saranno al centro del prossimo contratto, certamente l’innovazione e la formazione, le due armi per combattere le difficoltà emergenti per tutta l’industria. E’ così che dialogando, accettando il confronto, cominciando da subito, il rinnovo del contratto diventa una formalità.
Massimo Mascini