Nel rapporto del Fondo Monetario Internazionale sull’Italia si rileva che l’economia “ha continuato ad espandersi nel primo trimestre del 2016. Allo stesso tempo, le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate gradualmente ed i crediti deteriorati (Npl) sembrano essere in via di stabilizzazione”. Dopo la profonda recessione subita dal nostro paese, secondo l’Fmi, la crescita continuerà anche nei prossimi anni anche se debole: per ritornare ad una produzione ai livelli pre 2007 dovremo aspettare il 2025.
“E’ probabile che la ripresa si rafforzi nei prossimi anni, pur rimanendo modesta”. E si prevede una crescita dell`1,1 per cento quest’anno e di circa l`1,25 per cento nel 2017-18. Ma “i rischi sono orientati al ribasso, legati tra l`altro alla volatilità dei mercati finanziari, al rischio Brexit, all`emergenza immigrazione ed ai venti contrari generati dal rallentamento delle attività commerciali a livello mondiale”.
Secondo i tecnici del Fmi “permangono significative sfide per il futuro. La crescita della produttività e degli investimenti rimane a livelli bassi; il tasso di disoccupazione resta superiore all`11 percento, con livelli considerevolmente più elevati in alcune regioni e tra i giovani; i bilanci delle banche sono messi a dura prova dal livello molto alto di crediti deteriorati e dall`eccessiva durata dei procedimenti giudiziari; e il debito pubblico si è lentamente attestato su un livello di poco inferiore al 133 percento del Pil, limitando il margine di bilancio per rispondere a eventuali shock”.
Per l’Italia il ritorno a livelli di produzione pre-crisi (2007) arriverebbe “solo verso la metà degli anni 2020, con un ampliamento del divario di reddito e la media della zona euro a più rapida crescita. Inoltre, la crescita nominale potrebbe essere troppo debole per risolvere stabilmente le fragilità finanziarie ed i bilanci potrebbero continuare a costituire una fonte di vulnerabilità, poiché il loro risanamento richiederebbe un periodo prolungato. Nell`ambito di un`unione economica e monetaria incompleta, l’Italia rimarrebbe esposta a rischi”.
Il governo italiano ha perseguito una serie di importanti riforme. E gli ispettori danno atto di un elenco di iniziative di riforma “impressionante”. Dal settore Istituzionale, alla pubblica amministrazione, del settore fiscale, al mercato del lavoro e il comparto bancario. “E’ indispensabile che tali sforzi siano ampliati e completati. Sfruttando l’inizio della ripresa economica e il contesto favorevole offerto attualmente dai bassi tassi di interesse, la tempestiva attuazione di sforzi complementari e sinergici nel settore finanziario e fiscale nonché di misure strutturali dovrebbero contribuire ad un incremento della crescita, ad avviare la ricostituzione di buffer e a ridurre il costo iniziale delle riforme. E’ dunque importante – avvertono dal Fmi – che per il futuro si mantenga un ampio sostegno politico a favore di un vasto pacchetto di riforme”.