I lavoratori dei Ministero dei beni culturali insieme ai sindacati di categoria Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa questa mattina, 22 aprile, erano in presidio davvanti il Ministero a via del colleggio romano per per protestare contro la mancata valorizzazione dei lavoratori dei servizi pubblici alla cultura. Il Ministro Franceschini ha rifiutato di incontrare le delegazioni e per questo motivo i sindacati hanno dichiarato “la nostra mobilitazione sarà ancora più forte”.
Architetti, archivisti, bibliotecari, archeologi, vigilanti, addetti al front-office, tanti i lavoratori presenti alla manifestazione di oggi e tante le professioni che hanno preso la parola per denunciare la grave situazione tra i lavoratori del Ministero.
Altro che “concorso dei 500 – dichiarano Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa – rispetto alle professionalità altamente specializzate che occorrono per garantire la tutela, la fruizione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, e rispetto ai vuoti funzionali che si stanno creando nel MiBACT tra assottigliamento degli organici e blocco pluriennale dei contratti, è una goccia nel mare”.
“Abbiamo chiesto un piano di assunzioni serio – contnuano i sindacati in una nota stampa – senza il quale questo Ministero arriverà a perdere per pensionamento circa un terzo del suo personale (dal 2010 al 2020). Abbiamo chiesto percorsi di crescita professionale per i dipendenti. Abbiamo chiesto il rinnovo del contratto, per il MiBACT come per tutta la PA. Ma dal ministro e dal Governo non è arrivato nessun impegno concreto, anzi: oggi ci è stato negato perfino l’incontro. E questo è inaccettabile nei confronti di lavoratori dalle competenze elevatissime e di un sistema che crea ricchezza: basti pensare che il Colosseo ricava solo dai biglietti oltre 41milioni di euro all’anno.”
“La partecipazione di così tanti lavoratori oggi è il segnale di una situazione di disagio che dura da troppo tempo. Senza un vero piano di investimenti si rischia di mandare in tilt un sistema di servizi che dà all’Italia visibilità planetaria, prestigio, introiti. E il primo asset su cui puntare – concludono i sindacati – sono i professionisti e le loro competenze. Per questo la nostra mobilitazione si farà ancora più forte”.



























