“L’accordo sui dazi tra Unione europea e Usa in termini calcistici può essere letto come un pareggio. Sarà il tempo a dirci se si tratta di un pareggio onorevole. Certamente il 15% è un risultato migliore rispetto a cifre più alte, ma questo non vuol dire che non ci saranno effetti negativi per la nostra economia e le nostre imprese, che dovranno rifare i conti anche alla luce dell’elevata inflazione americana al 17%”. È questo il giudizio di Riccardo Garosci, vicepresidente di Confcommercio con delega all’internazionalizzazione, in questa intervista al Diario del lavoro. Le nostre aziende, afferma, non solo dovranno essere aiutate economicamente ma anche nel riposizionarsi su nuovi mercati, da conquistare grazie al nostro ingegno e alla nostra creatività.
Vicepresidente qual è l’aspetto positivo di questo accordo?
È proprio l’essere arrivati a un accordo. Non c’è più quel clima di incertezza che pesava alla stregua di un dazio per le imprese che esportano verso il mercato americano, che non potevano programmare e investire.
E quello negativo invece?
La posa della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il colloquio con il presidente americano Trump, il suo sorriso tirato dimostrano che l’Europa non si sta muovendo compatta per affrontare questa vicenda. Le lamentele di alcuni paesi verso questo accordo svuotano l’Unione della sua capacità di parlare con una voce sola. In quanto parte dell’Europa abbiamo il dovere di agire in modo unito.
Crede che la politica ondivaga del presidente americano posso ricambiare nuovamente le carte in tavola, anche se si è arrivati a un accordo?
Noi, come Europa e anche come Italia, siamo un mercato che gli Usa non possono ignorare. Ci sono prodotti, penso al nostro agroalimentare, alla moda e non solo, che sono amati dagli americani e che difficilmente vi rinunceranno. Anche i timori sulle altre richieste avanzate dagli americani mi sembrano, per ora, poco fondati, perché gli investimenti e gli acquisti richiesti sono modulati e diluiti nel tempo.
Che costo avranno i dazi per la nostro economia?
Al momento è difficile quantificare una cifra precisa. Dobbiamo attendere il 1° di agosto quando le tabelle merceologiche entreranno più nel dettaglio. Parliamo comunque di alcuni miliardi di euro.
Quali misure chiedete?
Aiuti e sostegni a quelle imprese più colpite. Il governo ha dimostrato una certa flessibilità e questo è un elemento positivo in uno scenario così complesso e in continuo mutamento. Ci aspettiamo una rapida convocazione, così come bene ha fatto ieri il ministro Tajani, subito dopo il 1° agosto quando usciranno le tabelle merceologiche. Ovviamente dobbiamo aiutare le grandi aziende ma serve un occhio di riguardo per le piccole che esportano, perché sono la spina dorsale del paese, e per le quali un dazio, anche a percentuali ridotte, è sempre un ostacolo aggiuntivo. Attraverso le strutture istituzionali, quali ICE, SACE, SIMEST, che meritano maggiori fondi, le imprese devono essere sostenute a salvare il salvabile del mercato Usa, che è uno dei principali punti di riferimento per le nostre esportazioni, ma anche a guardare verso nuove rotte.
Avete sempre affermato la necessità di rafforzare i consumi interni. Crede che questa sia l’occasione giusta?
Questo è un tema centrale per noi. Ma da un lato c’è un forte clima di incertezza, dei consumatori italiani e di quelli europei. I soldi che si devono spendere magari si dirottano sulla casa, la salute, l’educazione, oltre che sulle spese fisse, rispetto a quei prodotti che offrono le imprese che noi rappresentiamo. E c’è poi un tema di carattere demografico. Non solo manca la manodopera ma anche nuove persone che possano acquistare. Bene dunque il decreto flussi del governo. Noi siamo pronti a integrare e formare professionalmente le persone che arriveranno.
Per attutire l’impatto dei dazi avete proposto di accelerare sul Pnrr, e si parla anche di rimodulare le risorse per dare ossigeno alle imprese. Come?
Il Pnrr ha già portato miglioramenti alle infrastrutture logistiche, ai servizi, al turismo accrescendo le potenzialità delle nostre imprese di sapersi adattare anche a nuovi scenari. Ci sono poi altri mesi davanti nei quali poter spendere le risorse quindi è bene pigiare sull’acceleratore.
Tommaso Nutarelli