Di recente si è tenuto un incontro tra i sindacati di categoria e il capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, che si è concluso con un accordo tra le parti. Grazie all’intesa sono stati stabilizzati alcuni lavoratori, ma il sindacato Fp Cgil non ha partecipato al tavolo. Il diario del lavoro ha intervistato il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, per chiarire quali sono i motivi che hanno spinto il suo sindacato a non firmare e a proclamare uno sciopero e manifestazione nazionale per il 5 dicembre. Per Oliverio, il costo totale per stabilizzare tutti i precari è pari a un elicottero militare.
Oliverio, al recente incontro con il ministero della Giustizia non avete partecipato al tavolo e non avete quindi firmato l’accordo. Che cosa è successo?
Si, all’incontro non abbiamo partecipato e comunque non avremmo firmato una intesa che accetta di lasciare a casa 9.000 persone e mettere così a rischio collasso per molti tribunali e corti d’appello del nostro paese. Da quello che abbiamo letto, infatti, non è emersa nessuna novità relativa alla stabilizzazione dei 3.000 precari su 12.000. Sono state discusse soltanto quali procedure saranno utilizzate entro l’anno, limitatamente ai funzionari tecnici e non ai funzionari addetti all’Ufficio per il Processo, che sono la stragrande maggioranza. Queste procedure riguarderanno i tecnici, cioè i funzionari statistici, contabili e informatici, che sono però solo una minima parte dei precari della giustizia.
Però pochi giorni fa avevate parlato di circa 70 funzionari addetti all’Ufficio per il Processo da stabilizzare su 160 quindi immagino vi stavate riferendo ad altri lavoratori.
Si esatto, noi abbiamo due amministrazioni: una è il ministero della Giustizia e l’altra è la giustizia Amministrativa, che di base hanno lo stesso problema. I 70 lavoratori riguardano la giustizia Amministrativa, cioè tradotto il Consiglio di Stato e il Tar, che pure si chiamano funzionari all’Ufficio per il Processo. Noi al momento abbiamo la legge di bilancio dello scorso anno, quindi quella approvata a dicembre del 2025, che ha stanziato le risorse per fare dei concorsi su contratti a tempo indeterminato sia per il Ministero della Giustizia, cioè i 3.000, sia quelli della giustizia amministrativa, per 90 funzionari su un totale di 160 precari. Ora stiamo chiedendo degli emendamenti a questa legge di bilancio, che andrà adesso in discussione, cioè risorse a valere dal luglio 2026 in coincidenza appunto con la scadenza al 30 giugno dei contratti individuali.
Quali emendamenti?
Abbiamo presentato alle forze politiche in particolare due emendamenti: uno per quanto riguarda i precari del Ministero della giustizia, quindi per arrivare, dai 3.000 già finanziati, alla stabilizzazione dei 12.000 che sono la totalità dei lavoratori precari; l’altro emendamento riguarda i precari del Consiglio di Stato e TAR, cioè per quei 70 lavoratori che rimanevano fuori dalla stabilizzazione già finanziata con la legge di bilancio precedente.
Oltre alla stabilizzazione dei precari chiedete anche risorse aggiuntive sui fondi di contrattazione integrativa, è corretto?
Si, però questo ultimo punto riguarda solo il Ministero della giustizia. Per tutti i lavoratori, di tutti i dipartimenti (Organizzazione Giudiziaria, Amministrazione Penitenziaria, della Giustizia Minorile e di Comunità, gli Archivi Notarili) sia precari che di ruolo, abbiamo proclamato lo sciopero per venerdì 5 dicembre prossimo perché vogliamo appunto sia la stabilizzazione dei precari, quindi i 9.000 posti che al momento non sono ancora finanziati, più le risorse aggiuntive per i fondi di contrattazione. Lo chiediamo perché siamo ancora in ballo con l’applicazione del contratto 2019-2021 che doveva gestire le nuove famiglie professionali e quindi le progressioni verticali in deroga.
In cosa consistono queste progressioni in pratica?
È il riconoscimento del lavoro già svolto in questi anni di mancate assunzioni. Il personale ha fatto prestazioni di inquadramento superiore, cioè ha svolto il lavoro che svolgeva il personale che è andato in pensione e che non è stato sostituito. Sono lavoratori che aspettano il giusto riconoscimento da quindici anni e che ora rischiano di vedere utilizzate le risorse del piano assunzionale, utili alla loro causa, per stabilizzare ulteriori 3.000 precari, che si aggiungerebbero ai 3.000 già finanziati l’anno scorso con la legge di bilancio precedente. Noi chiediamo un finanziamento aggiuntivo nella legge di bilancio attuale finalizzato alla messa a regime del nuovo Ufficio per il processo.
Sarebbe quindi una sorta di partita di giro contabile. Prelevano le risorse da un altro capitolo di spesa per stabilizzare 3.000 precari, ulteriori perché gli altri 3.000 sono già “salvi” grazie alla legge di bilancio 2025.
Si, in sintesi questi ulteriori 3.000 precari verrebbero stabilizzati a scapito dei lavoratori di ruolo. Si usano risorse che potrebbero essere utilizzate sia per fare le progressioni verticali in deroga del personale di ruolo che per delle nuove assunzioni. Risorse quindi per assumere ulteriori forze nuove dall’esterno, non per stabilizzare coloro che già oggi sono dentro al ministero. Un capolavoro ancora una volta utile a far scoppiare conflitti interni al personale senza risolvere i problemi.
Stabilizzare tutti e nuove assunzioni. È necessario allora fare il punto sui numeri della Giustizia.
Esatto, per capire la dimensione del problema dobbiamo partire da un dato: il Ministero della Giustizia, prima del blocco delle assunzioni di 15 anni fa, quindi, prima dei pensionamenti che non hanno visto una sostituzione, contava circa 40.000 addetti. Oggi siamo a un totale di circa 35.000 lavoratori.
Compresi i 12.000 precari?
Esatto, non sono in aggiunta dei 35.000. Quindi, se andassero a casa tutti 12.000 precari, il Ministero si ritroverebbe con circa 23.000 addetti. Tra l’altro va riconosciuto che questi precari stanno di fatto sostituendo il personale delle cancellerie, nel frattempo andato in pensione. Per effetto di queste scoperture d’organico questi lavoratori sono insomma distratti da altre attività, altrimenti le cancellerie non saprebbero come andare avanti, e non riescono a dedicarsi come dovrebbero a smaltire gli arretrati. Infatti, nell’ultimo anno, è stato registrato che la capacità di riduzione degli arretrati è diminuita rispetto agli anni precedenti.
Quindi oltre il danno, anche la beffa. Questi 12.000 lavoratori, oltre che precari, riescono a coprire in qualche modo quei buchi che non sono prettamente di loro competenza, per mandare avanti la baracca.
Esattamente.
E cosa accadrebbe se non si riuscisse a stabilizzarli?
Che dal 1° di luglio dell’anno prossimo avremmo Tribunali e Corti d’Appello che si troverebbero ad avere, dalla sera alla mattina, meno della metà del personale. Perché oramai, in molte parti d’Italia, la percentuale di personale precario è maggiore rispetto a quello di ruolo. Ma non è finita. Il personale oggi in forza, quindi i 35.000 compresi i 12.000 precari, registra una carenza di organico media del 50% nel ministero della Giustizia. Ecco perché non basta stabilizzare i precari ma dobbiamo anche prevedere ulteriori assunzioni. Abbiamo già oggi delle scoperture di organico e dobbiamo anche considerare le uscite per pensionamenti già stimati nei prossimi tre anni.
Quanti lavoratori totali servirebbero quindi alla Magistratura per funzionare in modo, almeno, regolare?
Servirebbe almeno tornare ai 40.000 lavoratori totali, per colmare anche i pensionamenti dei prossimi tre anni. Quindi per le nuove assunzioni abbiamo bisogno di 5.000 funzionari, oltre a stabilizzare i 12.000 precari. Inoltre, teniamo conto che le procedure contenute nell’accordo sono per assumere funzionari amministrativi. Quindi, per i funzionari dell’Ufficio per il processo che parteciperanno a queste procedure, non è detto che dal 1° luglio dell’anno prossimo possano continuare a fare la stessa attività.
In cosa consiste il lavoro per l’Ufficio per il processo e perché non potranno continuare a svolgerlo?
È una figura di ausilio al magistrato ma non è stata istituita a regime. Grazie al recente accordo firmato con le altre sigle sindacali, questa figura non è stata prevista nel nuovo ordinamento del Ministero della Giustizia.
Quali sindacati hanno firmato questo accordo?
Cisl Fp, Confsal, Flp, Uil Pa e Confintesa. Il problema di questo accordo è che parla di procedure a risorse invariate, quindi con la disponibilità di 3.000 posti su 12.000. Nella nuova legge di bilancio non è previsto nulla in più rispetto all’anno scorso.
Qual è la ratio di questa firma da parte delle altre sigle sindacali?
Alla fine il problema vero è che loro hanno fatto un accordo che, anziché puntare ad aumentare la platea di quelli che devono restare, per i motivi che le ho spiegato prima, hanno addirittura concordato dei criteri selettivi per capire chi dovrà far parte dei 9.000 precari lasciati a casa. Ecco perché noi non abbiamo voluto neanche partecipare al tavolo, perché l’oggetto della discussione era scegliere questi criteri e non altro.
Hanno però sottoscritto una formula di salvataggio di 6mila su 12mila.
No, loro al momento parlano di 3mila stabilizzazioni su 12mila. Infatti, nel loro comunicato parlano esclusivamente di quei tre tipi di funzionari tecnici che le spiegavo prima. Nell’accordo che hanno fatto, per come scrivono i comunicati, non hanno nemmeno parlato degli ulteriori 3.000 da stabilizzare. Hanno detto: “poi vedremo in seguito”.
Quindi è un accordo alla “speriamo bene”, nel senso che, se mai si dovesse sbloccare in futuro la situazione degli ulteriori 3mila precari, comunque si stabilizzerebbero dirottando le risorse del piano assunzionale.
Esattamente.
Qualcosa non torna. A firmare sono comunque dei sindacati, quindi avranno fatto qualche accordo per incontrarsi ancora per chiedere ulteriori risorse, stabilizzare in seguito altri precari, magari sacrificando altri punti ancora non noti. Oppure è veramente finita così la trattativa?
Può essere, ma se nella legge di bilancio non ci sono le nuove risorse? Quando arrivano? È per questo che noi il 5 dicembre, data non a caso, facciamo uno sciopero con una manifestazione a Roma nei pressi del Senato. Perché la discussione della legge di bilancio sarà al Senato in quei giorni.
Stabilizzarne 12mila e assumerne altri 5mila quanto costerebbe?
Siccome per il 2026 gli si deve pagare lo stipendio per mezzo anno, cioè dal primo di luglio in avanti perché fino al 30 giugno paga l’Europa, stiamo parlando di circa 270 milioni di euro. Il costo complessivo per un anno intero, quindi per il 2027 e per tutti i 12.000 lavoratori, sarebbe di 545 milioni di euro. Di questo stiamo parlando. Noi abbiamo preparato questo emendamento per la legge di bilancio ed è a disposizione di tutti i partiti politici.
Parliamo di briciole, tra l’altro utili solamente a coprire i buchi della Giustizia se ho inteso bene.
Esattamente. Si approva una manovra da 18 miliardi di euro per tenere il rapporto deficit PIL sotto il 3%, perché questo ci permetterebbe di avere poi la possibilità di sforare con le spese di riarmo, senza però incorrere nelle sanzioni europee, giusto? Allora su qualche volantino ci siamo sbizzarriti e abbiamo fatto il calcolo: i 545 milioni all’anno che servirebbero alla Giustizia sono il costo di un elicottero militare, sempre all’anno. La scelta politica è evidente no?
Un elicottero militare in cambio di 12.000 funzionari della Giustizia, che se stabilizzati immagino velocizzerebbero in tutta l’Italia i processi.
Assolutamente si. Anche senza immaginare, basta guardare i dati pubblici: in quattro anni di lavoro dei 12.000 precari, i tempi della giustizia civile si sono ridotti da 600 giorni e passa, cioè prima che arrivassero, a circa 300 giorni; per quanto riguarda la giustizia penale, siamo arrivati a 180 giorni, mentre prima erano circa 400. Da una parte castighiamo i magistrati, dall’altra gli tagliamo i viveri, rallentando ulteriormente la Giustizia. E tutto questo per cosa, per un elicottero?
Emanuele Ghiani

























