La presenza della pandemia da Covid 19 condiziona da tempo il dibattito tra le rappresentanze e mostra, sia pure “a macchia di leopardo”, una diversa consapevolezza che spinge ad operare soprattutto in termini di sistema e sempre meno su pretese priorità di specifici settori economici.
Le richieste diffusamente formulate di un incontro “a tutto campo” tra le rappresentanze delle parti istituzionali, sociali, culturali ed economiche fanno ancora intravedere la difesa dei rispettivi interessi legittimi, quasi per sollecitare una ripartizione equilibrata, cioè “come prima”, delle risorse disponibili.
Ma se è reale la consapevolezza crescente di operare in un sistema, deve cambiare anche la filosofia di quel tavolo per superare i rispettivi errori e privilegiare i necessari “passi indietro”, riconoscendosi reciprocamente come interlocutori essenziali e legittimi.
Chi è preposto in prima persona alla conduzione del Paese, cioè il Dirigente, deve assumere ora senza ambiguità una responsabilità sociale insieme alla propria azienda.
Il Covid19, così, sottolinea la necessità ineludibile di riaffermare la dimensione sociale del Dirigente e i suoi valori etici, anche perché – direttamente o indirettamente – è necessario misurarsi con il rapporto, terribile e non esplicitato, tra le conseguenze di un rischio contagio ancorché controllato e l’urgenza di una ripresa dell’economia, del lavoro, della circolazione di cash, della tutela delle nuove generazioni ora e nel futuro.
E’ un approccio che rende necessario rivisitare i “ principi guida ” di un Manager – quali il Manifesto del Manager europeo, i Codici etici, la CSR Corporate Social Responsibility, i rapporti nelle filiere e/o con gli stakeholder, la competizione dentro e fuori le aziende, i principi di legalità a tutto campo, il contrasto effettivo delle mafie, l’introduzione dei principi reputazionali nei processi di affidamento, l’accettazione costruttiva della logica di impresa – per la riscoperta di un progresso orientato al benessere e la coniugazione ottimale dei bisogni economici e sociali.
Senza dimenticare tutte le dinamiche che portano alla compressione dello sviluppo: dalla burocrazia autoreferenziale alla affermazione esasperata dei diritti che oscura i doveri, così come la priorità data a volte alla vita delle aziende al di là dei valori sociali condivisi e unanimemente riconosciuti.
Avendo ben presenti i principi di natura economica e sociale, si tratta – in estrema sintesi – di aumentare il benessere generale dando priorità ai valori etici e morali, senza tralasciare quelli economici, ripensando al rispetto compulsivo dei luoghi comuni e all’ossequio distratto verso i main stream.
Si rende necessario impegnarsi maggiormente per superare l’idea del cittadino consumatore, coinvolgendolo nei processi economici e industriali caratterizzati da una maggiore percezione dei problemi ambientali e da equilibrate politiche energetiche. Si potrà riscoprire, così, un ruolo centrale dell’uomo/cittadino pronto sia a riprendere il sentiero progresso-benessere, ed a proiettare all’esterno verso il sistema Italia l’azione delle Istituzioni e delle burocrazie, oggi difensiva e riflessa al proprio interno, sia ad assumere il ruolo di regolatore proattivo.
E’, in un certo senso, la proposta di una generale riconciliazione.
Parallelamente si potranno mettere in luce per i cittadini e per la “Società civile” i vantaggi e le implicazioni sociali delle proposte vincenti degli Organismi di rappresentanza dei Manager, valorizzando le necessarie sollecitazioni emotive al di là delle spiegazioni razionali
L’aspirazione di operare al meglio in un contesto sociale stabile ed equilibrato risulterebbe coerente con la consapevolezza di ognuno di riuscire a scalare la propria “piramide dei bisogni” rispettando quelli degli “altri”.
I Dirigenti così – potranno contribuire alla creazione di valore economico per l’impresa e sociale per i Cittadini, ampliando il senso del proprio lavoro con un impegno ottimale nel quale si integrano le dimensioni professionale, etica e sociale, con il superamento del principio di rilevanza.
Paolo Cannavò e Giuseppe Noviello