I lavoratori Almaviva di Palermo con 2.517 No hanno respinto l’ipotesi di accordo presentata dall’azienda ai sindacati. L’azienda in crisi, infatti, aveva annunciato negli scorsi mesi circa 3000 esuberi in tutta Italia, 1670 solo a Palermo. Si sono susseguiti incontri anche presso il Ministero dello sviluppo economico che si sono conclusi con un nulla di fatto anche di fronte alla richiesta del governo di rimandare i licenziamenti di sei mesi per poter mettere in campo le misure opportune e poter intervenire sui reali problemi del settore
“Il no dei lavoratori Almaviva significa che si è oltrepassato il limite – hanno dichiarato il segretario Cgil Palermo, Enzo Campo e il responsabile Attività produttive della segreteria Cgil Palermo, e Mario Ridulfo non si può abbassare la testa e accettare qualsiasi lavoro, a qualsiasi condizione. Questi lavoratori, diplomati, laureati, specializzati, da anni operano per questa azienda, l’industria dei servizi era il loro lavoro del futuro. Stanno pagando un prezzo altissimo. E il sito di Almaviva Palermo, il più numeroso, rischia di pagare il prezzo più alto per la quantità di speranze investite e oggi platealmente deluse. Questo no lo capiamo e lo condividiamo”.
Dopo la bocciatura giunta da tutte le sedi di Almaviva, i sidacati di categoria chiedono ai governi regionale, nazionale e comunale di tornare subito attorno a un tavolo con l’azienda e i sindacati, per trovare soluzioni e regole per il settore dei call center.
“Il mondo del lavoro, a partire dal caso Almaviva, non è più disponibile ad accettare condizioni di lavoro e di salario che intaccano la dignità – aggiungono Campo e Ridulfo – A questi lavoratori è stato proposto di salvaguardare il posto di lavoro a livelli salariali infimi. Il reddito, già basso, arriverebbe al di sotto della soglia di povertà. I lavoratori non intendono tollerare altri ricatti: è questo il segnale lanciato ad Almaviva e a tutte le aziende. Un segnale positivo, forte, di riconquista dell’identità del lavoratore come persona”.
“Il governo sieda al tavolo con le organizzazioni sindacali per trovare soluzioni strategiche, come ammortizzatori sociali dedicati, per permettere il consolidamento del settore soprattutto nel Mezzogiorno. Diciamo no a soluzioni tampone – continuano Enzo Campo e Mario Ridulfo – La liberalizzazione portata fino alle estreme conseguenze e la mancanza di regole stanno mettendo in ginocchia una platea di lavoratori. Almaviva, è vero, non ha delocalizzato le sue attività ma ha responsabilità precise: le sue difficoltà non possono diventare arma di ricatto nei confronti dei lavoratori”.