La riunione convocata al Ministero dello sviluppo economico riguardo i 3000 licenziamenti messi in atto dall’azienda Almaviva Contact si è conclusa con un nulla di fatto. Il governo ha proposto una revoca dei licenziamenti per sei mesi per poter intervenire sui reali problemi del settore ma l’azienda ha dichiarato di poter accettaree solo “a condizione di realizzare un’intesa che chiuda la procedura aperta con un accordo – annuncia una nota unitaria delle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – certificando in questo modo gli esuberi individuati dall’azienda, con un contratto di solidarietà al 45% per le sedi di Roma e Palermo, al 35% per la sede di Napoli e con percentuali minime per le altre sedi.”
“Tale proposta condannerebbe i 4600 lavoratori di Roma e Palermo, oltre a parte dei lavoratori di Napoli, ad un’intesa che dimezzerebbe il loro reddito – afferma Giorgio Serao, Fistel Cisl. Vista la quasi totalità di personale impiegato come part time a 4 ore, si determinerebbe la situazione per cui il personale scivolerebbe sotto la soglia degli 8000 euro annui, causando anche la perdita del ‘bonus Renzi’ di 80 euro, e condannando i lavoratori a dover restituire quanto già percepito nei primi mesi dell’anno. In questo modo, la proposta aziendale determinerebbe lo spostamento in fascia di povertà della maggioranza dei lavoratori dell’azienda.”
“La gravità di tale conseguenza ha impedito di accogliere l’invito del Governo a utilizzare ulteriore tempo per cercare soluzioni strutturali alla crisi, che resta la vera priorità per scongiurare le migliaia di licenziamenti che il settore subirà nei prossimi mesi – aggiunge Pierpaolo Mischi, Uilcom Uil. È chiaro che risulta impossibile chiedere ai lavoratori di accettare la collocazione in fascia di povertà con la prospettiva di essere licenziati entro la fine dell’anno.”
“Per questo abbiamo più volte evidenziato l’assoluta inadeguatezza degli ammortizzatori sociali messi a disposizione e la necessità di riconoscere al settore la CIGS, consentendo la stipula di accordi di medio periodo che permettano di ricercare soluzioni in grado di azzerare gli esuberi – chiosa Michele Azzola, Slc Cgil.
Infine, le parti hanno fissato due prossimi incontri per il 26 e il 29 aprile per ritornare sulla questione esuberi e approfondire le tematiche .
“A ciò – conclude la nota – si aggiungono gli oltre 500 licenziamenti del Gruppo Gepin, determinati dalla gara indetta da Poste Italiane e preassegnata ad un importo che non permette di retribuire il costo del lavoro, e per il quale il Governo si era impegnato a riconvocare il tavolo entro questa settimana. Ma a oggi tale impegno sembra essere disatteso.”