Il lavoro usurante (d.lgs. 67/2011), appartiene ad una tipologia giuridica ben definita che identifica quelle professioni che impattano negativamente sulle condizioni psicofisiche del lavoratore. A titolo esemplificativo ma non esaustivo, si fa riferimento agli operatori notturni, a chi respira polvere in galleria, a chi è esposto al caldo torrido delle fonderie, a coloro che prestano assistenza alle persone fragili, al personale marittimo, agli agricoltori stagionali e ad altre categorie, per le quali la legge concede la possibilità̀ di accesso alla pensione anticipata purché́ vengano rispettate determinate prerogative.
In modo particolare, per quanto riguarda il lavoro notturno, occorre lavorare almeno sei ore, nell’arco temporale tra la mezzanotte e le cinque del mattino e, per essere considerata usurante, l’attività deve aver ricoperto un periodo complessivo di almeno sessantaquattro notti l’anno. Il lavoro su turni invece, è deteriorante se include ciclicamente il turno notturno, mentre il criterio della continuità̀ viene preso in considerazione solo su base annuale.
Per quanto concerne i mestieri faticosi e pericolosi, va segnalato che essi non possono essere discontinui, pur non essendo tuttavia previsto un numero fisso di ore. Attualmente, i parametri (che possono variare a seconda del lavoro svolto) stabiliti per la pensione anticipata, sono: 61 anni e 7 mesi (età minima); 35 anni (contributi minimi); 97,6 (quota comprensiva di età anagrafica più anni di contributi, mentre per le donne lavoratrici vale la quota di 96,6).
Ai fini del riconoscimento del beneficio pensionistico, è necessario inoltrare (entro il 1°maggio dell’anno precedente a quello di maturazione dei requisiti agevolati), una richiesta all’INPS, corredata da apposita documentazione, contenente estratti contributivi, contratto e buste paga, turnazioni, ordini di servizio e certificazioni mediche che attestino eventuali patologie.
La prevenzione è fondamentale per ridurre i rischi associati ai lavori usuranti. Sotto questo profilo, va ricordato che le aziende sono obbligate all’adozione di adeguate misure di sicurezza, come la fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI), l’informazione e la formazione dei lavoratori e l’attuazione di specifici protocolli per la gestione delle emergenze. È inoltre essenziale monitorare costantemente le condizioni di lavoro e la salute dei lavoratori attraverso visite mediche periodiche e valutazione dei rischi. Anche l’impiego di nuove tecnologie e attrezzature che riducano la fatica fisica e l’esposizione a sostanze nocive può̀ senz’altro contribuire a rendere il percorso lavorativo meno oneroso.
In conclusione, riconoscendo che purtroppo il lavoro non è uguale per tutti, il diritto all’esodo anticipato rappresenta sicuramente un efficace strumento di protezione che, per quanto non risolutivo, come nel caso trattato (minori aspettative di vita e minor qualità̀ della vita residua), risulta comunque indispensabile per un parziale recupero psicofisico dallo sforzo messo in ao nel corso degli anni.
Felice Magarelli




























