Nell`ordinanza di sequestro per equivalente di 8,1 miliardi di euro firmata questa mattina dal gip di Taranto Patrizia Todisco, si legge che dai reati contestati, fra cui associazione per delinquere, “è derivato un complessivo, concreto e assai ingente vantaggio” per le società Ilva spa e la controllante Riva Fire spa “consistente nell’ingentissimo risparmio economico delle stesse realizzato attraverso la intenzionale, pervicace omissione nell’esercizio dell’attività produttiva industriale, degli onerosi interventi, misure di sicurezza, prevenzione e protezione dell’ambiente e della pubblica incolumità, che le norme dell’ordinamento, i vari atti di intesa stipulati con gli enti pubblici e i provvedimenti delle autorità competenti imponevano di eseguire. Interventi tanto più onerosi se si considerano le dimensioni enormi dello stabilimento siderurgico tarantino, l`estensione dell`area occupata, la vetustà degli impianti (installati cinquant`anni or sono, le gravissime criticità strutturali e funzionali degli stessi impianti accertate nel corso delle indagini, la prossimità dell`abitato urbano, delle zone agricole, di insediamenti produttivi di altro tipo”.
“E’ evidente – prosegue il gip – come il complesso delle condotte descritte fossero funzionali al perseguimento di un programma criminoso idoneo ad assicurare allo stabilimento Ilva di Taranto (anche mediante la commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica) il conseguimento dei profitti derivati dalla prosecuzione tout court dell’attività produttiva nella piena consapevolezza della pericolosità ed anzi della concreta devastazione dell’ambiente e della concreta e gravissima lesione inferta continuativamente alla salute di lavoratori e dei cittadini”.
In una nota contenuta nelle cinquanta pagine dell`ordinanza di sequestro, il gip critica aspramente il riesame dell`Autorizzazione integrata ambientale operato ad ottobre 2012 dall`ex ministro Clini e la legge “salva-Ilva” scrivendo che “Non può essere sfuggito che col dl 3.12.2007, n.
207, convertito con modificazioni nella legge 24.12.2012 n .231, il legislatore ha inteso rimettere l’Ilva in possesso degli impianti sottoposti a sequestro preventivo ed assicurarle la prosecuzione dell’attività produttiva senza esigere dalla stessa la presentazione di adeguate garanzie finanziarie a sostegno sia del piano di investimenti previsti dall’Aia, sia del pagamento di eventuali sanzioni amministrative e pecuniarie e senza che sia stato presentato dalla società (Ilva n.d.r.) il prescritto piano di dismissione dell’impianto e ripristino ambientale”. Nelle indagini, infine, sono finite le segnalazioni di Arpa, Ispra e del Garante per l`applicazione dell`Aia, che in diverse occasioni hanno segnato all`autorità giudiziaria carenze e ritardi nell`applicazione delle prescrizioni imposte dal ministero per l`Ambiente all`acciaieria. (LF)