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Home - Approfondimenti - La nota - Il j’accuse di Camusso: divisioni inventate e personali, un ‘’vulnus’’ per la Cgil

Il j’accuse di Camusso: divisioni inventate e personali, un ‘’vulnus’’ per la Cgil

22 Gennaio 2019
in La nota

Le 23 pagine dell’ultima relazione di Susanna Camusso da segretaria della Cgil si aprono con un minuto di silenzio. Lo chiede alla platea, Camusso, per commemorare i tanti, troppi morti del Mediterraneo, fenomeno ormai quotidiano, acuito dalle politiche assurde del governo giallo verde. Ma “noi siamo umani – afferma-  e vogliamo rimanere tali. Sappiamo, e non smetteremo di dirlo, che le migrazioni sono un’opportunità per un continente che invecchia e vuole continuare a svilupparsi”. 

Le stesse 23 pagine si chiudono, invece, con una forte nota polemica, un  vero j’accuse nei confronti di coloro che, dopo un lunghissimo percorso congressuale unitario, hanno deciso di ‘’inventare’’  ‘’divisioni a posteriori’’, che sono ‘’divisioni sulle persone’’, e non sui programmi. Creando un ‘’vulnus’’ all’organizzazione. Il riferimento è evidentemente alla candidatura di Vincenzo Colla, in opposizione a quella, decisa da Camusso e dalla maggioranza della segreteria, di Maurizio Landini.

Nei confronti del governo in carica, nessuna concessione, anzi, una forte critica, e la riconferma della manifestazione del 9 febbraio contro la manovra. Ma attenzione, ce n’è anche per il Pd. Avverte infatti Camusso che il 4 marzo non è arrivato per caso, è anche frutto degli errori dei governi precedenti, quelli di Renzi e Gentiloni, a cui la segretaria rimprovera  “una gestione della crisi e risposte di lungo periodo fondate sulla riduzione dei diritti dei lavoratori, sulle pensioni come cassa, sulla disattenzione alle diseguaglianze e nella trascuratezza delle solitudini”, elementi che hanno prodotto “una rottura sociale”. I segnali, aggiunge, “erano evidenti se si fosse voluto leggerli, ma ancor oggi sfuggono alla discussione”. Altra accusa al Pd e alla sua mancanza di ‘’analisi della sconfitta’’.

Al governo giallo verde la segretaria rinfaccia invece una manovra che ‘’ci indebita pesantemente’’, che non prevede investimenti per la crescita, che aumenta il divario tra nord e sud, che blocca le opere pubbliche: “risulta incomprensibile oltre che sbagliato che opere in corso, già decise e finanziate siano nell’incertezza; che si rischi il blocco dei cantieri; che si dia la responsabilità al codice degli appalti per nascondere l’assenza di un’idea per il Paese”. Passaggio non scontato, considerando che una parte della Cgil si è già espressa, per esempio, contro la Tav e altre opere.

Quanto a quota 100 e reddito di cittadinanza, per la segretaria uscente sono misure ‘’sbagliate e non sufficienti’’. Il Rdc è “uno strumento confuso che non fa tesoro dell’esperienza del Rei per meglio finanziarlo ed estenderlo, ne cancella invece la valenza sociale”. Da bocciare anche la riforma fiscale: la Flat tax è una scelta iniqua, il premio a chi ha di più, i condoni sono sempre condoni, anche se piace chiamarli ‘’pace fiscale’’. 

Per tutti questi motivi, la Cgil il 9 febbraio sarà in piazza con una manifestazione unitaria, assieme a Cisl e Uil. Alle quali, dalla tribuna del congresso, Camusso si rivolge per chiedere un passo avanti in più sull’unità sindacale.

E ancora, no ai nazionalismi, sì all’Europa, che senza dubbio è da riformare, ma affermando ‘’con franchezza’’ che ‘’se non la difendiamo, non la riformeremo: se non c’è uno scatto di tutto il mondo del lavoro, il prossimo Parlamento potrebbe essere quello della sconfitta del sogno europeo, della cancellazione dell’orizzonte degli Stati Uniti d’Europa”. La Cgil, prosegue Camusso, “è chiamata ad essere parte attiva nella campagna elettorale europea: “perché continuare ad essere europei è una scelta di prospettiva e di campo rispetto alle destre e ai nazionalismi. Dobbiamo attrezzarci, scegliere luoghi, modi, argomenti per essere attori di un’Europa, migliore”.

Quanto alla Cgil, e al suo congresso che arriva al traguardo con il rischio di una spaccatura sulle due candidature di Landini e Colla, Camusso si toglie alcuni macigni dalle scarpe: ricordando che il voto sul documento è stato pressoché unanime, sottolinea di trovare “incomprensibile perché ora maturi il dividerci a posteriori. Rischiamo che, per dare senso alla duplicazione dei candidati a segretario generale, si dichiarino differenze politiche che non abbiamo visto in nessuno dei nostri congressi, che si sono tutti conclusi unitariamente. Penso che la Cgil non se lo meriti, non se lo meritano i nostri iscritti. Non perché non si possa votare, non perché non ci possano essere più posizioni politiche, ma perché in questo caso si inventano a posteriori, sono quindi divisioni sulla persona non sui programmi. L’opposto del valore del noi, della dimensione collegiale, è un’affermazione di un io più forte di tutto che abbiamo già visto quanti danni produce. E ancora per come si è manifestata, un vulnus al dover essere della nostra organizzazione. Non si chiede alla Cgil, ognuno di noi riceve dalla Cgil ben più di quel che dà”.

E ancora, mentre si svolgevano i congressi unitari “ci si dedicava alla delegittimazione del lavoro della segreteria. Non ha fatto bene, non ai singoli, ma alla Cgil, alla sua autorevolezza. Ho sempre lavorato, insieme a molte compagne e molti compagni della segreteria, ad una soluzione unitaria sul segretario generale e sulla segreteria. L’abbiamo fatto in tutti questi mesi, anche nelle ore di vigilia di questo congresso. Mentre attendiamo delle risposte non rinunciamo a un’idea unitaria della Cgil e del suo gruppo dirigente”. Le battaglie politiche, ha sottolineato, “se si fanno a viso aperto, non sono una colpa da espiare. Ho lavorato con tutta la segreteria per l’unità, nessuna preclusione hanno trovato in questi anni compagne e compagni che pure hanno fatto battaglie congressuali e non solo, in mozioni ben diverse da quelle in cui mi riconoscevo”.

Per l’unita della Cgil, in ogni caso, assicura Camusso, “continuiamo a lavorare”, con la certezza che “per tutti noi c’è prima la Cgil, e tutti sappiamo che ci sarà anche il 26 gennaio, con la tranquillità che esercitare la democrazia e le nostre regole ci accompagnerà nelle decisioni”. Ma e’ chiaro che a questo punto la possibilita’ di un accordo che scongiuri il voto su liste contrapposte diventa ancora piu cruciale.
 
Nunzia Penelope

Tags: Cgil
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