Il Lazio ha un’architettura istituzionale regionale in grado di sostenere il sistema manifatturiero e, tra il 2000 e il 2027, solo tramite i fondi europei ha avuto e avrà a disposizione ingenti risorse, circa 4,2 miliardi (Fse) e 4,4 miliardi (Fesr). Tuttavia gli interventi pubblici non hanno determinato un impatto positivo nella struttura della specializzazione industriale, nella composizione dimensionale, nell’emersione di filiere strategiche innovative, pur muovendosi lungo le stesse linee di indirizzo di altre regioni italiane o territori europei che, invece, sono riusciti a cavalcare le onde dei cambiamenti imposti dalle dinamiche dei settori innovativi, dell’innovazione tecnologica, di prodotto e di processo. È questo il quadro a luci e ombre che emerge dal rapporto “Quale futuro per le politiche di sviluppo e industriali di Roma e del Lazio”, promosso dalla Cgil e presentato in un convegno alla Camera di commercio di Roma.
Il rapporto evidenzia che dal 2014 al 2021 la capacità di innovazione e competitività della Regione nel settore dell’industria manifatturiera è cresciuta; nonostante questo, però, nel 2022 l’indice di competitività regionale è rimasto sotto la media europea, posizionandosi al 13mo posto a livello nazionale. Anche i dati su capacità di innovazione e competitività divergono: mentre il dato sulla competitività cresce, quello sull’innovazione non lo fa alla stessa velocità. Inoltre, negli ultimi 20 anni il tasso disoccupazione nella Regione è sceso, ed è aumentata l’occupazione nei settori tecnico scientifici – dal 29,7% del 2001 al 34,4% del 2020- così come il tasso di istruzione universitaria, dal 16,9 del 2001 al 31,5 del 2020. Tuttavia, il Lazio continua a posizionarsi al nono posto in Italia per retribuzione annua degli impiegati e al tredicesimo per retribuzione annua degli operai.
“Il Lazio è la seconda economia in Italia ma siamo al settimo posto per retribuzioni. Questo perché i settori producono ma non si investe sul lavoro”, ha sottolineato Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, nel suo intervento al convegno.
Dunque, “il problema è: come si cambia sistema. Abbiamo bisogno di politiche industriali, e questo sarà il tema che la Cgil porrà in tutti i territori’’, Per essere competitivi, ha aggiunto Di Cola, è necessario anche rafforzare le competenze: “i talenti non vanno in un posto di lavoro dove non possono fare carriera e dove la loro capacità non viene valorizzata”. E ancora: “abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che prenda per mano le aziende e che mantenga le promesse degli investimenti”, senza dimenticare il ruolo fondamentale delle infrastrutture.
‘’Dove si fa sistema – ha concluso Di Cola- le cose cambiano: per questo, chiediamo che le forze sociali e la politica si uniscano per affrontare le sfide del futuro e per una nuova stagione di democrazia delle scelte politiche”.
Per quanto riguarda il fronte specifico dell’industria, Fabrizio Potetti, della Fiom Cgil Roma e Lazio, ha rimarcato che negli ultimi vent’anni nel Lazio “è aumentata l’occupazione ma nei settori a più basso reddito”: per questo, pur crescendo il tasso di occupazione, è salita anche la povertà. Dunque, ha aggiunto, “facciamo gli investimenti, ma non finanziamo tutto con poco: scegliamo i settori che hanno una maggiore ricaduta economica e sociale”. Al convegno sono intervenuti anche la vicepresidente del Lazio, Roberta Angelilli, l’assessora al Commercio di Roma, Monica Lucarelli, il direttore di Unindustria, Maurizio Tarquini, il presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, e il segretario del Pd del Lazio, Daniele Leodori.