Il rapporto annuale dell’Inps relativo al 2015 rileva che dal 2008 alla fine del 2015 si è avuto un boom dell’utilizzo dei voucher. Il numero di voucher equivalenti 10 euro complessivamente venduti dal 2008 alla fine dello scorso anno è pari a 277,2 milioni. Il ricorso a questo strumento è concentrato nel Nord del Paese: nel Nord-Est ne sono stati venduti 104,3 milioni (37,6%); nel Nord-Ovest 81 milioni (29,2%). La regione nella quale si è avuto il maggiore ricorso ai voucher è la Lombardia con 47,5 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono Veneto ed Emilia Romagna. E’ quanto rileva il rapporto annuale dell’Inps.
Il numero di voucher riscossi da lavoratori che hanno prestato attività di lavoro accessorio concluse nel 2015 è pari a quasi 88 milioni. Questo importo non rappresenta dunque il riscosso dei voucher venduti nel 2015: infatti quest`ultimi sono utilizzati per attività svolte in parte nello stesso anno, in parte successivamente. I committenti dei prestatori di lavoro accessorio che hanno svolto attività nel 2015 risultano 473.000; i prestatori coinvolti risultano 1,38 milioni e le posizioni lavorative 1,73 milioni (ciò dipende dal fatto che un lavoratore può aver prestato lavoro accessorio per più di un committente).
“Non è da oggi che sottolineiamo le patologie sottese al boom dei voucher per il lavoro accessorio – ha detto il presidente dell’istituto Tito Boeri – solo poco più di un voucher su dieci corrisponde a un secondo lavoro e, in non pochi casi (in 4 casi su 10), rappresenta l`unica fonte di reddito. Raramente il voucher comporta emersione di lavoro nero. Ci sono poi vere e proprie forme di cronicità nell`uso di questo strumento con un lavoratore a voucher su sei che risulta privo di una qualsiasi posizione previdenziale.”
Sul tema della riforma del lavoro, l’Istituto rileva che gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato hanno premiato gli under 30 con una crescita del 76% e, più in generale, l’esonero triennale è stato utilizzato, circa l’80%, in aziende in crescita dimensionale.
Nel 2015 in totale sono stati attivati quasi 2,6 milioni rapporti di lavoro a tempo indeterminato e 705mila hanno riguardato gli under 30 con un +76,3% sull’anno precedente. Sul totale delle attivazioni dunque il 30% riguarda i giovani.
L’esonero contributivo è stato utilizzato in larga parte da imprese in crescita dimensionale. In dettaglio, circa 900mila assunzioni a tempo indeterminato con esonero (il 57% del totale) ha interessato 263mila imprese in crescita occupazionale (circa la metà con incrementi superiori al 20%).
Quasi 340mila assunzioni invece sono state effettuate da imprese nuove con una media di 2,2 esoneri per azienda. Le imprese stabili dal punto di vista occupazione hanno attivato 60mila assunzioni e quelle in contrazione occupazionale 284mila.
Le regioni con il maggior numero di assunzioni a tempo indeterminato sono la Lombardia, con 528mila assunzioni/trasformazioni, il Lazio, 307mila, e la Campania, con oltre 262mila.
In merito ai dati sui nuovi contratti, il rapporto evidenzia che nei primi mesi del 2016 non si registra un andamento “normale” dell`occupazione, riconducibile direttamente al ciclo congiunturale. I flussi sono infatti stati “non solo anticipati” a fine 2015, ma chiaramente “forzati” perché le imprese hanno colto l’opportunità a stabilizzare i dipendenti utilizzando, prima del suo forte ridimensionamento, lo sgravio contributivo previsto dalla legge di stabilità 2015.
L’istituto di previdenza sottolinea che “è scontato registrare nel 2016, soprattutto nei primi mesi, una riduzione dei flussi di assunzione a tempo indeterminato: ciò che conta è che in parallelo non vi sia una crescita delle cessazioni tale da vanificare i risultati occupazionali appena conseguiti.”