Nel 2014 si conferma la debolezza della domanda di lavoro. La percentuale di imprese che hanno dichiarato di aver assunto manodopera è più contenuta di quelle che hanno espulso occupati, sia nella manifattura (rispettivamente 19 e 25,4%), sia nei servizi (9,8 e 24,8%). Lo si legge nel “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi” dell’Istat dove si riportano i risultati di una indagine qualitativa condotta su campioni rappresentativi.
Tuttavia, prosegue l’Istat, nella manifattura sembra emergere una maggior tenuta occupazionale rispetto al 2013, quando la percentuale di imprese in contrazione era risultata più elevata (circa il 30%) e meno imprese avevano assunto nuovi addetti (15,6%).
Nel comparto industriale i casi di riduzione della manodopera potrebbero aver riguardato, come lo scorso anno, soprattutto la forza lavoro meno qualificata. Alla riduzione occupazionale si accompagnano, infatti, dichiarazioni di generalizzata tenuta della qualità del capitale umano, che aumenta nel 9,2% e diminuisce nel 4,9% delle imprese.
Nei due settori (farmaceutica e autoveicoli) dove la percentuale di unità che hanno mantenuto inalterata la dotazione di capitale umano è inferiore alla media manifatturiera (60%) si riscontra tuttavia la più elevata percentuale netta di chi aumenta la qualità del personale impiegato.
Al contrario, nei due settori del terziario (trasporto aereo e servizi postali) dove è più bassa la quota di imprese che dichiarano una invarianza del capitale umano (rispettivamente per il 62 e oltre il 90% delle unità) si evidenzia un deperimento della qualità del personale impiegato.
Inoltre, gli ultimi mesi del 2014 hanno evidenziato “deboli segnali di ripresa per l’economia italiana”, in un quadro ancora caratterizzato da “tendenze recessive” che nel periodo 2012-2013 hanno interessato sia l’industria manifatturiera, sia i settori dei servizi maggiormente legati alla domanda industriale. In questo contesto, le prospettive di crescita a breve termine della nostra economia “si giocano ancora, in gran parte, sul fronte della domanda estera e sull’intensità delle relazioni che legano il settore esportatore alle filiere nazionali”.