La Cgil è scesa in piazza, sabato 8 ottobre, a un anno dall’assalto alla sede nazionale di corso d’Italia (9 ottobre 2021). Il corteo, partito da piazza della Repubblica, si è snodato per le strade del centro storico di Roma per poi giungere in piazza del Popolo, dove la manifestazione si è conclusa nel pomeriggio con l’intervento del segretario generale Maurizio Landini.
“Italia, Europa, ascoltate il lavoro”: è stato questo il tema dell’inziativa che ha l’obiettivo di rimettere l’occupazione al centro dell’agenda del Paese. La Cgil chiede all`Italia e all`Europa di rimettere al centro i temi del lavoro e della giustizia sociale. Al prossimo Governo rilancerà le sue dieci proposte. Tra i punti del decalogo l`aumento di stipendi e pensioni; l’introduzione del salario minimo e una legge sulla rappresentanza; il superamento della precarietà; una vera riforma del fisco; garantire e migliorare una misura universale di lotta alla povertà, come il reddito di cittadinanza; la sicurezza nei luoghi di lavoro; un tetto alle bollette; un piano per l`autonomia energetica fondato sulle fonti rinnovabili.
Al termine della manifestazione, c’è stata l`apertura straordinaria della sede nazionale della Cgil in corso d`Italia, che è proseguita il giorno dopo. La mattina è stata organizzata una tavola rotonda, moderata dal vicesegretario generale della Cgil, Gianna Fracassi, dal titolo “Una rete internazionale antifascista per lavoro, diritti e democrazia”. Tra i partecipanti Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, e Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil.
La Cgil non è in piazza contro qualcuno. La decisione di tornare in piazza “l’abbiamo presa prima di sapere come sarebbero andate a finire le elezioni” ha affermato Landini; ricordando che al centro dell’iniziativa c’è il tema del lavoro, ha aggiunto che “in questi anni Governo e opposizione non hanno ascoltato i lavoratori”. Landini ha fissato l’obiettivo di “riformare il Paese per rimettere al centro il lavoro, i diritti e la giustizia sociale. Bisogna cambiare il Jobs act, ma non è sufficiente. Bisogna costruire un vero statuto dei diritti del lavoro. I diritti non devono essere legati al tipo di rapporto di lavoro che ho, ma devono essere uguali per tutti”.
“Non vogliamo essere chiamati quando le cose sono decise – precisa Landini – Lo voglio dire in modo chiaro a chi sta formando o pensa di formare un nuovo Governo perché ha vinto le elezioni: non abbiamo nessuna pregiudiziale verso nessuno, giudichiamo tutti per quello che fanno. Voglio dire una cosa molto precisa, se posso dare un consiglio: non utilizzi il metodo che negli ultimi mesi abbiamo visto utilizzare. Se continuano sulla linea di essere chiamati a Palazzo Chigi alle 11 per spiegarci che alle 15 c’è il consiglio dei ministri e informarci di quello hanno già deciso eviti di chiamarci perché di fare i servi sciocchi di qualcuno non abbiamo nessuna intenzione”.
Sulla flat tax, Landini è chiaro: “Noi le tasse le abbiamo pagate fino all’ultimo centesimo – continua il leader della Cgil – e siamo il Paese che garantisce i servizi anche a quelli che non le tasse non le pagano. Mi sono stancato. E quelli che teorizzano che bisogna ridurre le tasse a tutti gli dico una cosa precisa: le tasse vanno ridotte a chi le paga, non a quelli che evadono o non ne pagano abbastanza. E’ una battaglia fondamentale. Siccome quelli che hanno vinto le elezioni hanno chiesto a tutti la responsabilità, bene – ha detto – allora siano responsabili e i soldi li vadano a prendere a chi ce li ha e se fanno questo avranno noi al loro fianco”. Landini ha aggiunto che “non è la flat tax quello di cui abbiamo bisogno. Serve una riforma fiscale vera, ridurre il carico fiscale su lavoratori e pensionati a partire dai redditi più bassi e poi rafforzare la lotta all’evasione”.
E.G.