In un mondo scandito da epocali transizioni, non poteva certo mancare quella del capitalismo. O meglio: è proprio la transizione del capitalismo a determinare tutte le altre. È questa, in sintesi, la tesi esposta da Giuseppe Sabella nel saggio intitolato, appunto, La Grande Transizione del capitalismo, edito da Rubbettino. Sabella ritiene che oggi si sia in presenza di una trasformazione che, per la sua portata, non è dissimile da quella vissuta “all’inizio del ‘500, quando riforma protestante, scienza moderna e scoperta delle Americhe cambiavano il mondo in modo potentissimo”, o come è avvenuto nel ‘700 con la rivoluzione industriale, e, infine, negli anni ’80, con l’avvento della globalizzazione e poi con il suo declino.
Oggi, “l’attuale condizione di trasformazione digitale, energetica ed ecologica, è chiaramente una fase di Transizione capitalistica’’, e “I codici linguistici, ovvero il discorso, la narrazione, attorno a cui il capitalismo sta cambiando, sono i due grandi driver della programmazione europea, in particolare il Green Deal”. Sostenibilità e digitalizzazione diventano l’equivalente di ciò che furono negli anni Ottanta ‘’liberalizzazione e flessibilità”. E lo sviluppo sostenibile, la transizione ecologica, sono, appunto, ‘’il nuovo discorso della legittimazione capitalistica’’. Naturalmente, sottolinea l’autore, “c’è anche chi ci crede davvero: ma l’importante è aver trovato una buona ragione per rilanciare produzioni e mercati’’.
Una svolta che, sempre secondo l’autore, non dipende tanto da una improvvisa quanto tardiva presa di coscienza green da parte dell’industria, quanto dalla crisi del 2008 e da Lehman Brothers, momento cruciale in cui ‘’ le grandi élite d’Occidente” ebbero chiaro “che la spinta della globalizzazione si stava esaurendo”, e che ‘’per restituire linfa all’economia serviva impostare un nuovo ciclo, fondato su un nuovo modello di sviluppo’’. Abbandonato il concetto di ‘’oil and gas’’ alla base del fordismo, ci si sposta dunque sul modello ‘’green economy, nuove fonti energetiche, nuovi approvvigionamenti di materie prime, nuovi prodotti, nuovi mercati’’. Nel quadro rientra anche la scelta sull’auto elettrica: “per effetto della contrazione del mercato, i grandi costruttori europei hanno pensato che l’auto elettrica potesse essere un volano per il ricambio del parco circolante, in scia con la crisi climatica”. Ma si è trattato di un “errore di valutazione”, perché poi non sono state in grado di tenere fede ai piani di gloria immaginati, e ora è la Cina che domina il mercato: all’inizio degli anni Duemila in Europa si produceva il 30% delle auto nel mondo, la Cina contribuiva appena per il 4-%%; oggi la proporzione si è rovesciata, la Cina ne produce il 30%, l’Europa appena il 15%.
Si legano a questi grandi mutamenti anche altri fattori che cambiano potentemente lo scenario internazionale. Come la guerra tra Russia e Ucraina o quella, per ora solo economica, tra Cina e Usa. Prendono piede nuove forme di ‘’guerre’’ legate allo sviluppo del digitale, delle intelligenze artificiali, e quindi delle terre rare e dei materiali speciali, necessari per creare data center sempre più potenti, alimentati da microchip sempre più oggetto del desiderio e della contesa: tema, questo, per cui ‘’Taiwan è il punto focale delle tensioni tra Usa e Cina”, mentre proprio il conflitto Russia- Ucraina “è la prima grande guerra per le materie prime nel mondo post globale’’.
In parallelo, entrano nell’empireo del potere economico nuovi protagonisti del capitalismo. In particolare Sabella cita due entità, Big Three e Big Tech. I primi, che un tempo si individuavano in Ford, General Motors e Chrysler, oggi si chiamano BlackRock, Vanguard e State Street, i colossali fondi di investimenti che gestiscono la finanza e l’economia mondiale, con la caratteristica peculiare di possedersi l’uno con l’altro in un intrico di partecipazioni. Una sorta di gruppo del Laocoonte della finanza, ‘’un intreccio che non consente di comprendere chi sia il vero proprietario di chi’’. L’altro elemento di ‘’erosione del potere sovrano degli Stati’’ sono le Big Tech, Amazon, Google, Meta, eccetera: “nello spazio digitale in cui ormai viviamo sono loro a dettare le regole, e per il decisore politico gli spazi sono limitati”. Lo stesso caso della global minimum tax, miseramente fallita, dimostra “quanto sia elevato e pernicioso lo squilibrio tra potere economico e istituzioni democratiche’’.
Ma le Big Tech, in fondo, sono già vecchie: il futuro è della “Space Economy’’, settore in cui gli investimenti privati continuano ad aumentare, e le proiezioni indicano che continueranno a crescere al ritmo del 5-10% all’anno. E società come Blue Origin, Space X, Rocket Lab, sono spesso proprietà degli stessi patron delle Big Tech, da Elon Musk a Jeff Bezos, in un altro intreccio infernale di cui sarà difficilissimo tenere le fila.
La Grande Transizione del capitalismo è iniziata, e va di corsa.
Nunzia Penelope
Titolo: La Grande Transizione del capitalismo
Autore: Giuseppe Sabella
Editore: Rubbettino
Data di pubblicazione: 30 maggio 2025
Pagine: 216 pp.
EAN: 9788849882339
Prezzo: 19,00€