Un contributo alla valutazione dell’adeguatezza del sistema pensionistico italiano per le giovani generazioni. A fornirlo è il lavoro di Stefano Patriarca, che tiene conto di tutte le principali novità normative maturate fino al 2010, in particolare dell’incremento dell’età pensionabile, degli effetti sia al lordo che al netto del prelievo fiscale, della presenza del Tfr utilizzato sia in azienda che in previdenza complementare, della comparazione internazionale.
Dopo una breve analisi delle prestazioni pensionistiche corrisposte nel 2010 in regime retributivo di
anzianità e di vecchiaia, vengono messi a confronto vari percorsi di carriera, demografici ed economici, e viene valutato l’importo delle future prestazioni al lordo e al netto del prelievo fiscale e contributivo. Le proiezioni analizzano in particolare le performance previdenziali di coloro che hanno iniziato la carriera lavorativa (contributiva) tra gli anni 1995 e il 2010, e si estende l’analisi all’effetto della presenza del tfr, utilizzato sia in azienda che in fondi complementari. Completa il lavoro una comparazione dei tassi di sostituzione a livello dei principali paesi dell’Unione Europea.
L’analisi consente di evidenziare che il sistema pubblico contributivo da buone performance (tassi medi netti di sostituzione attorno al 70% – con il Tfr si supera l’80%), anche in presenza di un mercato del lavoro con ingressi ad età più alte e percorsi contributivi meno continui. Ruolo centrale è rivestito dalle più alte età effettive di pensionamento. In questo quadro la previdenza integrativa non risulterebbe centrale né particolarmente più favorevole del mantenimento del Tfr in azienda. L’analisi aiuta anche a meglio identificare e circoscrivere le effettive aree nelle quali il rischio previdenziale è alto. Anche il confronto con gli altri paesi europei evidenzia come il sistema previdenziale pubblico italiano, per la sua parte contributiva, così come riformato in questi anni, consenta rendimenti previdenziali in media uguali o superiori a quelli di molti paesi dell’Unione.
In definitiva, spiega Patriarca, il sistema pensionistico pubblico per i giovani ha tutte le caratteristiche per essere elemento centrale e sufficiente per il conseguimento dell’obiettivo dell’adeguatezza delle prestazioni in un quadro di equità e di stabilità finanziaria (elementi che sono assenti nel sistema retributivo).
In termini di politiche del welfare per l’adeguatezza, l’analisi porterebbe a concludere che l’attenzione non vada posta su modifiche sostanziali al sistema previdenziale contributivo, quanto sulle politiche di accompagnamento all’allungamento dell’età pensionabile, sulle politiche di sostegno dei periodi di discontinuità nel mercato del lavoro, su alcune particolari modifiche e integrazioni dell’attuale sistema di calcolo, in particolare su quelle che consentono di governare gli effetti previdenziali di percorsi lavorativi “misti” relativamente alle tipologie di lavoro (ricongiunzioni e totalizzazioni).
Ma si evidenzia soprattutto che, l’attenzione andrebbe rivolta alle fasce più deboli della popolazione, quelle con percorsi contributivi e retributivi molto deboli, quelle con esclusione sostanziale dal mercato (regolare) del lavoro, tutte aree nelle quali gli interventi assistenziali andrebbero rafforzati, se non si vuole che le prestazioni per invalidità civile divengano il vero ammortizzatore sociale della terza età.