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Home - Approfondimenti - Interviste - Lattuada, sarà difficile, ma vogliamo arrivare ai rinnovi

Lattuada, sarà difficile, ma vogliamo arrivare ai rinnovi

2 Agosto 2012
in Interviste

Elena Lattuada, i rinnovi contrattuali arrivano in un momento economico molto difficile. La Cgil è pessimista?
Assolutamente no. Intanto con la sola eccezione dei meccanici ovunque sono state presentate piattaforme unitarie. E spesso sono stati raggiunti accordi all’interno del sindacato per cominciare ad applicare l’accordo del giugno del 2011. L’augurio è che questa atmosfera continui e porti ad accordi unitari.

La crisi però pesa.
E anche molto. Rinnovare i contratti in questa congiuntura è complicato per tutti, anche per il sindacato. Per questo puntiamo a realizzare un sostegno al reddito dei lavoratori, ma anche a trovare quegli strumenti contrattuali che difendano e migliorino le condizioni nei luoghi di lavoro. Anche se la crisi ha modificato prontamente il contesto in cui si opera.

I lavoratori hanno coscienza di questo stato di cose?
Forse hanno un atteggiamento un po’ contraddittorio. Da un lato hanno paura, non vedono la fine del tunnel nel quale ci troviamo, temono per il loro posto di lavoro, vedono che i giovani non trovano lavoro. Dall’altro vedono nei rinnovi contrattuali una possibilità di migliorare la propria condizione.

La Cgil è intenzionata a rinnovare i contratti?
Lo vogliamo con grande fermezza. E vogliamo anche provare a fare qualche innovazione. Ci auguriamo, e i segnali che riceviamo vanno in questa direzione, che ci sia un parallelo interesse del sistema delle imprese.

Ci sono nodi da sciogliere.
Quelli non mancano mai. A cominciare dal numero dei contratti.

Non dovrebbe scendere il loro numero?
A me sembra che si vada più che a una riduzione a un aumento del numero dei contratti. Perché ogni passo in questa direzione significa intervenire sulle strutture di rappresentanza e non è sempre facile intervenire.

Dovete intervenire sul modello contrattuale?
Lo abbiamo già fatto l’anno passato. Adesso si tratta di operare per realizzare questo diverso equilibrio tra i contratti nazionali e quelli aziendali, dove i primi diano regole generali, prevedendo però norme più cogenti sull’obbligo della contrattazione di secondo livello.

C’è anche da intervenire sul cuneo fiscale e contributivo.
E’ un problema reale. Solo che il rinnovo dei contratti è un fatto delle parti sociali, modificare l’impianto fiscale è atto che spetta al governo.

Il dialogo con Confindustria va avanti?
L’interlocuzione è aperta. Stiamo ragionando a partire dall’applicazione dell’accordo di giugno. Senza immaginare un nuovo accordo interconfederale che scavalchi le categorie, ma provando a favorire i tavoli contrattuali, ma anche l’azione verso il governo per una diversa politica fiscale.

Voi avete mai pensato di rinunciare ai rinnovi con una soluzione ponte, magari defiscalizzando l’aumento salariale?
No. Noi vogliamo i rinnovi dei contratti, che possono intervenire sugli orari, sull’organizzazione del lavoro, e possono essere anche un modo per trovare delle risposte alla crisi. un rinnovo solo salariale è un’altra cosa e poi non potrebbe tener conto delle diversità tra i diversi settori.

Peccato non aver applicato l’accordo del 2011 in questi dodici mesi.
E’ stato un anno difficile, molto complicato. Ma adesso andremo avanti, a cominciare dalle regole per la certificazione della rappresentatività.

Intervento facile?
No, perché ci sono alcuni nodi da sciogliere. La Cgil vuole che si tenga conto solo delle Rsu,, non delle Rsa, e quindi le prime vanno diffuse, e vuole anche che si tenga conto non della composizione delle Rsu, ma dei voti che le hanno elette. Non tutti sono di questo avviso, ma se ci riusciamo sarebbe importante. Basta pensare come sarebbe importante applicare la regola per cui chi ha il 5% della rappresentanza ha la possibilità di partecipare alle trattative.

Si risolverebbe il nodo della Fiom.
Tra l’altro. Del resto la Cgil crede che la Fiom non possa essere esclusa dal tavolo dove si rinnova il contratto dei meccanici. Ha certamente più del 5% della rappresentanza della categoria.

Come si esce da quel nodo?
Parlando di un nuovo contratto e non di rinnovare quello vecchio, che la Fiom non ha mai accettato. Dobbiamo guardare al futuro, mai al passato.

La Fiom sarebbe disponibile?
Landini dice sempre che vuole fare un nuovo contratto. E anche la Federmeccanica avrebbe il suo interesse ad avere la Fiom al tavolo delle trattative.

Massimo Mascini

redazione

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