I lavoratori della Rai avviano una mobilitazione con il blocco delle prestazioni accessorie e/o complementari (lavoro supplementare, straordinari, reperibilità, straordinario in sesta giornata) a partire dal 5 maggio 2023 sino al 31 maggio 2023 compresi, che culminerà con uno sciopero generale previsto per il 26 maggio. La protesta è stata indetta dai sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Fnc Ugl, Snater, Libersind Confsal dopo il fallimento delle procedure di raffreddamento aperte dai sindacati lo scorso 20 marzo.
“Come abbiamo più volte ripetuto, siamo a una strettoia sul futuro della Rai, dato che i problemi endemici dell’azienda si sommano a quelli esterni, causati da una politica accompagnata da un sottobosco più intenta a occupare la Rai che a dettare regole per renderla governabile”, spiegano le sigle in una nota congiunta, precisando che lo sciopero “non è politico come maligna qualcuno, perché a queste organizzazioni sindacali di chi sia al timone dell’azienda e dei suoi addentellati coi governi di turno poco importa, ma che vuole essere un grido di allarme per dare un futuro a questa azienda’.
In un lungo comunicato, i sindacati illustrano i motivi alla base della protesta e numerosi sono i dubbi e le criticità: dal piano industriale, il piano immobiliare, al canone in bolletta, fino alle indiscrezioni (sempre più concrete) sulla destituzione dell’AD Carlo Fuortes.
“Nessuna delle spiegazioni fornite è stata in grado di dare risposta compiuta alle gravi questioni poste dalle OO.SS. a fondamento delle procedure di raffreddamento. Ne è, al contrario, uscita rafforzata la convinzione che, dopo quasi due anni dalla nomina degli attuali vertici, poco o nulla si sia fatto per dare risposta ai problemi e alle criticità che rischiano di strangolare la Rai”.
e.m.