Rispetto a una situazione internazionale complicata e di fronte ai “nodi strutturali” che frenano il Paese “la rotta giusta si tiene solo se remiamo tutti nella stessa direzione”. È il monito che la leader della Cisl, Daniela Fumarola, ha lanciato concludendo un’iniziativa al Cnel, riproponendo dunque la sfida per un nuovo “patto della responsabilità” per crescita, salari e coesione. “Non possiamo permetterci di affrontare alla cieca” il post-Pnrr. “Il 2026 è dietro l’angolo – ha ricordato – non possiamo arrivare a questa scadenza senza un progetto, una visione strategica per il dopo. Serve un accordo che definisca le strategie per aumentare integrazione sociale e produttività, assicurando la crescita per gli anni a venire attraverso investimenti in nuove tecnologie e capitale umano per evitare l’arretramento del sistema economico e del welfare”.
Secondo Fumarola “non si può e non si deve navigare a vista, un semestre dopo l’altro. Il rischio è quello di lasciare risorse e relative politiche di sviluppo a una feroce contesa tra lobby. Lasciare che sia questo scenario a determinare le sorti del Paese vorrebbe dire capitolare sulla coesione, aumentare le disuguaglianze e, con esse, un’ingiustizia che si traduce sempre in arretramento economico e sociale”.
Equità sociale e crescita “sono due facce della stessa medaglia – ha proseguito la numero uno della Cisl – il primo obiettivo da conquistare per il Paese. Su questo indispensabile binomio va costruito un patto tra soggetti responsabili e riformatori. Nessuno può affrontare da solo le transizioni radicali e le sfide in cui siamo già immersi”.
Fumarola ha aggiunto che questo “è il tempo non delle rivendicazioni solitarie, ma delle soluzioni condivise; il momento non di dividere, ma di lavorare uniti. E’ la stagione non dello scontro, della contrapposizione identitaria, ma della cooperazione, delle convergenze tra le migliori energie. Istituzioni, sindacato, imprese, territori, con ruoli distinti e autonomie chiare, devono sentirsi chiamati a fare la propria parte nel quadro di una cooperazione strutturata su obiettivi condivisi”.
Sul tema della manovra, la leader della Cisl chiede l’apertura di “una fase di stretta e responsabile cooperazione sociale, a partire dalla legge di bilancio”, che “deve essere il primo tassello di un mosaico che corrisponde a un accordo per il lavoro, la crescita e la coesione”. La lezione di Tarantelli “resta più attuale che mai – ha detto – ci insegna che il dialogo sociale non è un ostacolo, bensì un acceleratore di cambiamento stabile ed equo. Ci ricorda che le riforme più durature e incisive nascono dal consenso largo, non dallo scontro, spesso sterile e ideologico, tra parti in competizione. Chiediamo alle imprese di investire sul lavoro, sulla qualità e sulla partecipazione: conviene, è un investimento sul futuro del Paese oltre che sul vostro. E agli altri sindacati confederali chiediamo di convergere nel perimetro di un fronte sociale riformista, che punti a costruire la frontiera di una nuova stagione di cooperazione trilaterale”.
Fumarola ha ricordato che nel 2023 il salario medio reale è calato di circa il 3% a causa dell’inflazione e di una produttività stagnante. “Salari bassi vuol dire più diseguaglianze, domanda aggregata al palo, fuga di giovani talenti all’estero e freno agli investimenti nelle competenze – ha proseguito – non esistono scorciatoie. Chi pretende di affrontare la questione con un salario minimo legale mistifica la realtà”.
Secondo la leader della Cisl “i salari orari non sono una variabile indipendente dell’economia e a deciderne la congruità deve essere l’incontro libero e autonomo delle relazioni industriali. Stabilire una cifra arbitraria, tanto più se indifferenziata e slegata dalla contrattazione, rischia di comprimere i salari medi, di far uscire migliaia di aziende da contratti nazionali che coprono oltre il 95% dei lavoratori e, nella fascia labour intensive, di aumentare il sommerso. La sola via è far crescere le retribuzioni insieme alla produttività. E’ puntare sulla contrattazione, combattere i contratti pirata con strumenti che già abbiamo e con il coinvolgimento del Cnel. Chi vuole dare ai partiti il potere di decidere sui salari o sulla rappresentanza non fa un buon servizio né ai lavoratori né alla democrazia di questo Paese”.
La Cisl propone di “detassare in modo strutturale il lavoro e rinnovare tempestivamente i contratti nazionali, ma soprattutto diffondere e valorizzare la contrattazione di secondo livello; istituire per ogni lavoratore il diritto alla contrattazione decentrata, intervenendo con il livello territoriale dove non si applicano accordi aziendali. Sarebbe un passo fondamentale per andare oltre quel 30% scarso di copertura attuale e per ottenere aumenti retributivi collegati anche a diffuse e concrete forme di partecipazione. Attraverso relazioni industriali avanzate dovremo costruire meccanismi condivisi per ragionare a obiettivi, misurando in modo nuovo la produttività e definendo regole chiare e trasparenti a livello settoriale”.
È inoltre necessario “investire in un secondo binomio fondamentale: innovazione e formazione – ha aggiunto – pensiamo di dar vita a un vero e proprio passaporto da utilizzare lungo tutto l’arco della vita lavorativa, in ogni transizione tutelata.
Serve uno sforzo senza precedenti sulle politiche attive, con il completamento e il buon utilizzo delle risorse connesse al programma Gol”.
Al centro di tutto “deve poi esserci una grande e rinnovata sinergia sulla salute, sicurezza e benessere nei luoghi di lavoro – ha concluso Fumarola – siamo di fronte a una vera emergenza sociale: in Italia continuano a morire sul lavoro in media tre persone ogni giorno. A queste tragiche morti si aggiungono centinaia di migliaia di infortuni gravi e di malattie professionali. Su questo terreno non ci si può dividere: istituzioni, imprese e sindacati devono fare fronte comune per fermare la strage quotidiana”.
Infine Fumarola torna sulla situazione dell’ex Ilva. È evidente, sostiene, che “non c’è chiarezza e noi abbiamo invece bisogno di avere ben chiari i contorni dell’azione che si è messa in campo”. Secondo la segretaria “chiudere l’area a freddo a Genova significa in qualche modo depotenziare e immaginare che non ci possa essere un futuro per questa fabbrica. Pensiamo che bisogna tutelare il lavoro e, nel tutelare il lavoro, bisogna tutelare la filiera e la produzione dell’acciaio, che al nostro Paese serve. Chiediamo al Governo di fare chiarezza, farci comprendere quali sono gli obiettivi futuri. Capiamo che la situazione è complessa, ma abbiamo bisogno di certezze che possano tranquillizzare i lavoratori, dare stabilità e una prospettiva ai progetti che sono in piedi. Quello della decarbonizzazione lo aspettiamo da tanto”.
Fumarola ha aggiunto che i problemi “non sono ascrivibili a questo Governo, perché sono quasi 13 anni che questa vertenza va avanti. E’ arrivato il momento di unire le forze. Le autonomie locali devono assumersi maggiore responsabilità. Province e Comuni sono calati dentro questa vertenza e devono poter dare risposte che vanno nella direzione di aiutare il progetto che il Governo ha in mente. Noi faremo la nostra parte, ma è importante che in campo scendano tutti e che non si scarichi la responsabilità sui lavoratori. Questo non lo accettiamo”.


























