A settembre il saldo annualizzato dei rapporti di lavoro nel settore privato, cioè la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, registra un saldo positivo pari a 508mila posizioni. È quanto rileva l’osservatorio dell’Inps sul precariato.
Per il tempo indeterminato la variazione risulta pari a +373mila unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +135mila unità. Nel dettaglio: +49mila per i rapporti a tempo determinato, +37mila per gli intermittenti, +30mila per gli apprendisti, +23mila per gli stagionali e -4mila i somministrati.
Complessivamente le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi nove mesi dell’anno sono state 6.272.000, in leggera flessione rispetto allo stesso periodo del 2022 (-0,3%), ma comunque superiori al livello pre-Covid, vale a dire il corrispondente periodo del 2019.
In flessione, rispetto al 2022, risultano le assunzioni di contratti in somministrazione (-7%), a tempo indeterminato (-5%) e in apprendistato (-4%). Tutte le altre tipologie registrano una leggera crescita: lavoro intermittente +4%, stagionali e tempo determinato +2%. Si registra altresì una lieve flessione per le classi di dimensione aziendale fino a 15 dipendenti (-2%) e per 100 e oltre (-1%). Cresce invece la classe dimensionale intermedia da 16 a 99 dipendenti (+3,5%).
Per quanto riguarda le tipologie orarie l’incidenza del part time è rimasta pressocchè stabile sia per l’insieme delle assunzioni a termine (45%) che per quelle a tempo indeterminato (32%).
Le trasformazioni da tempo determinato nel corso dei primi nove mesi sono risultate 580mila, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+4%), di pochissimo inferiori in valore assoluto al livello dei primi nove mesi del 2019 quando erano risultate 582mila.
A settembre 2023 si registra una crescita, rispetto allo stesso mese del 2019, delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato pari a +1.033.000 unità.
L’incremento delle altre tipologie contrattuali, sempre nel medesimo quadriennio, è stato pari a 539mila unità. I maggiori contributi alla crescita sono stati assicurati nel quadriennio dalle costruzioni (+315mila) e dal terziario professionale (+311mila), al cui interno un peso particolare è quello del segmento della consulenza informatica (+78mila). Nel corso dell’ultimo anno le migliori performance sono invece registrate nell’alloggio e ristorazione (+120mila) e nel terziario professionale (+99mila).
Contemporaneamente le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano in flessione rispetto al corrispondente periodo del 2022 (-17%). L’Inps sottolinea che è l’effetto atteso a tre anni di distanza della caduta delle assunzioni di apprendisti osservata nel 2020.
Nel corso dei primi nove mesi sono aumentate le assunzioni in somministrazione a tempo indeterminato (+2%). In flessione invece quelle a termine (-8%). Anche per le cessazioni si rileva un andamento analogo: in aumento le cessazioni a tempo indeterminato (+7%), in flessione per quelli a termine (-7%). Il saldo annuale, e quindi la variazione tendenziale, è risultato negativo a settembre 2023 (-4.000), esito di flessione delle posizioni di somministrazione a tempo indeterminato (-6.000) e di un aumento di quelle a termine (+2.000).
La consistenza dei lavoratori impiegati con contratti di prestazione occasionale a settembre 2023 si attesta intorno alle 18.000 unità, in aumento del 22% rispetto allo stesso mese del 2022. L’importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva risulta pari a 248 euro. Per quanto attiene ai lavoratori pagati con i titoli del libretto famiglia, a settembre risultano circa 12.000, in diminuzione del 3% rispetto a settembre 2022. L’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 176 euro.
Le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati nei primi nove mesi, considerando quindi sia le assunzioni che le variazioni contrattuali, presentano complessivamente una crescita modesta, pari a +1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, l’esonero donne e le altre misure hanno registrato una flessione negativa rispetto allo stesso periodo del 2022 mentre per l’esonero contributivo totale giovani la variazione percentuale è pressocché nulla.
L’agevolazione “Decontribuzione Sud” segna ancora una crescita (+5%) confermandosi come l’agevolazione di maggior impatto, quantomeno per il numero di dipendenti coinvolti.
Le cessazioni dei rapporti di lavoro nel settore privato nei primi nove mesi dell’anno sono state 5.527.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-2%). Concorrono a questo risultato i contratti in somministrazione (-7%), a tempo indeterminato (-6%) e i contratti in apprendistato (-5%). In controtendenza invece risultano i contratti a tempo determinato (+1%) e quelli di lavoro intermittente (+3%). Stabili i contratti stagionali.
Per quanto riguarda le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla tipologia si evidenzia una forte riduzione nel periodo gennaio-settembre rispetto al corrispondente periodo del 2022 dei licenziamenti di natura economica (-13%), dei licenziamenti disciplinari (-11%) e una flessione anche delle dimissioni (-2%). In aumento le cessazioni per risoluzione consensuale (+6%).
Nel corso del 2023 si è completato il ritorno della cassa integrazione a “consistenze fisiologiche”, dopo il massimo e straordinario sviluppo registrato ad aprile 2020 con 5,6 milioni di dipendenti interessati. A maggio 2021 i lavoratori in Cig erano scesi a poco meno di 1,5 milioni con una media mensile pro capite di 69 ore. A fine 2022 la media mensile annualizzata del numero di beneficiari era scesa sotto le 300mila unità e nel corso del 2023 si è stabilizzata su questo valore. A settembre 2023 (mese cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili) i cassintegrati erano 214mila con una media di 42 ore pro capite.
e.m.