Il VII Rapporto OCSEL, realizzato dal Dipartimento Mercato del Lavoro della Cisl e riferito al periodo 2021-2024, fotografa un quadriennio assai vivace per la contrattazione aziendale e territoriale italiana. Oltre 4.300 accordi analizzati raccontano come il sindacato abbia accompagnato e sostenuto il Paese dall’emergenza pandemica alla normalizzazione economica, facendo della contrattazione decentrata lo strumento principale per governare le trasformazioni del lavoro. I risultati, dunque, confermano come la contrattazione collettiva decentrata italiana abbia “superato positivamente la prova più difficile dal dopo-Covid”, commenta la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, “trasformando l’emergenza in opportunità di innovazione, consolidando un modello di relazioni industriali maturo, partecipativo e orientato alla sostenibilità, allo sviluppo produttivo e alla tutela delle persone”.
In particolare, dall’analisi della Cisl emerge che il 71% degli accordi nel 2024 prevede la possibilità di conversione del premi di risultato in welfare, l’ 86% degli accordi include lo smart working nel 2024, il 90% degli accordi welfare rafforza i fondi di previdenza complementare. Cresce il ruolo della partecipazione: nel 2024 la partecipazione consultiva spicca nel 59% degli accordi, quella organizzativa nel 40% coinvolgendo il lavoratore nei processi di innovazione tecnologica e sostenibilità con commissioni paritetiche, la partecipazione finanziaria nel 20%, mentre quella gestionale è ancora in una fase embrionale ma in crescita. La gestione delle crisi aziendali, dopo il picco del 2021 (41% degli accordi), è scesa ai minimi nel 2022-2023 (11-14%), ma nel 2024 risale al 24%, segno delle difficoltà di alcuni comparti industriali (automotive, meccanica, tessile) e della fine del ciclo espansivo trainato dal Pnrre e dai bonus edilizi. Le cessioni di ramo d’azienda passano dal 16% nel 2023 al 49% nel 2024; le imprese preferiscono soluzioni di continuità attraverso il trasferimento di asset e personale piuttosto che chiusure o licenziamenti collettivi. Nonostante la centralità delle transizioni tecnologiche ed ambientali in corso, solo il 10% in media degli accordi aziendali contiene clausole formative: la formazione si svolge in orario di lavoro e i fondi interprofessionali sono la fonte principale di finanziamento nel 70% dei casi nel 2024. Si privilegia la riqualificazione professionale, la digitalizzazione e le nuove competenze, con particolare attenzione ai neoassunti (57%).
“La contrattazione aziendale e territoriale si conferma luogo privilegiato dove si costruiscono risposte concrete alle sfide che interessano il mondo del lavoro e dell’impresa, a cominciare dalla crescita dei salari e della produttività, dalla gestione delle transizioni produttive all’innovazione organizzativa, dalla valorizzazione delle competenze al rafforzamento delle tutele. Tutto si tiene dentro un quadro di relazioni industriali che esprime il massimo attraverso la partecipazione dei lavoratori alla vita e ai risultati dell’impresa”, aggiunge la leader Cisl. “Gli accordi analizzati rappresentano lo straordinario contributo quotidiano dei delegati che operano nella prossimità delle aziende per consolidare il protagonismo del lavoro e far avanzare nuove tutele, strumenti di conciliazione, leve di crescita comuni per un lavoro più giusto, sostenibile e umano e un’impresa più competitiva e innovativa”.
Per Fumarola, le direttrici strategiche future devono puntare a rafforzare la presenza sindacale e contrattuale nelle PMI e nei territori; rafforzare l’integrazione tra i livelli contrattuali (nazionale, territoriale, aziendale e sociale) per far crescere le retribuzioni; sviluppare la partecipazione come strumento di innovazione e di democrazia economica; investire maggiormente sulla formazione continua; ampliare il welfare integrativo. “La sfida è trasformare la contrattazione decentrata da privilegio delle aziende e delle aree più sviluppate a vero diritto accessibile a tutti i contesti produttivi, per il miglioramento della qualità del lavoro e della vita delle persone, ma anche per rilanciare la ricchezza prodotta distribuendola su buste paga più pesanti e orari più leggeri”, ribadisce la numero uno Cisl.
“Nelle aziende, come anche nel disegno delle politiche economiche, siamo chiamati a uno sforzo di corresponsabilità che guardi all’obiettivo di un Patto per lo sviluppo e la modernizzazione del paese. Un’Intesa che parta dal lavoro e metta al centro la persona, coinvolgendo tutte le parti sociali e il governo, per mettere in campo strumenti e riforme stabili, eque, durature, capaci di rispondere alle grandi trasformazioni industriali, tecnologiche, demografiche, che stanno attraversando la società”, conclude Fumarola.




























