Riportare il lavoro al centro dell’interesse del mondo dell’economia e della politica. Questo è il punto centrale di cui si è discusso durante la presentazione dell’Annuario del Lavoro 2009 che ha avuto luogo nell’Auditorium di via Veneto. Erano presenti il ministro Maurizio Sacconi, il presidente dell’Unione industriali Roma, Aurelio Regina, il vice presidente vicario di Confartigianato, Giorgio Merletti, i segretari confederali della Cgil e della Cisl, Susanna Camusso e Anna Maria Furlan.
“Gli ammortizzatori sociali dovrebbero essere presi come simbolo dell’anno trascorso”, ha detto il ministro Sacconi. “Uno strumento di semplice impiego, continua, che ha saputo proteggere il reddito dei lavoratori, senza mai escludere le parti sociali dalle decisioni prese”.
A proposito dell’Annuario, Sacconi ha sottolineato l’importanza di raccontare gli eventi più significativi di quest’anno passato di relazioni industriali. Positiva, a suo avviso, la dedica a Gino Giugni, la cui cultura giuslavorista ha segnato decenni della vita italiana, rappresentando un preciso punto di riferimento per tutti. Il ministro ha poi sottolineato che dopo un 2009 difensivo, il 2010 vedrà politiche di rilancio. Una di queste, ha sostenuto, è l’accordo sulle linee guida per la formazione. Sacconi le ha definite un accordo molto rilevante, non solo perché unitario, ma perché mette fine ha una serie di speculazioni che avevano fortemente danneggiato il sistema di formazione italiano. Infine il ministro ha posto l’accento sull’attualità parlando della norma sull’arbitrato introdotta nella legge sul processo del lavoro. Il ministro ha ricordato come si tratti di una proposta del giuslavorista Marco Biagi, che è stata ampiamente discussa in Parlamento.
Aurelio Regina, presidente dell’Unione Industriale di Roma, ha sostenuto che nel futuro avremo un periodo di bassa crescita, in cui non si creeranno posti di lavoro. Le relazioni industriali saranno quindi fondamentali per gestire un periodo che sarà duro. A suo avviso nemmeno la crescita della domanda estera potrà servire a uscire in maniera sostanziale dalla crisi: infatti, le imprese tenderanno comunque a spostare la produzione all’estero. Il presidente degli industriali di Roma, ha poi sottolineato la positiva crescita del ruolo del territorio nelle relazioni industriali. Per questo ha fatto riferimento all’accordo siglato con i sindacati, a Roma, sullo sviluppo del territorio. Tra le misure previste vi sono ingenti finanziamenti per la banda larga e il potenziamento della rete elettrica. Tutti finanziamenti interamente privati, fatti attraverso un patto con il sindacato e che renderanno le imprese che lavorano nella capitale più competitive.
“Servirebbe più analisi, anziché cronaca delle relazioni industriali perché si sta perdendo il valore del lavoro. Lavorare, infatti, non è più considerata la principale fonte di ricchezza, invece il lavoro dovrebbe essere rimesso al centro dell’economia del Paese”. Questa è la risposta che Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, dà a fronte della situazione di crisi che ha colpito tutti i settori industriali italiani. Camusso chiede al Governo una politica industriale capace di far uscire il Paese dalla crisi e di rigenerare occupazione. “Una regia, dice, che guidi le importanti iniziative dei territori senza creare frammentazione. Per questo è importante che la contrattazione torni ad avere autonomia e potere”.
Merletti, vice presidente della Confartigianato, ha sottolineato il contributo continuo che le piccole e medie imprese danno all’economia e al Pil del Paese. Ha ricordato il buon lavoro che è stato fatto sul territorio anche con i sindacati e unitariamente. “Parlare di lavoro è parlare di persone”, per questo a suo avviso, bisogna ristabilire la centralità della persona, anche attraverso il lavoro che si sta facendo con gli enti bilaterali che con il loro intervento di mutualità hanno molte volte svolto una funzione anticiclica, colmando la carenza del sostegno pubblico. E’ necessario, ha osservato ancora, ripartire dal manifatturiero e dal potenziamento delle infrastrutture e soprattutto valorizzare il lavoro delle pmi, spesso “poco considerato”.
Anna Maria Furlan, segretaria confederale della Cisl ha sottolineato come da questa crisi si esca solo con politiche che modifichino la struttura della finanza. Per la Furlan, i problemi sono cominciati quando la ricchezza è stata generata senza più riferimenti precisi con il lavoro e la produzione. Serve quindi un ritorno alla centralità della persona, del lavoro e della produzione di beni. Solo dopo aver risolto questi problemi si potrà incominciare a parlare di rinnovamento della struttura economica del paese. Risulta comunque evidente per la sindacalista che l’Italia deve risolvere i nodi che la rendono meno competitiva, e tra questi vi sono il maggior costo dell’elettricità, la carenza di infrastrutture e la poca diffusione delle tecnologie. La Furlan vede infine nel pluralismo sindacale un fattore positivo.
Francesca Romana Nesci e Luca Fortis
























