La Cassazione, sezione lavoro, 11 settembre 2025 n. 24994, conferma il licenziamento per sopravvenuta inidoneità di una barista assunta dal 2008. Dopo 440 giorni di assenza per infortunio il medico competente l’ha dichiarata idonea con limiti rilevanti: niente movimentazione di carichi, no stazione eretta prolungata, escluso il servizio in sala, preferibile postazione seduta.
L’azienda ha verificato le mansioni effettive disponibili. Bar e sala richiedono lunghe permanenze in piedi. Piani e pulizie comportano sforzi fisici. Cucina, reception, amministrazione e cassa implicano competenze o un presidio organizzativo non compatibile con le limitazioni e con l’assetto reale del personale.
La lavoratrice ha proposto soluzioni alternative. Seduta fissa in cassa con pause aggiuntive. Rotazioni “tutti fanno tutto”. Supporto d’ufficio parziale. La Corte valuta che queste ipotesi, nel contesto specifico, generano buchi organizzativi, duplicazioni improduttive e costi non sostenibili.
Il principio affermato è lineare. Quando è in gioco la disabilità o l’inidoneità, il datore ha un onere probatorio più intenso del normale repêchage. Deve provare l’inidoneità sopravvenuta, l’impossibilità di ricollocare anche a mansioni inferiori realmente esistenti e l’impossibilità di adottare accomodamenti ragionevoli senza oneri sproporzionati.
Non bastano formule generiche. Servono verifiche tracciabili su mansionari reali, competenze richieste, turnazioni, ausili, pause, job-carving, impatti su servizio e sicurezza. La ragionevolezza degli accomodamenti è giudizio di fatto. In Cassazione è sindacabile solo per violazione di legge o motivazione illogica.
Per gli imprenditori la rotta pratica è costruire un dossier chiaro. Mappare le posizioni effettive. Tradurre i limiti medici in requisiti ergonomici. Testare opzioni concrete e stimarne costi e impatti. Confrontarsi con la persona interessata e dare conto per iscritto delle scelte. Se l’unica soluzione salva-posto richiede personale “di scorta”, funzioni dimezzate o un calo strutturale di produttività e sicurezza, l’onere eccede la soglia della ragionevolezza e il recesso regge.
Per chi difende il lavoratore il controllo va sulla sostanza. Verificare che siano state esplorate mansioni inferiori e varianti organizzative proporzionate. Contestare mansionari “ideali” non corrispondenti al lavoro di fatto. Valutare se le competenze mancanti fossero colmabili con formazione breve. Pretendere stime puntuali di costi e impatti, non affermazioni apodittiche.
Il messaggio di fondo è sobrio. L’accomodamento è un dovere serio e personalizzato. Pretende sforzi reali e documentati. Non impone di riscrivere l’organizzazione oltre il limite della ragionevolezza.
Biagio Cartillone





























