Un emendamento alla manovra di bilancio presentato dal partito di maggioranza del Governo, FdI e non ancora ritirato, sostiene che le riserve auree detenute dalla Banca d’Italia, appartengono al popolo italiano che ne ha dunque la piena proprietà. A molti osservatori questa proposta è sembrata solo una rivendicazione storica delle destre sovraniste, in Italia di mussoliniana memoria. Ma se così fosse non si giustificherebbe però l’immediato intervento della Banca Centrale europea e la richiesta di chiarimenti. Chiarimento che il ministro Giorgetti afferma di esserci stato direttamente con la presidente Lagarde e con esito positivo. Ma se davvero ciò sia stato non si capirebbe allora perché l’emendamento non sia stato ritirato e perché la Banca Centrale abbia invece deciso di mantenere attivo il suo sistema di vigilanza sulle decisioni che assumerà il Governo italiano.
Intendiamoci, in ballo non c’è qualche cavillo giuridico riguardante un titolo formale circa il diritto di una proprietà. In ballo c’è molto di più perché, dopo l’entrata dell’euro, gli Stati hanno ceduto la propria sovranità monetaria all’Unione europea e con questa anche le proprie riserve auree che, pur restando detenute dalle singole Banche centrali nazionali, rappresentano le riserve ufficiali e di garanzia del sistema monetario e finanziario europeo e dell’euro. Tutt’altro quindi di una semplice rivendicazione nostalgica del passato.
D’altronde le riserve auree non hanno nulla a che vedere con i diritti di proprietà di un qualsiasi Governo, perché l’oro non è emesso da un Governo e per questo il suo valore non può mai dipendere dalla sua credibilità e dalla sua solvibilità. L’oro all’opposto, serve alle banche centrali come lo strumento indispensabile di garanzia in presenza di crisi valutarie per preservare la fiducia alla valuta corrente e mantenerne il suo valore. Anzi più forti e più consistenti sono le sue riserve e più forte è la capacità di difendersi dagli attacchi speculativi contro i sistemi finanziari nazionali, in questo caso europeo.
Per questo, con l’introduzione dell’euro, la competenza sulle riserve auree è passata alla Banca Centrale europea che lo ha disciplinato con l’ex articolo 30 del suo Statuto come forma di garanzia della stabilità finanziaria e monetaria dell’Unione. Quindi aprire una crepa nel sistema e creare un precedente corrisponde oggettivamente a produrre, non uno sgarbo alla Bce, ma un pericolosissimo attacco all’euro e quindi all’Unione e ai suoi Trattati costituzionali.
Si tratta solo di un eccesso di preoccupazioni e di un inutile allarmismo? Ci sarebbe davvero da augurarselo. Ma per esserne sicuri, occorrerebbe non una semplice smentita, ma spiegarne, come chiede la Bce, il senso e il perché di quell’emendamento. Anche perché l’idea golosa da parte del Governo di metterci le mani per impossessarsi di quasi 300 miliardi di controvalore monetario sarebbe del tutto controproducente, sia perché appena messo sul mercato, l’oro si deprezzerebbe e sia perché i regolamenti attuali ne vietano l’uso ai fini di spesa pubblica o di correzione del deficit e del debito.
Allora perché? E perché proprio ora? Perché proprio quando gli Stati Uniti e il suo presidente, capo indiscusso del sovranismo mondiale, ufficializza con il Documento sulla Sicurezza l’obiettivo dello smembramento dell’Europa e della sua fine politica?
E perché proprio ora cioè nel massimo di una forte debolezza dell’Unione con una guerra ai propri confini, senza più protezione militare, privata dalle fonti di energia a basso costo che ne avevano garantito lo sviluppo e il benessere, in ritardo tecnologico su tutte le sfide del futuro a partire dall’IA di cui è priva delle materie prime necessarie e con le proprie istituzioni impedite a decidere alcunché paralizzate come sono dal vincolo dell’unanimità, il nostro Governo lancia un’iniziativa per indebolire anche la sua architettura monetaria e finanziaria? Solo goliardia o un episodio ascrivibile a una tarda nostalgia di un passato che fu?
Una cosa è certa che oggi l’Europa è davvero fragile e disorientata come mai lo è stata nel suo passato. In un mondo dominato dai rapporti di forza economici e militari degli Stati Uniti, della Cina e della Russia, l’Europa è oggettivamente in crisi perché non ha forza militare ed è anche in forte declino industriale ed economico. Ed è chiaro che chi punta a dividersene le spoglie possa avere oggi l’idea di provarci. E di provarci attaccando quello che è proprio il più forte caposaldo dell’Europa che è proprio dato dalla forza dell’euro e della sua credibilità mondiale. Chi vuole attaccare davvero l’Europa deve per forza attaccare e indebolire la sua moneta esponendola alla speculazione internazionale.
Non è così? Meglio. Ma attenzione ad essere distratti o a ridurla a una boutade quando questa operazione subdola e infida è partita proprio da Palazzo Chigi e proprio dal partito della Presidente del Consiglio.
Walter Cerfeda




























