Maurizio Marchesini, vicepresidente per le relazioni industriali di Confindustria, è ottimista per quanto riguarda il confronto aperto da settembre con Cgil Cisl e Uil. Intervistato da Dario Di Vico sul Corriere della sera, il vice di Orsini minimizza il fatto di non essere riusciti a formulare un documento comune da presentare al governo prima della manovra (‘’c’è stato un problema di timing’’) e precisa: “non per questo rinunciamo a discutere di politiche industriali, di sicurezza sul lavoro, di aggiornamento dei salari e di misurazione della rappresentanza. Abbiamo buone probabilità di successo».
Anche per quanto riguarda il contratto dei metalmeccanici, le cui trattative sono in corso, con nuovi incontri programmati per fine ottobre, Marchesini si dichiara “prudentemente ottimista sulla chiusura. Ho parlato con il presidente, Silvano Bettini, di Federmeccanica e le intenzioni ci sono tutte. Ma i contratti nazionali è giusto che li chiudano le categorie”.
E ancora, per quanto concerne l’aumento dei salari, sottolinea: “Politica industriale, produttività e salari sono tre lati dello stesso triangolo. Ne stiamo discutendo con i sindacati. Landini vuole gli aumenti direttamente nei contratti nazionali, ma noi siamo contrari a incrementi piatti. Si devono agganciare alla produttività. Non abbiamo pregiudiziali ma non siamo disponibili a meri aumenti tabellari”. Alla domanda su quale effetto potrebbe avere sulle due trattative l’eventuale proclamazione di uno sciopero generale della Cgil contro la manovra del governo, accennato da Maurizio Landini sabato, l’esponente confindustriale risponde: “Come Confindustria non facciamo politica di partito, ci misuriamo sulle questioni di merito. La Cgil fa un sindacalismo politicizzato che le questioni di merito invece le salta. Allargo le braccia».
Relativamente alla manovra, il giudizio di Confindustria è solo parzialmente positivo: “sicuramente non è una manovra espansiva. E i soldi sono pochi. E poi non c’è niente per mitigare i costi dell’energia. Ci hanno promesso che interverranno a parte e a breve”.
Decisamente critico, invece, il giudizio sull’istituzione da parte del governo della nuova festività di San Francesco: “Fa parte delle contraddizioni di un Paese che in pochi giorni ha istituito una che costerà 4 miliardi, di cui l’80% ai privati. Per carità, sono credente e rispetto i francescani, che sono stati i primi esportatori, ma in altre occasioni per decidere su questioni più delicate si impiegano mesi, se non anni. Stavolta in pochi giorni si è palesata l’unanimità. Non le pare strano?”



























