Per Marelli si chiude la prima fase da 45 giorni del Chapter 11, la procedura di ristrutturazione del debito prevista dal diritto statunitense sui fallimenti avviata dall’azienda lo scorso 11 giugno. La procedura, volta a consentire il riequilibrio finanziario delle imprese, è di natura esclusivamente finanziaria e – secondo quanto dichiarato dall’azienda – non comporterà impatti sulle attività produttive, sui livelli occupazionali o sugli investimenti in corso, né in Italia né all’estero. Il completamento dell’intero iter è previsto entro l’autunno 2025.
Non essendo pervenute offerte migliorative, la proprietà di Marelli passerà al fondo SVP, attuale creditore dell’azienda. “A questo punto è necessario capire quale sarà il progetto industriale, in particolare rispetto ai siti italiani”, ha dichiarato il coordinatore nazionale della Fim-Cisl, Stefano Boschini, precisando che priorità del sindacato è “la salvaguardia di tutta l’occupazione e un piano che preveda il rilancio di tutti gli stabilimenti del Gruppo”.
Una “nuova e delicata fase”, dichiarano in una nota congiunta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Ciro D’Alessio, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, in cui la nuova proprietà “nei prossimi mesi dovrà lavorare per risanare l’azienda dal forte indebitamento, circa 5 miliardi”. Come già sottolineato all’annuncio da parte dell’azienda, per i due sindacalisti della Fiom il rischio è che questa ristrutturazione finanziaria “possa avere effetti negativi sull’occupazione e la tenuta degli stabilimenti”.
Giovedì 31 luglio si terrà un nuovo incontro al Mimit in cui, aggiungono i sindacalisti della Fiom, i sindacati chiederanno a Marelli “garanzie certe rispetto al futuro dell’azienda nel nostro Paese” e, contestualmente, al governo “di attivare tutti gli strumenti possibili, senza escludere anche una partecipazione diretta nell’azienda, affinché vengano garantite le produzioni, gli investimenti e i livelli occupazionali in tutti i siti italiani”.
In particolare, Boschini precisa che la Fim chiederà al governo “di assumere un ruolo di garanzia verso la nuova proprietà, anche attraverso la Golden Power. Per i grandi contenuti tecnologici e di innovazione attualmente presenti e per il ricco patrimonio di competenze che caratterizza i lavoratori, Marelli rappresenta una realtà strategica nel settore automotive del nostro Paese. Per questo deve essere accompagnata nel superare positivamente la fase di grande incertezza che l’azienda e il settore stanno attraversando”.
“Le lavoratrici e i lavoratori di Marelli hanno già fatto grandi sacrifici per l’utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali – concludono Lodi e D’Alessio -. Ora sono necessarie risposte dall’azienda e dal Governo per garantire lavoro e prospettive ci crescita. L’intero settore automotive è strategico per il nostro Paese e deve essere messo in sicurezza con il contributo imprescindibile delle imprese e con scelte oculate del Governo in termini di risorse per affrontare la transizione ecologica”.