Ingiustizia, povertà, crisi, lavoro che manca, esclusione; ma anche giovani, merito, talenti, unità, speranza, futuro. Una dozzina di parole possono sintetizzare il contenuto del discorso con cui Sergio Mattarella ha assunto l’incarico di dodicesimo presidente della Repubblica italiana. Una sequenza di parole non casuale: inizia con la fotografia dell’Italia oggi, finisce con l’indicazione di quella che dovrebbe, potrebbe essere, domani.
Il modo con cui eserciterà il nuovo ruolo di capo dello stato e’ invece sintetizzabile in un’altra asciuttissima frase, rivolta ai circa mille parlamentari che lo applaudono: ‘’sarò’ un arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino con la correttezza’’. E chi deve intendere, intenda.
Nel breve discorso – 30 minuti appena, interrotti da 42 applausi- Mattarella e’ riuscito a mettere tutto quello che doveva esserci. La lotta alla mafia (“che ha contaminato anche il nord’’) e alla corruzione (che ”ha raggiunto un livello inaccettabile, che divora risorse e favorisce consorterie”), a proposito della quale cita papa Bergoglio e i suoi durissimi appelli contro i corruttori: ‘’persone di buone maniere e di cattive abitudini’’. Ma anche la Resistenza, a cui -ricorda tra gli applausi- ancora oggi, settant’anni dopo, dobbiamo la libertà e la Repubblica.
C’e’ la crisi della rappresentanza, che ‘’ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione’’, mentre “la strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica”. C’e’ la crisi della politica, che tuttavia puo’ essere mitigata, e fors’anche risolta, grazie alla presenza in parlamento di numerosi giovani e donne, al loro entusiasmo.
C’e’ la crisi dell’economia, che “ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali”. Su questi i punti dell’agenda “ sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo”: “dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione”. Per uscire dalla crisi, “ va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa”, attraverso ‘’una robusta iniziativa di crescita, da articolare a livello europeo’’.
Ma vanno anche sviluppate le riforme: “L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali, deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte”. “E’ significativo – dice Mattarella- che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia”. Ma c’e’ anche una stoccata al ricorso eccessivo alle fiducie e ai decreti, che scavalcano l’Aula: “Vi è la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare”.
C’e’ un passaggio rapidissimo sui Maro’, senza sbilanciarsi, semplicemente auspicando ‘’una rapida e positiva soluzione’’. C’e’ l’omaggio ai giudici: dalla Corte costituzionale, fino al Csm, “presidio di indipendenza” e a ‘’tutte le magistrature’’.
E ancora, Mattarella cita ‘’gli eroi dell’antimafia, Falcone e Borsellino’’, ed e’ automatico pensare a suo fratello, che tuttavia il presidente non nomina; ne’ accoglierà la ‘’palla’’ che più tardi gli alza Piero Grasso, ricordando il loro primo incontro proprio in occasione dell’uccisione di Piersanti. In un paese dove molti, troppi, sono pronti a sbandierare le proprie stigmate, l’assoluta dignità con cui Mattarella non accenna mai, nemmeno di striscio, i propri lutti, commuove più di qualunque accorato ricordo. Tra i pochissimi nomi citati (oltre a Falcone e Borsellino, i tre italiani ancora nelle mani di rapitori, e i due precedessori Ciampi e Napolitano) ricorda Stefano Tache’, di appena due anni, ucciso nell’attentato alla Sinagoga di Roma, 1982.
Ma soprattutto, nel discorso di Mattarella c’e’ la Costituzione e la sua difesa. Ed ecco cosa intende il neo presidente con ‘’difendere’’ la Carta: “Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia e il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva. Significa affermare e diffondere un senso forte della legalità”.
Le linee programmatiche del dodicesimo presidente sono tutte qui: qualcuno può non dirsi d’accordo? Difficile. Infatti, tutti lo hanno applaudito, per oltre tre minuti di standing ovation: tutti, compresi coloro che non lo hanno votato, compresi i grillini, perfino.
Infine, una frase che suona come avvertimento; vero, siamo in democrazia, ma attenzione, perche “ la democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi”.
E chissà che in questi tempi che mutano non ci stia anche la decisione di includere Silvio Berlusconi negli inviti al Colle: suscitando qualche polemica, ma non bruciante come ci si sarebbe aspettati. I tempi forse già stanno cambiando, e il Caimano al momento e’ nell’angolo, non avrebbe avuto senso infierire. Non e’ con i voti di B. che oggi Mattarella sale al Colle, e questo e’ un fatto. Non gli deve nulla: dunque, l’arbitro imparziale può anche permettersi di essere generoso.
Nunzia Penelope