“La grande e pacifica manifestazione delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici che si è svolta a Bologna non può in nessun modo essere considerata un problema di ordine pubblico. Come nel resto del Paese, le lavoratrici e i lavoratori hanno testimoniato la propria determinazione a riaprire il tavolo negoziale per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro utile, in tempi rapidi, ad aumentare i salari, superare la precarietà, ridurre gli orari, rafforzare il welfare ed estendere i diritti contrattuali nella grande come nella piccola e media impresa”.
Cosi Fim Fiom e Uilm, con una nota unitaria, ribadiscono la correttezza delle manifestazioni che hanno accompagnato lo sciopero odierno; manifestazioni che, alla luce del decreto sicurezza, da poco trasformato in legge dello Stato, presenterebbero estremi di reato. Fim Fiom e Uilm, a questo proposito, sottolineano: “Ci attendiamo pertanto che nessun provvedimento giudiziale sia assunto nei confronti di chi, lavoratrici e lavoratori, rivendica pacificamente i propri diritti, nel pieno rispetto delle regole e di quanto garantito dalla Costituzione”.
Sulla vicenda interviene anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, esprimendo “sostegno, solidarietà e vicinanza a tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici in sciopero”
“Chi manifesta pacificamente per il rinnovo del contratto non può essere denunciato”, sottolinea, esprimendo “a nome mio e di tutta la Cgil, pieno sostegno, solidarietà e vicinanza a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori metalmeccanici”.
“Oggi – prosegue Landini- i metalmeccanici, nell’ambito di uno sciopero proclamato da Fiom, Fim e Uilm, hanno manifestato in tutta Italia. A Bologna in diecimila hanno percorso in corteo la tangenziale. E anziché la riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto, la notizia è diventata che, in base al decreto sicurezza varato da pochissimo dal governo, queste lavoratrici e questi lavoratori saranno denunciati. Un reato evidentemente introdotto per reprimere chi esprime pacificamente le proprie necessità”.
“Sicurezza per chi?” Si chiede Landini, che aggiunge: “Siamo davvero in un Paese che va all’indietro. In nome della difesa di una presunta sicurezza si vogliono processare e condannare uomini e donne che per vivere lavorano, pagano le tasse e tengono in piedi il sistema produttivo del nostro Paese”.