‘’Un pacato e convinto NO”. È l’appello che Benedetta Tobagi rivolge agli italiani che saranno chiamati a votare per il referendum costituzionale sulla riforma della giustizia, ed e’, anche, il miglior slogan di presentazione per il neonato Comitato della società civile per il No, presentato oggi a Roma dai promotori e testimonial, tra cui, appunto, Tobagi. In platea, siedono anche diversi esponenti del ‘’fronte del no’’: da Rosi Bindi a Giulio Marcon, alla presidente di Magistratura Democratica Silvia Albano, il presidente Anpi Pagliarulo, i rappresentanti di Arci, Libera, Acli, eccetera.
Oltre alle già citate, del comitato fanno parte oltre cinquanta associazioni, ma è aperto, spiegano dalla tribuna il presidente Giovanni Bachelet e il segretario Cgil Christian Ferrari, a tutti coloro, privati cittadini o associazioni, che vorranno unirsi e dare il proprio contributo al raggiungimento dell’obiettivo: ovvero, impedire l’entrata in vigore della legge targata Carlo Nordio. Una legge “che colpirebbe l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, minando l’equilibrio e il bilanciamento dei poteri disegnato dalle Madri e dai Padri costituenti”.
Come si diceva, la Cgil è tra i promotori del comitato per il no, decisione sancita col voto dell’assemblea generale di luglio scorso. Ferrari spiega che “siamo di fronte a quella che non può essere definita una riforma: non cambia in nulla la situazione difficile della giustizia, non assume nuovo personale, non stabilizza i 12 mila precari, non contribuisce a velocizzare i processi. È, in sostanza, solo un attacco ai valori e all’autonomia della magistratura: che non è il privilegio di una casta ma è la garanzia più importante affinché davvero tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge”. Ma non è tutto: nella riforma, avverte ancora Ferrari, “vediamo anche un disegno più complessivo. È evidente a tutti, e lo dice lo stesso governo, che la legge Nordio è un tassello di un progetto che mina i principi fondamentali della nostra democrazia costituzionale. Si vuole concentrare il potere sempre più nelle mani dell’esecutivo. Quindi noi diciamo: votate no perché fermare la legge Nordio significa anche fermare questo disegno che mina la mostra costituzione’’.
La Cgil si era già schierata nel 2016 contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi: pur senza promuovere un comitato, aveva però mobilitato tutte le sue strutture, mettendo in campo centinaia di iniziative capillari, in collaborazione con varie associazioni, molte delle quali presenti anche oggi nella battaglia per il no alla legge Nordio. Dieci anni fa il sindacato guidato da Maurizio Landini aveva contribuito non poco ad affossare la riforma predisposta da un governo a guida Pd, il cui premier, oltretutto, era anche il segretario del partito. Questa volta, ci sarà da battere un governo di destra, più stabile di quanto non fosse quello di Renzi, su una riforma probabilmente meno ‘’appassionante’’ per i cittadini, e con tempi molto più stretti, se sarà confermata l’ipotesi del voto il primo marzo.
La Cgil ha già convocato per il 10 gennaio una assemblea con la quale dare il via alla campagna referendaria. Ferrari promette che “il nostro impegno non sarà inferiore a quello che dispiegammo nel 2016: abbiamo intenzione di mobilitarci al massimo delle nostre forze, ci crediamo tantissimo”. Un impegno che Corso Italia ha peraltro già profuso pochi mesi fa nella campagna per i suoi referendum sul lavoro. Che non passarono, essendo abrogativi e, dunque, richiedendo un quorum che non fu raggiunto; ma che comunque trascinarono alle urne circa 14 milioni di italiani, dei quali circa 5 milioni con meno di trent’anni. Nel caso del referendum sulla giustizia non occorre il quorum, e la partita può essere vinta o persa anche per un solo voto.
A questo proposito, a chi gli chiede se sia ottimista sull’esito, Bachelet risponde: ‘’se riusciremo a riportare alle urne tutti quelli che si erano mobilitati per i quesiti Cgil, questo referendum lo vinciamo a mani basse’’. Quanto alle divisioni tra favorevoli e contrari alla riforma che convivono nell’area del centro sinistra, Bachelet osserva che “le stesse contraddizioni esistono anche nel centro destra”, e aggiunge: “spero si possano organizzare confronti sul si e il no, coinvolgendo anche i ‘’compagni che sbagliano’’.
Nunzia Penelope




























