Nel primo trimestre dell’anno l’input di lavoro misurato in termini di Ula (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) subisce una “eccezionale diminuzione” sia sotto il profilo congiunturale (- 6,9%) che su base annua (- 6,4%), come conseguenza della riduzione delle ore lavorate a seguito del sopraggiungere dell’emergenza sanitaria a partire dall’ultima settimana di febbraio. E’ quanto rileva la nota trimestrale congiunta sul mercato del lavoro di Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal.
L’andamento del quadro occupazionale si è sviluppato in una fase di “forte flessione dei livelli di attività economica”, con il Pil che nell’ultimo trimestre segna una diminuzione congiunturale di – 5,3%. L’occupazione risulta in lieve calo rispetto al trimestre precedente e in aumento su base annua. Il tasso di occupazione destagionalizzato è pari al 58,8%, in calo di 0,2 punti in confronto al trimestre precedente.
A livello congiunturale diminuisce l’occupazione dipendente in termini sia di occupati (-0,4%) che di posizioni lavorative (-0,5%). Tra le posizioni lavorative dei dipendenti del settore privato extra-agricolo, la diminuzione congiunturale è dovuta al calo nell’industria in senso stretto rispetto (-0,3%, -12mila posizioni) e a quello più marcato nei servizi (-0,6%, -50mila posizioni). Nel primo trimestre, nei dati del ministero del Lavoro tratti dalle comunicazioni obbligatorie rielaborate le attivazioni sono state 2 milioni 554mila e le cessazioni 2 milioni 492mila.
Prosegue meno sostenuta la crescita tendenziale dell’occupazione dipendente in termini sia di occupati (+0,6%) che di posizioni lavorative riferite ai settori dell’industria e dei servizi (+0,5%). Un rallentamento della crescita si riscontra anche nei dati delle comunicazioni obbligatorie (+330mila posizioni lavorative rispetto al primo trimestre del 2019) mentre i dati Inps-Uniemens segnalano un netto calo (-254mila posizioni lavorative): questa differenza è dovuta, oltre che al diverso perimetro di osservazione, soprattutto al fatto che il dato delle comunicazioni obbligatorie è una media trimestrale, mentre il dato Inps misura la situazione alla fine del trimestre (31 marzo) catturando quindi lo shock che è derivato dal lockdown iniziato il 9 marzo per tutta Italia.
Il lavoro indipendente, secondo la rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, continua a diminuire sia in termini congiunturali (-28mila occupati, -0,5%) che su base annua (-49mila occupati, -0,9%). La crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti sulla base delle comunicazioni obbligatorie, sebbene rallentata, continua a riguardare le posizioni a tempo indeterminato (+94mila in un anno) mentre quelle a tempo determinato tornano a diminuire (-31mila) dopo la stabilità nel quarto trimestre 2019 e il calo nei tre trimestri precedenti. Queste tendenze continuano ad essere influenzate dal forte numero di trasformazioni a tempo indeterminato (+164mila).
L’incidenza delle trasformazioni sul totale degli ingressi a tempo indeterminato (attivazioni e trasformazioni) sale dal 23,3% del quarto trimestre 2019 al 23,5% nel primo trimestre 2020. Su base annua le posizioni lavorative a tempo indeterminato presentano un aumento nei dati delle comunicazioni obbligatorie (+405mila), in flessione rispetto ai tre trimestri precedenti (+525mila, +523mila e +481mila). Anche nei dati Inps-Uniemens la crescita è rilevante (+371mila in un anno) e comunque in diminuzione in confronto ai precedenti tre trimestri.
La dinamica delle posizioni a tempo determinato nei dati delle comunicazioni obbligatorie risulta negativa (-75mila) per la quinta volta consecutiva. Questo andamento è molto più marcato nei dati Inps-Uniemens riferiti alle sole imprese private (-625mila nel primo trimestre 2020), in quanto registrano la situazione a fine periodo e comprendono anche il lavoro in somministrazione e intermittente. Considerando le comunicazioni obbligatorie, nel primo trimestre un terzo delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato ha una durata prevista fino a 30 giorni (il 11,2% un solo giorno), il 26,6% da due a sei mesi il 3,7% delle attivazioni supera un anno.
Analizzando la dinamica delle posizioni lavorative a partire dai flussi giornalieri cumulati delle comunicazioni obbligatorie nel 2020 rispetto all’analogo periodo del 2019, dopo una sostanziale tenuta nei mesi di gennaio e febbraio 2020, si registra a marzo una progressiva perdita di posizioni lavorative che al 31 marzo arriva a circa 220 mila posizioni. Questo andamento negativo è dovuto essenzialmente alla contrazione delle assunzioni, misurabile in 239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente in meno (-44mila a tempo indeterminato e -195mila a termine).
Secondo i dati Istat della rilevazione sulle forze di lavoro, rallenta l’aumento tendenziale dell’occupazione (+52mila unità, +0,2%) che si associa la diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-467mila) e la crescita degli inattivi (+290mila). Dopo quasi sei anni di continua crescita e il calo nel 2019, nel primo trimestre 2020 il numero dei lavoratori in somministrazione subisce una ulteriore riduzione tendenziale scendendo a 357mila unità (-2,8% nei dati Inps-Uniemens). Nel primo trimestre, dopo tredici trimestri di crescita ininterrotta, diminuisce il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti sulla base dei dati Inps-Uniemens (-10,1% rispetto all’analogo trimestre del 2019), attestandosi a 204mila unità. Nei primi tre mesi il contratto di prestazione occasionale ha visto mediamente coinvolti, ogni mese, circa 14mila lavoratori (erano circa 19mila in media mensile nel 2019). La numerosità dei lavoratori pagati con i titoli del libretto famiglia, ogni mese, è stata mediamente di circa 9mila unità nel 2019; tra gennaio e febbraio 2020 la numerosità media mensile è stata simile a quella del 2019, mentre a marzo c’è stato un rilevante aumento (35mila lavoratori) a seguito delle disposizioni del bonus baby-sitting.
TN