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Home - Newsletter - Newsletter – 16 marzo 2018

Newsletter – 16 marzo 2018

16 Marzo 2018
in Newsletter

Gli interrogativi sono tutti appuntati sul prossimo governo. Quale partito, quale coalizione, quali alleanze, quali leader. Tutto è avvolto nella nebbia, difficile prevedere una soluzione vincente. E’ però possibile portare avanti degli esercizi di stile, provare a capire quali conseguenze porterebbe una scelta o un’altra. La soluzione più possibile, se si vuole dare stabilità al paese (e questo certamente vuole la gran parte degli eletti, che non è difficile pensare che tutto vogliano meno che rimettersi in gioco, con il rischio di non essere rieletti o magari nemmeno ripresentati) è quella di una alleanza tra Lega e M5S, magari con l’aggiunta di FdI, che tanto potrebbe accontentarsi di poco. Che cosa succederebbe in questo caso, e soprattutto quali conseguenze avrebbe questa scelta per il mondo del lavoro?

Anche qui nebbia fitta, per cui l’unica cosa è affidarsi al buon senso, dato che indicazioni non ce ne sono. In campagna elettorale tutti hanno sparato alto promettendo i classici mari e monti, senza badare troppo, anzi senza badare affatto, al costo delle mirabilie che promettevano. E anche adesso la nebbia non si è diradata: tutti i leader restano fedeli alle loro promesse, parole d’ordine appena attenuate in vista della necessità di tradurle in atti di governo di cui rispondere, in primis verso gli elettori, che sono diventati così volatili in questi anni difficili. I grillini insistono sul reddito di cittadinanza, così come i leghisti sulla flat tax. Due elementi che da soli farebbero piazza pulita di qualsiasi equilibrio dei conti pubblici. Servirebbero decine di miliardi, che non abbiamo, nemmeno da lontano, nemmeno sforando in maniera non smodata il limite del 3% nel rapporto deficit/pil.

Quindi pietra tombale sull’ipotesi di alleanza più quotata? Assolutamente no. Al momento non è immaginabile che i due partiti rinuncino ai loro propositi, ma il trascorrere dei giorni e il successivo fallimento delle diverse prove di forza ipotizzabili potrebbero consigliare un atteggiamento più morbido sui due obiettivi di fondo. Una cosa possibile, per esempio per il reddito di cittadinanza. Al momento esiste già una piattaforma da cui partire, il Rei, il reddito d’ inclusione, voluto dal Pd e realizzato in maniera però considerata insufficiente dai partiti populisti e massimalisti: impegnava 4 miliardi di euro, che però potrebbero diventare magari 8 miliardi, una cifra sempre molto alta, ma forse in grado di essere sopportata. Un sacrificio che i grillini potrebbero anche accettare, specie considerando che già adesso il concetto stesso di reddito di cittadinanza dai vertici del movimento viene indicata soprattutto come una maxi indennità di disoccupazione. E lo stesso potrebbe forse avvenire per la flat tax. Una tassazione uguale per tutti come l’ha annunciata Salvini costerebbe tantissimo, ma se ci si accontentasse di una revisione generale del sistema fiscale, incisiva ma meno costosa, si potrebbe avere lo stesso un risultato, a un costo non esagerato. Certo, che i due partiti vincitori delle elezioni rinuncino alle loro bandiere al momento appare impossibile, ma dopo una lunga e difficile transizione tutto può sembrare e diventare possibile.

E lo stesso può venire dall’abolizione della legge Fornero sulle pensioni. Tutti i populisti l’hanno indicata come la prima cosa da togliere di mezzo una volta arrivati nella stanza dei bottoni. Tornare al sistema di pensionamento che c’era prima del governo Monti costerebbe moltissimo, ma limitarsi ad attenuarla un altro po’ può essere un obiettivo abbordabile. Sono rinunce pesanti da sopportare, ma un’alleanza come quella ipotizzata sarebbe abbastanza forte da far digerire questo e altro a tutti e far passare queste mezze riforme come conquiste di grande successo. L’importante è restare al potere cinque anni spartendosi il potere.

L’altro interrogativo cui rispondere è l’atteggiamento che questo ipotetico governo giallo-verde-nero terrebbe nei confronti del sindacato e in generale dei corpi intermedi. Gli atteggiamenti nella campagna elettorale, e anche nei mesi immediatamente precedenti, non rassicurano le confederazioni, soprattutto quelle dei lavoratori; ma anche qui bisogna pensare che una volta arrivati al governo le politiche di questi partiti non possono non cambiare segno. E’ chiaro che nessuno potrebbe ritenersi al sicuro, anche se si è trovato dalla stessa parte della barricata il 4 dicembre del 2016, perché l’opposizione al Pd non può essere considerato elemento sufficiente per un’alleanza o anche solo per concedere una tregua. Di qui ad arrivare alla guerra però ce ne corre e per questo hanno fatto bene Confindustria e Cgil, Cisl e Uil a battere un colpo con l’accordo del 28 febbraio: hanno dimostrato di esserci, di essere in rado di governare le loro cose, di sapere come comportarsi per il bene dei loro associati, lavoratori e aziende. Attaccarle sarà più difficile.

Del resto l’attacco ai corpi intermedi è qualcosa da usare con molta attenzione. Il precedente di Renzi, che si è alienato il consenso dei sindacati, dovrebbe essere abbastanza eloquente sulle conseguenze che potrebbe avere una politica del genere. E poi non bisogna dimenticare che tra i corpi intermedi ci sono anche i partiti, e indebolire il sindacato significa indebolire anche loro: e questa può diventare una cosa molto pericolosa, anche in una terza repubblica, ammesso che questa stiamo già vivendo.

Contrattazione

Questa settimana è stata siglata alla Electrolux l’ipotesi di accordo che prevede l’uscita anticipata dal contratto di solidarietà, il ricorso alla flessibilità solo nei mesi di maggio, giugno, settembre, il riconoscimento di un’indennità oraria per le ore in flessibilità e il mantenimento dell’incentivazione alle uscite volontarie. Il documento è stato approvato dal 60% dei lavoratori. Alla Rai è stato approvato il rinnovo del contratto collettivo. I sindacati di categoria sottolineano che si tratta di un accordo che pone al centro i lavoratori giovani e le fasce di redditto più basse, senza far venir meno l’attenzione alle nuove tecnologie e allo sviluppo delle professionalità. Sempre in Rai, è stata siglata l’intesa con Fieg e Usigrai per l’estensione del Ccnl giornalisti al servizio pubblico. Nel settore dell’industria metalmeccanica, è stato sottoscritto tra Leonardo e i sindacati di categoria il protocollo sui prepensionamenti. Il documento interessa 1.100 dipendenti che matureranno i requisiti per il pensionamento nell’arco temporale massimo dei 4 anni successivi alle uscite programmate nel biennio 2018-2019. Contemporaneamente, l’azienda avvierà un ciclo di nuove assunzioni. Sempre sul settore metalmeccanico, la multinazionale del settore ferroviario Alstom Italia e i sindacati di categoria, dopo 9 mesi di trattative, hanno firmato un accordo sulla formazione, il welfare, la cultura della sicurezza e sugli incrementi salariali.

Ancora, Confindustria dell’Alto Milanese assieme a Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto un accordo sul welfare aziendale che prevede il ricorso a misure come la previdenza complementare, strumenti a tutela della salute, incentivi agli studi, proposte per il tempo libero rivolti ai dipendenti dell’area. Nel comparto legno-lapidei, Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil e le rappresentanze datoriali Cna, Confartigianato, Claai e Casartigiani hanno firmato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl. Il testo si pone come argine contro il dumping contrattuale, con l’obiettivo di avviare percorsi professionali stabili per i giovani e disoccupati. Previsti inoltre aumenti salariali, che variano a seconda della tipologia di impresa e settore. Nel terziario, Autogrill insieme a Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno raggiunto l’intesa sui prepensionamenti. Il piano è rivolto ai dipendenti che abbino maturato i requisiti minimi per accedere alla pensione di anzianità o anticipata. A fronte delle uscite volontarie, l’azienda si è impegnata a assumere un numero di lavoratori pari al 60% di quelli che aderiranno al prepensionamento.

Analisi

Maurizio Ricci parla delle recenti indicazioni della Commissione Ue di Bruxelles che, in questi giorni, ha raccomandato ai Governi nazionali di equiparare, senza sfumature, il lavoratori “on demand”, sul piano delle tutele sociali, ai lavoratori dipendenti.

Interviste

Tommaso Nutarelli ha intervistato Elvira Serafini, segretario generale dello Snals-Confsal, per approfondire i motivi per i quali il sindacato non ha firmato il contratto dell’istruzione.

Il guardiano del faro

Marco Cianca analizza la condizione delle donne nella politica italiana dopo le elezioni del 4 marzo. La campagna elettorale è stata animata da toni machisti e muscolari. Con la nuova legge elettorale, meno del 40% del è Parlamento sarà rosa. E la situazione non migliora se guardiamo ai partiti, dove i posti di comando e le contese interne hanno come protagonisti esclusivamente gli uomini.

Diario della crisi

Nel comparto delle telecomunicazioni continua lo stato di mobilitazione per i dipendenti di Italiaonline. La Slc-Cgil ha annunciato lo sciopero contro i 500 licenziamenti annunciati dall’azienda e la volontà di cessare le attività sul territorio nazionale. Sulla questione sono intervenuti anche Michele Azzola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, e Riccardo Saccone, segretario generale Slc-Cgil Roma e Lazio, che hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che 49 licenziamenti riguarderanno anche la sede di Roma. Nel settore dell’energia, i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno scritto una lettera alla commissione di Garanzia per lo sciopero e al Ministero dello Sviluppo Economico per denunciare l’atteggiamento di Engie, multinazionale francese, lesivo del diritto di sciopero dei lavoratori. Nel comparto automotive, Fca ha dato il via al contratto di solidarietà per lo stabilimento Maserati di Grugliasco. La Fiom-Cgil di Torino vede nella decisione dell’azienda il fatto che l’uso degli ammortizzatori sociali non sia destinato a cessare. Torna, intanto, la cassa integrazione per lo stabilimento Fca di Pomigliano. Per la Fiom-Cgil di Napoli è un segnale della difficile situazione nella quale versa l’azienda. Stesso destino anche per i 1.400 lavoratori degli stabilimenti di Crf di Orbassano, alla Purchasing srl di Mirafiori e alla Mopar di None e Volvera. Sul fronte delle Tlc, Tim conferma i 6.500 esuberi, ma i sindacati di categoria non intendono accettare la proposta in assenza di una situazione aziendale e politica chiara. La speranza delle organizzazioni di rappresentanza è che il nuovo Governo si sia insediato prima dell’assemblea degli azionisti. Piaggio Aerospace avvia i licenziamenti per 114 dipendenti in cassa integrazione degli stabilimenti di Genova e Villanova d’Albenga. Per i sindacati la responsabilità di questa situazione grava su diversi soggetti, tra cui Governo e Regione. L’Usb ha denunciato il comportamento, a suo dire ricattatorio, di Telecom nei confronti dei dipendenti. Secondo il sindacato di base, l’azienda ha messo i dipendenti davanti a un bivio: o entro pochi giorni si passa alla solidarietà espansiva, cioè si decurta il salario per finanziare le assunzioni di 2000 precari, oppure parte la cassa integrazione. Nella sanità, la casa di cura Villa Serena di Palermo ha dato il via a 19 licenziamenti. Secondo i sindacati di categoria la scelta del consiglio di amministrazione “segue logiche incomprensibili ed equivoche”. Infine, la Cgil di Roma e Lazio ha indetto per il prossimo 21 marzo uno sciopero per denunciare le condizioni di precarietà degli addetti alle pulizie delle scuole di Frosinone e Latina. Il sindacato denuncia infatti come l’ultima retribuzione risalga a giugno del 2017.

Documentazione

Questa settimana è possibile consultare i dati Istat relativi al mercato del lavoro nel IV trimestre del 2017, le esportazioni delle regioni italiane, sempre dello stesso periodo, le cifre del commercio al dettaglio di gennaio 2018 e i dati sui prezzi al consumo di febbraio. Inoltre è presente il documento Osservatorio andamento della crisi: crisi, ripresa e cassa integrazione, l’indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane e il testo dell’ipotesi di rinnovo del Ccnl del settore legno-lapidei.

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