E’ entrata nella fase più calda la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo un mese e mezzo di approfondimenti, riunioni tecniche, scambi di documenti, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori sono arrivati al punto più caldo. Accorgendosi di avere posizioni tra loro difficilmente conciliabili, soprattutto sul tema più importante, quello del salario. In altri tempi il negoziato in queste condizioni sarebbe stato interrotto e sarebbero partiti gli scioperi più o meno duri. Adesso gli scioperi non fanno più tanta paura, per cui le tre federazioni di Cgil, Cisl e Uil hanno messo in conto qualche sospensione del lavoro, ma hanno anche chiesto di incontrare i presidenti di Federneccanica e Assistal: non per tentare una mediazione che sanno essere impossibile in quella sede, dato che sarebbe una sconfessione plateale della trattativa imprenditoriale, ma per da un lato guadagnare tempo, dall’altro lavarsi la coscienza dimostrando di aver tentato tutte le vie possibili.
Gli scioperi verranno tra qualche giorno e avranno un sapore diverso da quelli degli ultimi anni perché Fiom, Fim e Uilm hanno deciso di marciare assieme, tutto sarà deciso e fatto assieme come ai bei vecchi tempi. Anzi le tre federazioni hanno fatto anche di più perché hanno deciso di varare le regole della loro convivenza attuando nei fatti quanto disposto con il Testo unico del gennaio del 2014. Insomma tornano le tute blu unite, ma non fanno molta paura perché sette anni di crisi devastante hanno cambiato il mondo, gli scioperi o non si fanno, nel senso che i lavoratori spesso e volentieri vanno a lavorare lo stesso, oppure sono benedetti dai datori di lavoro perché consentono di non pagare i salari senza perdere produzione dal momento che il mercato, soprattutto quello interno, non accenna a riprendersi.
Insomma, lo scenario sembra davvero piatto, nel senso che non si vede cosa potrebbe accadere per cambiare la situazione. Si parla di una trattativa molto riservata che si sta svolgendo tra le parti proprio sul tema del salario, ma non solo non se ne sa assolutamente nulla, soprattutto sembra per il momento ancora molto difficile che possa arrivare in porto.
Quello che è sicuro è che Federmeccanica non ha alcuna voglia di tornare a vecchi accordi, come si sono sempre fatti. Stefano Franchi, il direttore generale, ma anche Fabio Storchi, il presidente di Federmeccanica, non perdono occasione per ribadire che vogliono non un rinnovo, ma un rinnovamento del contratto. Deve essere qualcosa di molto innovativo o è meglio non farne nulla. La possibilità che la trattativa finisca nel nulla è molto reale. L’alternativa è un accordo che accetti l’innovazione più profonda, che è quella relativa al salario che è stata presentata nel mese di novembre e mai modificata, nemmeno in una virgola.
Gli industriali metalmeccanici puntano a un accordo che elimini gli aumenti salariali come li abbiamo conosciuti per settanta anni. Vogliono al contrario che sia fissato un livello minimo di retribuzione e che nessuno guadagni di meno. Un livello che ogni anno venga rivisto, quando l’Istat a maggio comunica la crescita del costo vita nell’anno precedente. Gli aumenti salariali secondo questa visione devono invece arrivare in azienda, ma solo dove è stata prodotta ricchezza. Insomma gli industriali metalmeccanici propongono un salto rispetto al passato. Prima si fissavano gli aumenti salariali sulla base dell’inflazione contrattata, poi su quella prevista, adesso si dovrebbero determinare su quella accertata, mentre i negoziati in azienda possono consentire una distribuzione di ricchezza, ma solo se questa è stata prodotta.
Un’innovazione profonda rispetto al passato, con un unico precedente, peraltro anomalo, quello dei dirigenti di aziende industriali che qualche anno fa rinunciarono agli aumenti uguali per tutti fissando un livello retributivo minimo e rinviando a trattative in azienda per gli aumenti legati ai risultati. Una via che però Fiom, Fim e Uilm hanno detto di non poter o voler percorrere. Gli aumenti dei minimi a loro avviso interesserebbero solo il 5% della categoria e questo impedirebbe loro di poter accettare l’innovazione. In realtà non è proprio così, perché quello indicato da Federmeccanica sarebbe solo un minimo, ma gli aumenti ci sarebbero, ma legati all’andamento aziendale e negoziati lì, al livello di impresa. Non tutti fanno negoziati d’azienda, è vero, ma la percentuale non è bassissima nel settore dei metalmeccanici. Si potrebbe far crescere la quota di chi fa contrattazione di secondo livello ricorrendo a trattative territoriali, ma Federmeccanica non vuole negoziati territoriali perché a loro avviso la crescita della produttività non può esser calcolata che in azienda, altrimenti si tornerebbe alle scommesse del passato, tropo spesso perse.
Federmeccanica non prevede però solo il livello minimo e negoziati in azienda: sono previste molte cose nel welfare integrativo, previdenza e sanità integrative, formazione per tutti come diritto soggettivo, varie altre cose che alla fine costituiscono comunque un aiuto non indifferente per i lavoratori. Avere buoni pasto, o asili nido, o aiuti per gli acquisti alimentari e via dicendo sono cose che possono aiutare davvero i lavoratori: hanno un difetto, che non dando luogo a contribuzione non danno linfa alla futura pensione, ma ai lavoratori queste cose interessano molto come si è visto nei negoziati aziendali.
E allora? Cosa può accadere? E’ molto difficile rispondere, proprio perché questa trattativa è anomala rispetto al passato. C’è da dire che se il punto più difficile è quel 5%, ossia il numero dei lavoratori che sarebbero al di sotto del minimo, tutto è comunque legato al livello di questo salario minimo. Se si alzasse un poco, quel 5% potrebbe crescere e forse l’opposizione dei sindacati potrebbe diminuire. Quello che forse è possibile affermare, tranne rivolgimenti estremi, è che l’accordo o sarà unitario o non ci sarà. Accordi separati come in passato sono da escludere, la Fiom è intenzionata a chiudere il contratto e non molla. Ma anche Federmeccanica è ferma, sostenuta dal fatto che tutti e due i candidati alla presidenza di Confindustria, Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia, nei loro programmi, resi noti questa settimana, hanno sposato la linea della Federmeccanica. La settimana prossima ci sarà l’incontro con i due presidenti, poi viene la Pasqua, dopo il negoziato non potrà non riprendere, magari in maniera sotterranea, ma qualcosa accadrà.
Contrattazione
Importante conquista dal fronte dei call center: per i lavoratori Telecom si è arrivati all’accordo sulle clausole sociali nel processo di cambi d’appalto. Ora, secondo i sindacati, sarà necessario fare altrettanto per le gare realizzate da Poste Italiane ed Enel. Sempre a proposito di appalti, in sede di trattativa sul nuovo codice, il Governo ha manifestato l’apertura sulle concessioni autostradali.
Per quanto riguarda il caso Meridiana le trattative proseguono, ma i 900 esuberi rimangono sul tavolo. Allo stesso modo, i negoziati per il rinnovo dell’integrativo del gruppo Fincantieri proseguono senza che diminuiscano le distanze fra le parti sociali. Infine, è saltato l’accordo sui lavori di pubblica utilità per i lavoratori dell’Ilva di Genova. Infine, il gruppo Wärtsilä ha raggiunto un accordo per il contratto di secondo livello con Fim e Uilm.
Diario della crisi
I sindacati dell’agroindustria denunciano la forte crisi del settore, a partire dall’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali, e chiedono la convocazione urgente di un tavolo istituzionale. Il colosso dell’informatica Ibm, intanto, dichiara 300 esuberi, e i sindacati chiedono l’intervento del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.
Dalla regione Sardegna, continuano a prolungarsi i tempi dell’annosa vertenza Alcoa che interessa i lavoratori del Sulcis: Glencore prende tempo, chiedendo “delucidazioni” sui costi energetici.
In Piemonte, all’indomani dell’annunciato fallimento dell’Ims, i lavoratori dei siti di Sparone e Druento annunciano 8 ore di sciopero, mentre 4 ore di sciopero sono state indette per i lavoratori torinesi della Microtecnica, dopo che l’azienda ha annunciato un nuova ondata di esuberi.
In Sicilia è prevista, per il 30 marzo, una manifestazione dei sindacati edili di Palermo per il riconoscimento degli adeguamenti contrattuali retributivi.
Continua la protesta delle educatrici e maestre precarie del Lazio, mentre i sindacati del pubblico impiego annunciano lo stato d’agitazione.
Per i lavoratori dell’Ecoindustria, i sindacati della regione Calabria chiedono un incontro urgente al Mise per la ricollocazione di 40 esuberi.
Infine, dalla Campania, arriva l’ennesimo rinvio del tavolo sul futuro dello stabilimento di Valle Ufita dell’ex Irisbus.
I blogger del Diario
Benedetta Buccellato, Benvenuti nel campo profughi della cultura
Bruno Ugolini, Quando l’unità era un valore
Giovanni Pino, Beni culturali, cosa cambia nella nostra legge sullo sciopero
Alessandro Meloncelli, L’evasione, il fisco, e quelle inutili minacce
La nota
La nomina del nuovo presidente di Confindustria si avvicina: Nunzia Penelope fotografa gli schieramenti prima del duello finale tra Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi.
Emanuele Ghiani riferisce del convegno organizzato da Forza Italia con le tre confederazioni sindacali, per dialogare sul futuro delle relazioni industriali.
Fabiana Palombo, infine, riporta l’esito del convegno, tenutosi a Roma, fra lavoratori del settore metalmeccanico, rappresentanti sindacali e di imprese, enti e fondi di formazione, sul tema del life long learning nell’era Industry 4.0.
Analisi
Fernando Liuzzi sulla vertenza del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici: a fronte di un negoziato bloccato, Fim, Fiom e Uilm, riuniti verso una mobilitazione unitaria, si impegnano a definire regole sui rapporti intersindacali.
Interviste
Il direttore del Diario del lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato Paolo Carcassi, vicedirettore di Fondimpresa, in merito allo stato delle attività dei fondi interprofessionali a seguito della circolare ministeriale elaborata d’intesa con l’Anac.
Documentazione
Questa settimana, sul sito, è possibile consultare: il programma per la presidenza a Confindustria dei due candidati: Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi; i rapporti Istat su commercio estero, sui prezzi al consumo e sulla produzione nel settore delle costruzioni; il disegno di legge e il Nuovo Codice sugli appalti; i due documenti di Fim, Fiom e Uilm su regole e valutazione della trattativa per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. Infine, il questionario della Fiom Cgil sulle condizioni di lavoro nello stabilimento di Grugliasco e la lettera dei sindacati per un tavolo al Mise sui 40 esuberi annunciati dall’Ecoindustria.