E’ previsto per la settimana prossima, martedì 24 maggio, l’incontro tra Governo e sindacati per discutere di previdenza. Si parla di Governo, e non solo di ministero del Lavoro, perché è prevista la presenza anche di Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega per i problemi economici e sociali. Quindi un vero summit, come i sindacati non vedevano da tempo. Le speranze che ne esca qualcosa di concreto per il problema pensioni sono però molto tenui, perché le indicazioni che sono venute da tempo sui temi previdenziali dal governo sono quanto meno improbabili.
Proprio ieri, in occasione della manifestazione dei pensionati a Roma, la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha detto che è ragionevole pensare che su un tema così importante e così sentito dai lavoratori si possa arrivare anche allo sciopero generale. E in tempi di unità d’azione tra i sindacati c’è da credere che lo sciopero potrebbe essere unitario, di tutto il mondo del lavoro. Qualcosa su cui Matteo Renzi, che comincia a nutrire forti dubbi sulla reale possibilità di vincere la difficile prova referendaria in ottobre, dovrebbe meditare molto seriamente.
Del resto a spingere per una soluzione sulle pensioni c’è la difficilissima situazione del lavoro, evidenziata ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, dai dati forniti dall’Inps nei giorni scorsi. Era atteso, ma ha colpito ugualmente, il calo verticale dei nuovi contratti a tempo indeterminato, in controtendenza con quanto accaduto l’anno scorso. Era immaginabile che sarebbe andata a finire così, perché l’ondata impetuosa delle nuove assunzioni nei primi mesi del 2015 era dovuta, essenzialmente, alla fortissima decontribuzione attuata con la legge di stabilità del 2015, che aveva cassato più di 8mila euro di contributi l’anno, per tre anni, ai nuovi assunti a tempo indeterminato. Molti avevano avvertito che quella crescita non sarebbe durata se non il tempo della decontribuzione, e così è stato: non appena il governo ha più che dimezzato il taglio dei contributi, le nuove assunzioni sono crollate. E c’è da tremare pensando a cosa potrebbe succedere tra due anni, quando arriveranno a scadenza le decontribuzioni varate nel 2015.
Il punto è che la ripresa economica non c’è ancora e l’occupazione, quindi, cresce solo se drogata.
Il governo aveva pensato di mantenere la decontribuzione, ma la spesa era troppo forte e ha dovuto rinunciare. La disoccupazione giovanile è così destinata a crescere di nuovo, anche perché, e qui c’è il collegamento stretto con la previdenza, è sempre più difficile andare in pensione: l’età pensionabile sale costantemente, e i rimedi ideati dal governo per poter andare in quiescenza in anticipo di qualche anno non sembrano in grado di risolvere, e nemmeno attenuare, la gravità del problema.
E dunque, sarà molto interessante scoprire cosa il governo dirà ai sindacati nell’incontro di martedì prossimo, quali soluzioni proporrà. Le idee che circolano a Palazzo Chigi, e un po’ pure sui quotidiani, lasciano un sapore amaro o perché sono punitive per chi vorrebbe andare in pensione prima dei 67 anni, o perché già si sa che non sono facilmente praticabili. Come quella, ipotizzata già l’estate scorsa da Nannicini e rilanciata ieri dal ministro Giuliano Poletti, secondo la quale si potrebbe intervenire tagliando in modo strutturale sei punti di contribuzione: tre a carico dei lavoratori, e altri tre a carico delle imprese. Il costo del lavoro certamente si ridurrebbe, ma cosa accadrebbe alle pensioni future, ormai calcolate interamente col contributivo, cioè appunto sul valore reale dei contributi versati?
Vale la pena di ricordare, a questo proposito, che il presidente dell’Inps Tito Boeri ha già lanciato l’allarme sulle pensioni dei giovani, che saranno ridottissime a causa dei percorsi lavorativi sempre meno lineari. Inoltre, nel caso si decida che tocchi allo Stato farsi carico di una parte della quota di contributi tagliati, con quali risorse pubbliche si coprirà la spesa?
Insomma, il problema è di difficile soluzione, anche perché, come hanno testimoniato nel corso della loro manifestazione giovedì scorso i sindacati dei pensionati, c’è anche tutto un elenco di problemi legati a chi una pensione già ce l’ha, ma la ritiene insufficiente e spesso anche ingiusta.
Contrattazione
Incontro positivo, dopo le proteste delle ultime settimane, tra sindacato e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulle concessioni autostradali. Il ministero ha precisato la possibilità da parte delle Concessionarie Autostradali di poter eseguire in gestione diretta lavori, servizi, mediante internalizzazione. Nel settore metalmeccanico, scongiurati numerosi licenziamenti grazie a due accordi. Il primo, relativo alla Ibm, prevede una doppia soluzione: l’uscita dei soli lavoratori che volontariamente decideranno di andare in mobilità a fronte di un incentivo economico, oppure la ricollocazione attraverso corsi di riqualificazione professionale; il secondo accordo riguarda i 221 lavoratori della Mdt-Ims che saranno riassorbiti dalla Ims in fallimento. E ancora, sul fronte dei rinnovi contrattuali, mentre resta ancora al palo la trattativa dei metalmeccanici riparte invece il confronto per il contratto del comparto gas&acqua, mentre per il comparto del vetro è stata approvata dall’assemblea dei delegati la piattaforma unitaria per il rinnovo, con una richiesta di aumento salariale medio nel triennio di 110 euro medi. E ancora, Fai-Cgil, Flai-Cisl e Uilapesca, hanno siglato con la Fao un importante accordo contro la pesca illegale. L’intesa introduce la possibilità per tutti gli Stati di ispezionare e contrastare la pesca illegale a livello mondiale indipendentemente dalla nazionalità della nave che la esercita. Infine, è stato siglato un importante accordo con l’Eni che prevede il premio di risultato 2015 del valore di 1.703 euro medi.
Interviste
Massimo Mascini ha intervistato il segretario nazionale della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi, sullo ‘’stato di salute’’ di una categoria, quella degli edili, che da anni fa i conti con una pesantissima crisi, ma che è tuttavia arrivata a contare oltre 300mila iscritti, chiudendo inoltre il bilancio 2015 con entrate per quasi 3 milioni di euro.
I blogger del Diario
Antonio Sansone, Thyssen: giustizia e riconciliazione
Salvo Guglielmino, Renato Zero e i “sindacati no”
Alessandro Meloncelli, Agenzia Entrate, il fallimento dell’anti evasione
Diario della Crisi
Questa settimana continuano i disagi nella consegna della corrispondenza da parte di Poste italiane. A protestare l’Adiconsum Messina, dopo che le polemiche della scorsa settimana dell’Assemblea regionale e dopo che i sindacati avevano dichiarato lo stato d’emergenza. Inoltre, per il prossimo lunedì, 23 maggio, i sindacati di categoria Slp-Cisl, Slc-Cgil, Confasl, Failp Cisal, Uglcom della Lombardia hanno indetto lo sciopero di tutto il personale di Poste Italiane Lombardia di qualsiasi settore contro la cessione di ulteriori quote azionarie sul mercato. La mobilitazione prevede anche una manifestazione in Piazza Affari a Milano. In agitazione anche il mondo della formazione. I sindacati di categoria insieme ai lavoratori del Miur hanno messo in campo, il 19 maggio, una giornata di protesta negli uffici scolastici regionali e centrali su tutto il territorio nazionale contro le mancate risposte del governo di fronte alle richieste di investimenti occupazionali, necessari per porre fine al grave declino dei servizi della scuola pubblica. Mentre il 20 maggio, si è svolto un presidio a Montecitorio per denunciare il deficit di 20mila lavoratori nel settore educativo e nella stessa giornata si è svolto lo sciopero di tutto il personale della scuola, docenti, dirigenti e personale Ata per richiedere l’immediato rinnovo del contratto. Lo sciopero ha interessato circa 8.600 istituti italiani, con manifestazioni in molte citta’ d’Italia. Con l’aumento della povertà e della disuguaglianza del paese anche la casa sembra essere quotidianamente un campo di battaglia. Cgil, Cisl, Uil Lombardia, con i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini, Conia hanno promosso una petizione e una raccolta di firme in materia abitativa mentre a Palermo i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione per le mancate politiche abitative della città. Infine, pioggia di licenziamenti nel settore turistico: è stata avviata infatti, una procedura di licenziamento collettivo da parte di Ata Hotels senza alcun accordo, denunciano i sindacati, mettendo a rischio 220 posti di lavoro e la chiusura di numerose strutture alberghiere.
Documentazione
Questa settimana, è possibile consultare nella sezione: il Testo del rapporto annuale pubblicato dall’Istat, e il rapporto 2016 “Le imprese di biotecnologie in Italia” di Federchimica. Numerosi i testi degli accordi da visionare: la Piattaforma del rinnovo contratto nazionale del comparto del vetro, l’Ipotesi d’accordo per regolamentare il sistema della distribuzione urbana UPS , il Verbale dell’accordo Mazzucchelli 1849 con Federmanager e infine il Verbale dell’accordo e la retribuzione tabellare di Federculture.