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Newsletter – 20 novembre 2020

redazione
Novembre20/ 2020

Narrano le cronache sindacali che nell’ultimo faccia a faccia tra Maurizio Landini e Carlo Bonomi quando il primo ha sollecitato il secondo a dare il via libera alla chiusura delle trattative in corso per il rinnovo dei contratti nazionali di categoria, il presidente di Confindustria abbia mostrato sorpresa. “Non capisco, ha obiettato, mi sembra che le trattative in corso stiano procedendo, sia pure con tutte le difficoltà dettate dalla congiuntura difficile”. E in effetti non aveva torto, perché nelle ultime settimane parecchi contratti sono stati conclusi con grande soddisfazione delle parti. Il legno, la plastica, la sanità privata, gli alimentaristi perché la pattuglia dei primi firmatari dell’accordo separato si è ingrossata parecchio, infine le telecomunicazioni. Ne restano parecchi in corsa, i metalmeccanici in primo luogo, ma anche per questi potrebbe avvicinarsi il momento della stretta conclusiva dal momento che dopo una prima interruzione le trattative stanno per essere riprese su invito proprio della parte imprenditoriale. Insomma, sembra essere terminata quella fase, che Bonomi nelle prime settimane della sua presidenza aveva avviato, di dura contrapposizione proprio sul terreno dei rinnovi contrattuali. E sono cadute le polemiche, anche queste abbastanza dure, del vertice di Confindustria sul rispetto delle indicazioni contenute nel Patto della fabbrica, l’accordo interconfederale firmato nel marzo del 2018. Non se ne fa più parola, o meglio si è dimostrato che quelle regole possono essere rispettate senza problemi.

Ne fa fede proprio l’ultimo accordo, quello sulle telecomunicazioni. Un settore delicato, frontiera dell’innovazione, strategico in un mondo che si fa sempre più digitale e chiede una connessione sempre più perfetta e diffusa. L’accordo firmato in questi giorni, dopo lunghi mesi di trattativa, risponde a tutte le esigenze di un rapporto ottimale di relazioni industriali avanzate. Come si evince dalle interviste che hanno rilasciato a Il diario del lavoro Vito Vitale e Laura Di Raimondo e dall’analisi firmata da Massimo Forbicini, si tratta di un contratto che innanzitutto cerca la collaborazione partecipativa tra le parti sociali, chiamate a dibattere i principali problemi del settore per trovare, appunto assieme, una soluzione vincente. Era proprio questo il contenuto principale dell’accordo interconfederale che aveva portato nel 2014 alla firma del testo unico sulle relazioni industriali e la contrattazione, ma il principio non era mai stato coniugato con tanta chiarezza. Il nuovo contratto invece prevede sedi di consultazione, di analisi e di decisione comune su tutti i punti delicati del settore, garantendo il rispetto reciproco che le parti debbono avere per poter convivere e prosperare. E ha osato prevedere perfino delle sanzioni pecuniarie per chi non rispetta i principi che le parti si sono date.

E anche sul piano salariale questo nuovo contratto ha dimostrato che era possibile chiudere un’intesa mantenendo gli impegni assunti in materia retributiva del Patto della fabbrica. E infatti la nuova normativa precede un Tem, il trattamento economico minimo, e un Tec, il trattamento economico completo, che aggiunge ai minimi salariali il welfare contrattuale (previdenza, sanità e quanto altro), ma anche un Ers, elemento retributivo di settore. Dimostrando così che la crescita reale dei salari non deve avvenire solo in sede aziendale, ma anche al livello di settore. Un dato rilevante che non potrà non essere tenuto presente nelle prossime trattative contrattuali. Perché in tutti i negoziati in corso il problema più rilevante è sempre quello salariale e questo nuovo contratto ha dimostrato che anche questo ostacolo con un po’ di fantasia e di lungimiranza può essere superato.

Ma questo accordo ha mostrato anche un’altra cosa importante, che proprio con i nuovi contratti i settori possono darsi delle regole di politica industriale. Non solo con un accurato intervento sui temi dell’orario di lavoro, della organizzazione del lavoro, sulla scelta dei contratti da perfezionare, ma anche intervenendo sui punti più delicati del comparto, come è quello del Customer care per le telecomunicazioni. Le parti hanno messo a fuoco gli interventi che a loro avviso dovrebbero essere attuati per migliorare la produttività e l’efficienza del settore. Indicazioni che obbligheranno il governo a muoversi all’interno di precise direttive che sarebbe difficile ignorare. E ancora colpisce l’attenzione che viene data in questo accordo alla persona. Sia con l’istituzione di un Fondo bilaterale di solidarietà da far intervenire quando si è in presenza di ristrutturazioni che con l’attenzione dedicata alla formazione dei lavoratori, al reskilling perché sia sempre alta l’occupabilità delle persone e le imprese possano contare sule professionalità nuove che l’innovazione richiede.

Un’intesa importante sotto diversi aspetti, che instaura un nuovo corso di relazioni industriali. Non è più tempo di mostrare i muscoli, impegno, come ha sottolineato Annamaria Furlan, che non ha mai portato buoni frutti. E’ il dialogo il sistema perfetto, che consente di trovare nel rispetto reciproco la forza per risolvere i problemi che si pongono. Proprio con il Testo unico del 2014, che questo accordo riprende esplicitamente, si era segnata una diversificazione, un cambiamento, che però era rimasto poi sulla carta per le difficoltà ad applicarlo. Adesso è possibile una ripartenza, ricominciare dove le parti si erano lasciate. E per questa strada non è difficile credere che le parti sociali riusciranno anche a portare al tavolo con loro il governo per mettere a punto assieme gli interventi che dovranno essere finanziati con le risorse del Recovery Fund. L’Italia è già in ritardo, colposo, su questo fronte. Sarebbe bene che si mettessero da parte gli egoismi e finalmente si badasse all’interesse comune.

Massimo Mascini

Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).

 

Contrattazione

Questa settimana è stato siglato l’accordo tra Confimi Impresa Meccanica e i sindacati di categoria. Nello specifico l’intesa interviene sulla determinazione dei minimi di paga oraria, apportando in media un plus di 20 euro in busta paga. Incremento che sarà corrisposto a tutti i lavoratori in forza al 17 novembre già con la mensilità di novembre mentre, con la retribuzione di dicembre, sarà integrato anche l’importo relativo ai mesi che vanno da giugno 2020 a ottobre 2020. Il documento, spiegano le parti, conferma la volontà di raggiungere un pieno rinnovo contrattuale in tempi brevi. Nel settore della Tlc, INWIT ha siglato un accordo con Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna per la realizzazione di un impianto di copertura indoor con tecnologia DAS (Distributed Antenna System) presso il nuovo stabilimento del gruppo di Valsamoggia, in provincia di Bologna. Proseguono le trattative per il rinnovo del contratto degli artigiani tra Confartigianato, Cna, Casartigiani e Claai e di Fim, Fiom e Uilm. È stato sottoscritto, tra le categorie dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil e Dhl Express l’accordo quadro su retribuzioni e orari. L’intesa riguarda autisti addetti alla distribuzione e facchini addetti alla movimentazione e al magazzinaggio delle merci nelle filiali della multinazionale. L’accordo stabilisce il rispetto dei trattamenti contrattuali, normativi ed economici, legati alla professionalità, per tutti i lavoratori della filiera Dhl. Esclusa anche la pratica del subappalto.

Analisi

Massimo Forbicini analizza i contenuti del nuovo contratto delle Tlc. Tra i punti salienti: la bilateralità, una nuova attenzione alle politiche attive e alla trasformazione del lavoro e dei profili professionali. Un rinnovo, afferma Forbicini, frutto di un modello di relazioni industriali partecipativo, volto essenzialmente a sviluppare e favorire il dialogo tra aziende e sindacati.

Walter Cerfeda sostiene che Trump ha perso le elezioni per le sue idee di società, stato e mondo. Joe Biden e Kamala Harris, argomenta Cerfeda, hanno  saputo interpretare le lacerazioni che si stavano allargando all’interno della società americana, intimorita e incerta nel futuro, bisognosa di rassicurazioni, di sicurezza e di protezioni.

Giuliano Cazzola spiega come, con la recrudescenza autunnale del covid, il vero problema e’ la carenza della medicina territoriale, dove le debolezze riguardano l’organizzazione, le strutture e il capitale umano.

 

Interviste

Il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel. Di Raimondo crede che il futuro delle relazioni industriali sia la partecipazione, posta al centro del nuovo contratto del settore delle telecomunicazioni. Un accordo che rispetta gli impegni del passato, ma è proiettato sugli impegni degli anni a venire.

Emanuele Ghiani ha intervistato Tiziana Bocchi, segretaria confederale della Uil, in merito al confronto sul contratto dei rider. Bocchi accusa Assodelivery di essersi sempre sottratta al confronto col sindacato. Inoltre, afferma, le aziende di delivery dovrebbero spiegare ai sindacati  come funzionano le piattaforme.

Tommaso Nutarelli ha intervistato Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia. Per Duci la concertazione può essere un antidoto alle difficoltà che stiamo vivendo, perche’ dopo la crisi sanitaria, afferma, arriverà quella economica e sociale. Fondamentale è farsi trovare pronti per dare una visione futura al paese. Il Mes è una priorità e con Confindustria è indispensabile riprendere il confronto.

Il guardiano del faro

Marco Cianca afferma come il dibattito tra moderati e radicali, riaccesosi con le elezioni americane, sia ormai storia vecchia. Il covid ha cambiato tutto, tanto che si può parlare di un prima e un dopo coronavirus. La pandemia ha fatto capire quanto siano importanti e protettive le istituzioni e quanto sia imprescindibile l’ombrello dello stato sociale. A parte la prevaricatrice minoranza dei negazionisti, la maggioranza dei cittadini del mondo sembra riacquistare fiducia nelle regole della convivenza civile.

I blog del Diario

Nunzia Penelope riflette sulle polemiche legate alle prossime festività: il governo Conte, osserva, sembra il Grinch del famoso film con Jim Carey, il mostro che odiava il Natale. E’ evidente che ci sono forti rischi legati ai possibili ”assembramenti”, tuttavia il governo sarebbe piu’ efficace se invece di rilasciare dicharazioni estemporanee contro ”feste e festini” si rivolgesse agli italiani chiedendo, ma anche offrendo, buonsenso e serietà.

Giuliano Cazzola analizza le fortune e i risultati del reddito di cittadinanza e dell’uomo chiamato dal Mississippi per implementarlo, il discusso presidente dell’Anpal Mimmo Parisi.

Roberto Polillo critica l’incompletezza e la scarsa trasparenza dei dati forniti dalle istituzioni sulla pandemia. Sotto accusa, spiega Polillo, finisce anche il famigerato Rt.

Alessandra Servidori, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, denuncia una situazione ancora molto critica. Al di là dei gesti simbolici, sostiene Servidori, servono fatti concreti.

Paolo Pirani rimarca il valore dell’agire uniti in questi momenti difficili, dove è bene non dimenticarsi che siamo accumunati tutti dallo stesso destino, e che quindi sarà importante non scordarsi di un valore come l’uguaglianza come metro di giudizio per le scelte da compiere.

Luigi Marelli affronta l’annoso problema della bassa produttività. Dal 1995 al 2019, spiega Marelli, la produttività del lavoro in Italia è cresciuta dello 0,3% contro 1,6% della media europea, in buona sostanza sono circa 25 anni che il nostro paese arranca, non cresce e certo non diventa più competitivo.

Tommaso Nutarelli afferma come i tempi impongono la necessità di aggrapparci a uomini miti ma risoluti, come Sergio Mattarella.

Gaetano Sateriale sostiene come il governo dovrebbe essere il regista di una stagione di programmazione condivisa, non l’arbitro tra due contendenti, sindacati e Confindustria. Ma la parola “concertazione” sembra essere uscita dai radar della politica.

Diario della crisi

I sindacati di categoria della funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil, hanno proclamato lo sciopero nazionale di comparto per il 9 dicembre per l’intera giornata o turno di lavoro, con la garanzia dei servizi minimi essenziali previsti. Dietro allo stato di agitazione dei dipendenti pubblici, affermano i sindacati, la mancanza di risorse necessarie per lavorare in sicurezza, per avviare una vasta programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il finanziamento dei rinnovi Ccnl Sanità Pubblica, Funzioni Locali e Funzioni Centrali. Le organizzazioni sindacali Federazione CIPe SISPe SINSPe, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, La.Pe.L, SIMET, SMI, SNAMI hanno proclamato lo sciopero dei medici. Questa decisione, spiegano le sigle, è stata presa per segnalare all’intera opinione pubblica “i rischi del tracollo della medicina territoriale e conseguentemente le serie ripercussioni sulla popolazione”. Il Coordinamento Nazionale di Fim, Fiom e Uilm del Gruppo ArcelorMittal Italia ex-Ilva ha annunciato per mercoledì 25 novembre una giornata di mobilitazione nazionale, con sciopero di 2 ore, presidi, iniziative e collegamenti dagli stabilimenti. I sindacati chiedono un nuovo e immediato confronto con il governo per una seria discussione sul futuro del gruppo e dell’acciaio in Italia. Prosegue la mobilitazione dei sindacati dei metalmeccanici per la vertenza Whirlpool. Fiom, Fim e Uilm chiedono un tavolo permanente al Mise.

Documentazione

Questa settimana è possibile consultare il testo della legge di Bilancio 2021, la nota della Banca d’Italia sulle misure per contrastare gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro e la circolare del ministero del Lavoro con le tutele per i rider. È inoltre presente il documento finale del coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm sull’ex-Ilva, la congiuntura di Confcommercio, e i dati dell’Istat sulla produzione nelle costruzioni e il commercio con l’estero e i prezzi all’import

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