L’Italia si impoverisce. È sempre più difficile ormai nascondere le cifre calanti della nostra economia. La produzione industriale fa segnare cifre al ribasso, la crescita stenta a salire oltre l’1%, nonostante le iniezioni di fiducia che giornalmente vengono dai palazzi del governo. Lo spread non cresce troppo, ma resta a livelli altamente pericolosi, che il paese non può permettersi. Nulla di inatteso, purtroppo, era abbastanza prevedibile che ciò accadesse. Nonostante la riduzione, annunciata, ma ormai data per certa, del deficit sul Pil al 2% e magari anche un po’ sotto, è difficile far quadrare i conti per l’anno a venire. Non siamo alla recessione, come assicurano al momento gli industriali metalmeccanici, ma la stagnazione è arrivata e fa tremare i polsi perché siamo appena usciti, e nemmeno completamente, dalla crisi decennale che ha colpito il mondo intero e nessuno ha voglia di ricominciare.
Ma il problema non è tanto questo, quanto il fatto che il governo non faccia nulla per fermare questo disastro annunciato. Anzi va avanti con baldanza e spregiudicatezza come se non fosse il suo compito quello di assicurare benessere ai cittadini. Ne fa fede l’esito della riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi mercoledì tra i vertici del governo e gli imprenditori piemontesi del Sì Tav. Subito dopo l’annuncio di questa convocazione si era pensato che dopo la grande prova di forza di tutte le forze economiche a Torino il lunedì, quando i rappresentanti delle categorie produttive avevano gridato a difesa delle grandi opere e quindi dell’economia, il governo si fosse reso conto degli errori commessi e fosse pronto a una marcia indietro, a cercare un accordo che consentisse la ripartenza dei grandi lavori.
E invece è finita nel peggiore dei modi, i politici hanno negato di avere qualsiasi intento persecutorio, ma hanno ribadito che prima di ridare il via a quelle opere bloccate attenderanno gli esiti dell’analisi costi benefici avviata. Basta attendere qualche settimana, hanno fatto capire, e poi tutto riprenderà normalmente. A parte il fatto che tutte quelle opere, dalla Tav al Terzo valico, alle diverse pedemontane e agli altri grandi progetti, tutte erano già state oggetto di attentissime analisi, e non era pensabile il contrario appunto considerando la loro dimensione, resta che dal governo è arrivata solo la conferma del blocco.
Nessuna marcia indietro, nessuna assicurazione che al più presto si riprenderà a lavorare. I rappresentanti del governo si sono limitati ad affermare che era loro diritto sacrosanto perdere tutto il tempo che credevano opportuno per essere sicuri di non gettare dalla finestra soldi pubblici. Senza tener conto del fatto che proprio il tener sospeso tutto a tempo indefinito rappresenta un costo vivo altissimo, in danaro e in mancata occupazione.
La verità è che il governo è prigioniero delle promesse fatte in campagna elettorale, i leader della Lega e dei 5Stelle forse non avevano preventivato che gli elettori, una volta dato il loro consenso, avrebbero preteso di avere quello che era stato promesso. E adesso non sanno come uscire dalla trappola nella quale si sono cacciati che rischia di penalizzarli politicamente, in termini di consensi. Una paura concreta perché la crescita improvvisa di questi partiti è venuta dal consenso di tutti coloro, e purtroppo sono tanti, che ragionano (e poi votano) con la pancia e non con la testa, pronti quindi a cambiare bandiera al primo alito di vento contrario.
Insomma, gli imprenditori piemontesi sono tornati a casa a mani vuote e lo stesso rischiano di fare tutti coloro che parteciperanno in questi giorni alla serie di incontri annunciati dai leader dei partiti della maggioranza. Perché adesso Salvini e Di Maio fanno a gara a invitare gli imprenditori nelle loro sedi, per capire quali siano i problemi, ma si guardano bene dal prendere poi delle decisioni per andare incontro alle richieste che gli vengono rivolte. Eppure, questi industriali, artigiani, commercianti, non chiedono la luna, vorrebbero solo avere delle certezze per poter fare i loro conti, per decidere gli investimenti da fare. Vorrebbero delle parole chiare ma soprattutto definitive dal governo, sapere se quelle grandi opere si faranno mai e come, quali i provvedimenti che verranno presi.
Perché manca al momento ogni certezza, il Parlamento continua da settimane a votare una legge di bilancio che tutti sanno sarà cambiata nei prossimi giorni. Ma quando? E soprattutto come? Questo non è dato sapere, ma è proprio su questo che le categorie produttive insistono. Il partito del Pil, come viene evocato con bella inventiva giornalistica, in realtà non esiste, non è certo una forza parlamentare, né aspira a esserlo. Ma, come dicono spesso gli industriali, rappresenta l’asse trainate dal paese, la sua spina dorsale. Non può rimanere per sempre a metà del guado. A un certo punto si stufa e se ne va. Con tutto danno della nostra economia.
Massimo Mascini
Contrattazione
Questa settimana nel settore bancario è stato firmato tra il Gruppo Intesa Sanpaolo e i sindacati l’accordo per le famiglie omogenitoriali. Il documento prevede che tutte le disposizioni sul work-life balance previste dalla normativa siano applicate anche per l’assistenza ai figli del coniuge o convivente di fatto, anche in caso di genitori dello stesso sesso. Inoltre viene introdotto per i padri un surplus di tre giorni di permesso retribuito, raddoppiati in caso di parto gemellare e triplicati in caso di parto plurigemellare. Sempre nel comparto finanziario è stato sottoscritto il primo contratto integrativo di Finlombarda S.p.A. Il documento prevede novità per quanto riguarda sia la sanità sia la previdenza integrativa e forme di conciliazione vita lavoro. Inoltre il contratto contempla l’accesso al part-time, anche oltre i casi disciplinati al livello legislativo. Nel fisco, Riscossione Sicilia S.p.A. ha sottoscritto il verbale di accordo del contratto collettivo del 28 marzo 2018. L’accordo, che era stato precedentemente sottoscritto da Agenzia delle entrate-Riscossione ed Equitalia Giustizia S.p.A., non era ancora stato ratificato dalla società di riscossione operante in Sicilia. Nel settore della moda, Prada ha previsto per i suoi 4mila dipendenti un premio in welfare di 1.500 euro. Con il denaro i lavoratori potranno acquistare beni o servizi come spese per asili nido, assistenza medica, centri estivi, trasporti, o occasioni di svago come teatri, musei, palestre e viaggi.
La nota
Ferdinando Liuzzi ha seguito la presentazione della 148esima indagine che Federmeccanica tiene su base trimestrale. Per l’associazione che rappresenta le imprese metalmeccaniche diversi sono i fattori di incertezza che gravano sul settore, avviato verso una sostanziale stagnazione.
Tommaso Nutarelli ha seguito la conferenza stampa congiunta di Fiom. Fim e Uilm per fare il punto sulle vertenze di Industria Italiana Autobus e Blutec. I sindacati sottolineano come per entrambe le aziende il tempo stia scarseggiando, le soluzioni messe in campo rischiano di non essere attuate e dal ministro Di Maio continuano a non arrivare informazioni in merito.
Interviste video
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini ha intervistato il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, sulla petizione lanciata dall’associazione a sostegno dell’alternanza scuola-lavoro e sui contenuti della 148esima indagine congiunturale presentata mercoledì a Roma. Sempre Mascini ha intervistato Massimo Masi, segretario generale della Uilca, il sindacato del credito della Uil, per capire come si prospetta il rinnovo del contratto e quali sono le prospettive del sindacato.
Servizi a cura di Emanuele Ghiani.
Interviste
Nunzia Penelope ha intervistato Gigi Petteni, presidente Inas Cisl, sul ‘’caso Blangiardo’’, lo studioso indicato dal governo per guidare l’Istat e al centro di forti polemiche. Petteni sottolinea però che Gian Carlo Blangiardo è in ogni caso un demografo di grande levatura, spesso consultato dal sindacato di Via Po per la sua competenza.
I blog del Diario
Giuliano Cazzola fa il punto sulle diverse reazioni del mondo del lavoro alla manovra giallo-verde. Se da una parte gli imprenditori hanno fatto sentire, a più riprese, la loro voce di dissenso, i sindacati tacciono.
Sempre Cazzola ricorda il 2 ottobre del 1925 quando a Palazzo Vidoni fu sottoscritto un accordo con il quale la Confindustria riconosceva l’esclusività della rappresentanza sindacale alla Confederazione fascista. La libertà sindacale, spiega Cazzola, è una delle stimmate che contraddistinguono la democrazia. Quando essa viene repressa, l’organizzazione sindacale è la prima ad essere colpita.
Costantino Corbari ci parla del 36° Torino Film Festival, durante il quale dopo un periodo in cui sembrava essere scomparso dagli schermi, il lavoro è stato di nuovo protagonista in un interessante numero di opere.
Il guardiano del faro
Marco Cianca traccia un parallelismo tra la Francia di Emmanuel Macron, nella quale imperversa la protesta dei “gilet gialli”, e il Cile di Salvator Allende del 1973 il colpo di stato portò al potere Augusto Pinochet.
Il diario della crisi
Nel comparto dell’edilizia, dopo l’annuncio di Cementir dei 327 licenziamenti, le Rsu dello stabilimento di Bergamo e le segreterie Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil della Lombardia hanno chiesto un incontro urgente all’assessore regionale. Se non dovessero arrivare risposte, per il 17 dicembre è stato proclamato un presidio davanti al Mise. Nell’industria immobiliare, Assoimmobiliare e Ance esprimono grande preoccupazione per gli effetti che il nuovo decreto legislativo in materia di deducibilità degli interessi passivi avrà sull’intero settore, in particolare alle modifiche introdotte all’articolo 96 del Testo unico delle imposte sui redditi. Il timore è che il decreto freni gli investimenti. La Cgil ha lanciato l’allarme sui lavoratori socialmente utili impiegati presso le amministrazioni pubbliche di Calabria, Puglia, Basilicata e Campania. Il rischio è che non vengano garantiti occupazione e salari. Per la Confederazione “è urgente trovare soluzioni, già nella prossima legge di Bilancio, agli attuali vincoli che impediscono la stabilizzazione nell’immediato di questi lavoratori”.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la relazione del segretario generale della Fillea-Cgil Alessandro Genovesi, durante il congresso nazionale e la relazione del segretario generale del segretario generale della Fismic-Confsal Roberto Di Maulo, presentata al congresso nazionale. Inoltre sono presenti i dati dell’Istat su condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie, le stime del commercio al dettaglio e la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. Infine sono disponibili i documenti del XX Rapporto sul mercato del lavoro e sulla contrattazione collettiva presentato al Cnel.