Accordo fatto per l’Ilva. Sembra un miracolo, dopo che è stata burrasca per troppo tempo. Adesso tutti tirano un sospiro di sollievo, la paura della chiusura è scampata. Tutti i lavoratori dell’azienda avranno un lavoro, i loro diritti resteranno integri. La manifattura italiana avrà l’acciaio che le è indispensabile. Una lettura attenta del testo dell’accordo toglierà gli ultimi dubbi. Resta un po’ l’amaro in bocca perché sono stati persi 6 mesi di tempo, e non sono pochi considerando che l’azienda perde un milione di euro al giorno. Sei mesi fa Carlo Calenda, allora ministro dello Sviluppo, aveva avanzato una proposta che prevedeva esattamente, virgola in più o in meno, quello che c’è scritto nell’accordo firmato adesso. Non vollero stringere l’accordo alcuni sindacati, nel caso la Fiom e la Uilm, non si fidavano di un ministro che era arrivato alla fine del suo mandato. Un errore, probabilmente, perché proprio la mancanza di tempo aveva spinto Calenda a superare le titubanze proprie di queste trattative, arrivando subito all’osso, indicando la soluzione che evidentemente era la migliore, se anche adesso è stata ripresa.
Peccato, ma è inutile recriminare. È più importante notare che questo governo finalmente ha fatto una cosa. Era il governo del cambiamento, ma a parte le parole poche cose sono state fatte o cambiate. C’è stato il decreto dignità, quello sì, ma forse era meglio se ci pensavano su un altro po’ di tempo e magari scrivevano un provvedimento che non avrebbe fatto male al lavoro, rischiando di aumentare la precarietà anziché circoscriverla, come nelle intenzioni. Il numero dei contratti a termine diminuirà dopo l’approvazione di quel decreto, certo: peccato che diminuirà anche il numero degli occupati, almeno quelli con un contratto di lavoro.
Insomma, un governo che finora ha fatto poco e quel poco ha causato più male che bene. Ma forse qualcosa sta cambiando, questa immobilità sembra destinata a cadere, potrebbe essere venuto il momento di interventi rapidi e molto positivi. Cosa sta accadendo? Per capirlo occorre tenere presente che l’immobilismo che ha caratterizzato il governo nei suoi primi cento giorni era causato da due fenomeni. Innanzitutto, le fortissime differenze di impostazione tra i due partiti della maggioranza. Differenze tanto forti che richiedevano un surplus enorme di lavoro per trovare un accordo sulle cose da fare. I leghisti la pensavano in un modo, i Cinque stelle in un altro, spesso diametralmente opposto. Il secondo fenomeno era invece la tenacia delle convinzioni dei due partiti, per cui nessuno era disposto a cedere.
Di qui l’immobilismo evidente di questo governo, che non può essere addebitato solo alla pausa di agosto o alla necessità di non perdersi una sola festa paesana, se questo era il mondo per avere un po’ più di consenso. Ma, appunto, qualcosa sta cambiando. Nel giro di un paio di giorni o poco più la maggioranza al governo ha cambiato posizione su cose fondamentali: i parametri cui legare l’economia, l’obbligo dei vaccini, il rapporto con gli industriali, la riforma Fornero.
Mettere a punto la legge di stabilità, ossia il documento di finanza ed economia cui legare l’attività di governo, sembra sia diventato una passeggiata, il governo assicura che si terrà fede a tutti gli impegni presi, in Europa e fuori dall’Europa, che non ci sarà nessuna violazione di sacri principi. Insomma, lo spread può tornare indietro. Sui vaccini il dietrofront è stato inspiegato e inspiegabile, ma purtroppo è durato giusto lo spazio di un mattino: nella notte, un altro emendamento ha riportato le cose al punto di partenza. Con gli industriali è stata fatta una pace che potrebbe forse durare un po’ di piu’: è bastata un’intervista di Salvini al Sole 24 Ore e il viceministro è diventato un agnellino, pronto a rassicurare la classe imprenditoriale sulla volontà del governo di aiutare l’impresa a crescere e prosperare. Tanto che il presidente Boccia non ha potuto fare altro che adeguarsi e cambiare a sua volta atteggiamento verso il governo: lui che il giorno prima assicurava di voler scendere in piazza a protestare con i sindacati contro la politica dell’esecutivo.
Né meno veloce è stato l’annacquamento della volontà di fare tabula rasa della legge Fornero, che, assicuravano i due partiti al governo prima delle elezioni, sarebbe stata la prima cosa da fare. Adesso si cincischia, si parla di mille diversi tipi di interventi, di mille modi di realizzare quella quota 100, che però sta significando sempre di più che i fondamenti dell’intervento del governo Monti non subiranno forti traumi. Che si andrà in pensione un po’ prima, magari, ma senza far saltare i conti, tenendo conto di tutte le esigenze più diverse.
Insomma, sembra un altro mondo rispetto solo a pochi giorni fa. Cosa è accaduto nel frattempo? Chi ha consigliato in maniera diversa i due partiti di governo? È possibile che Lega e 5Stelle, messi di fronte all’evidenza dei conti economici, abbiano capito che non potevano avere la luna e abbiano cominciato a selezionare un po’ meglio i loro obiettivi? È possibile, ma sembra un po’ difficile che sia solo questa la spiegazione di questo generale cambiamento. Per ora se ne può solo prendere atto, soddisfatti che intanto almeno i dipendenti dell’Ilva hanno portato a casa un accordo che garantirà loro il lavoro negli anni a venire.
Contrattazione
La notizia centrale della settimana è la firma dell’accordo sull’Ilva, dopo mesi, se non anni, di tribolazioni. L’intesa prevede 10.700 assunzioni e l’ esodo incentivato per circa 2.500 unità. Inoltre, questa settimana è stato rinnovato l’accordo sugli scostamenti inflativi tra Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil e i rappresentanti di Unionchimica Confapi. Nell’intesa, la decisione di corrispondere per intero ai lavoratori di tutti i settori coinvolti nel contratto nazionale di lavoro (chimica, concia e settori accorpati, plastica e gomma, abrasivi, ceramica e vetro), l’ultima tranche di aumento salariale prevista per ottobre 2018.
Analisi
Alessandra Servidori fa il punto fa il punto sulla riforma Ue sul diritto d’autore nel mercato unico digitale. Sempre Servidori ci parla del braccio di ferro tra la Commissione Europea e il Comitato per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere sul gender budgeting, che ha rilanciato il progetto di ampliamento dei fondi per sostenere i diritti economici delle donne
La nota
Sulla vicenda Ilva, che ha visto la chiusura della trattativa tra il colosso franco-indiano, il Governo e i sindacati per l’acquisizione della più grande acciaieria d’Europa, riferisce Fernando Liuzzi, analizzando punto per punto i contenuti del nuovo accordo. Nunzia Penelope mette invece a confronto il piano Di Maio, firmato dai sindacati, e quello presentato nel maggio scorso da Carlo Calenda: ne emerge che sono, in pratica, quasi una fotocopia l’uno dell’altro.
Nunzia Penelope riporta anche sulle novità della ‘’pace’’ tra Confindustria e Governo. O, meglio, tra Confindustria e Matteo Salvini: dopo l’intervista del ministro dell’Interno sul Sole 24 Ore, il presidente degli industriali Vincenzo Boccia archivia la ‘’piazza’’ e si getta alle spalle anche l’insofferenza per il Dl Dignità; ma, tra le righe, conferma tutte le critiche ai 5Stelle.
Video
Sulla giornata cruciale dell’Ilva un video realizzato da Emanuele Ghiani e Fernando Liuzzi dove l’intesa è spiegata con le voci dei protagonisti.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato il segretario generale della Fillea-Cgil Alessandro Genovesi, che dopo la tragedia del ponte Morandi sollecita rapide risposte e spiega: “Genova è lo specchio del paese, può essere l’occasione per rafforzare un nuovo piano infrastrutturale, ma no ai proclami via Twitter’’. Quanto ad Autostrade, per Genovesi la ricostruzione del Ponte può esserle affidata, ‘’se presenterà il progetto migliore e i tempi più brevi”.
I blog del Diario
Aldo Amoretti ritorna sui contenuti del Dl Dignità, evidenziando come, nel dibattito sui contratti a termine, il piano è scivolato dalla considerazione delle esigenze temporanee delle imprese ad allargare l’organico, sull’interesse delle aziende a misurare la idoneità del lavoratore alla prestazione che gli viene richiesta. Ma per questo aspetto esiste già l’istituto del periodo di prova.
Il guardiano del faro
Marco Cianca ci parla dell’importanza e del ruolo della minoranza nel momento in cui il parlamentarismo, divenuto sinonimo di d’incapacità decisionale, di corruzione, di privilegi, vacilli quando il ringhio dell’orda prevale sulla spiegazione.
Diario della crisi
Fim, Fiom e Uilm hanno indetto lo sciopero contro il fallimento dell’Industria Italiana Autobus. In sindacati chiedono al Governo la convocazione di un tavolo ministeriale, per fare chiarezza sugli attuali assetti proprietari. Il segretario generale della Filca-Cisl Franco Turri lancia l’allarme sullo stato di salute nel settore edile, dove, dal 2008, si sono per 800mila posti, e chiede un piano per rilanciare un settore che dieci anni fa rappresentava l’11% del Pil.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat sugli occupati e disoccupati nel mese di luglio, le cifre sui conti economici nel II trimestre e i dati provvisori sui prezzi al consumo. È inoltre presente la nota mensile sull’andamento dell’economi italiana e le stime sul commercio al dettaglio. Per quando riguarda la vicenda Ilva si può visualizzare la bozza di accordo presentata mercoledì all’inizio del confronto al Mise, il testo dell’accordo che è poi stato effettivamente firmato dai sindacati, e infine anche il piano del maggio scorso presentato dall’ex Ministro Calenda. Sono inoltre presenti i dai del Misery Index di Confcommercio e il report Unioncamere sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine.