Uno spettro si aggira per l’Europa, ed è lo spettro dei salari troppo bassi. Rende insonni le notti dei banchieri centrali, a partire da Mario Draghi, che vede vanificati tutti gli sforzi per far salire l’inflazione a colpi di Quantitative Easing, mette in difficoltà gli economisti, che non riescono a spiegarsi per quale motivo, malgrado la ripresa ormai affermata, le buste paga non crescano nemmeno un po’, anzi, in taluni casi arretrino.
Il problema dei salari non è nuovo, ne’ limitato all’Italia; tuttavia negli ultimi anni e’ rimasto sotto traccia, oscurato da un’altra più grave conseguenza della crisi, vale a dire l’emorragia di posti di lavoro. Ora che la crisi sembra alle spalle, e che la ripresa sta ridando un po’ di fiato anche all’occupazione, la contraddizione della mancata crescita delle retribuzioni, in parallelo a quella dell’economia, emerge in piena luce.
Del resto, proprio Mario Draghi, già nel 2014, invitava le parti sociali (entrambe, attenzione: sindacati e imprese) a ‘’lavorare’’ sulle buste paga. Poi, nel 2016, Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, aveva segnalato come eventuali rinnovi contrattuali ‘’al ribasso’’ rischiassero di avere effetti negativi sull’inflazione. Teoria ribadita ancora da Draghi, la scorsa primavera: “un’importante fonte della debolezza dell’inflazione è stata la debole pressione inflazionistica interna, dovuta in parte alla crescita modesta dei salari, ben al di sotto delle medie storiche”, e ben al di sotto ‘’di quanto ci sarebbe attesi con la ripresa in atto’’.
Il Rapporto 2017 della BRI, la banca dei regolamenti internazionali, a pagina 77, affronta il problema con una osservazione solo apparentemente lapalissiana: ‘’la moderata crescita dei salari e’ un segnale del calo del potere contrattuale dei lavoratori’’. Tesi confermata dal recentissimo studio del Fondo Monetario Internazionale, che individua nella precarietà del mercato del lavoro, nell’aumento del part time involontario (cioè obbligato dalla mancanza di un impiego a tempo pieno), nei contratti a termine, una debolezza che si riflette, inevitabilmente, sull’esiguità delle buste paga. Ma attenzione: il Fondo afferma che lo stesso fenomeno si riscontra anche in presenza di contratti a tempo indeterminato, stabili. Quindi, il mistero non si spiega solo con la precarietà del lavoro.
Sta di fatto che tutti, ormai, a livello europeo, hanno ben presente che fino a quando i salari non riusciranno a trovare la strada di un incremento consistente, l’inflazione resterà inchiodata e la ripresa sarà meno robusta di quanto auspicabile. Per dirla in parole molto povere, quello che occorrerebbe oggi e’ forse il contrario di quanto e’ stato fatto con gli accordi 1992-1993: allora il tema era domare una inflazione altissima, mettendo sotto controllo le rivendicazioni salariali; oggi, appunto, i termini del problema vanno capovolti.
Le linee guida di una nuova politica salariale sono ancora tutte da scrivere, ma Cgil, Cisl e Uil stanno iniziando a ragionarci. Il Diario del Lavoro intende dare il proprio contributo, e per questo abbiamo avviato un dibattito pubblico sul nostro giornale, aperto da un intervento di Gaetano Sateriale dal titolo, appunto, ‘’Per una nuova politica salariale’’. A quello di Sateriale sono seguiti in pochi giorni i contributi di altri rappresentanti del mondo del lavoro e accademico: da due esponenti di peso del sindacato come Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl, e Marco Bentivogli, leader della Fim, a Riccardo Sanna, capo economista di Corso Italia, a Leonello Tronti, economista e docente a RomaTre. Ciascuno e’ intervenuto con i suoi ragionamenti e le sue proposte (di ciascun intervento trovate il link piu’ avanti su questa newsletter) tutti comunque convinti della necessità di affrontare il problema.
Una delle strade su cui molti sembrano concordare e’ quella di collegare i salari con la produttività, ma questo comporta necessariamente un allargamento dell’area della contrattazione di secondo livello, oggi limitata a un 25-30% del totale dei lavoratori. La strada per ottenere una base più ampia, suggeriscono i sindacati, sarebbe quella della contrattazione territoriale, ma e’ proprio su questo scoglio che si e’ fin qui arenata la trattativa con la Confindustria per il nuovo modello contrattuale. Gli imprenditori temono infatti che il livello territoriale equivarrebbe a un terzo livello contrattuale. Su questa posizione, da un paio di decenni, si bloccano tutti i tentativi di riforma del sistema delle relazioni industriali. La crisi degli ultimi dieci anni ha poi fatto si’ che ci fosse ben altro su cui discutere, e su cui difendersi. Ora che la crisi e’ passata, però, toccherà affrontare seriamente anche questo nodo.
Perché se i salari non crescono si può pure dare la colpa alla crisi, al mercato del lavoro, alle congiunzioni astrali negative: ma prima o dopo bisognerà pure che qualcuno dica al mondo delle imprese che e’ anche compito loro aumentare le retribuzioni. Luciano Lama, in un lontano convegno bolognese, rivolto a una platea di imprenditori scandì una frase netta: ‘’parlate di meno, e pagate di piu’’. Lo storico leader della Cgil, all’epoca, si riferiva al fisco, più che direttamente ai salari. Ma oggi che le imprese hanno goduto, e probabilmente ancora godranno, di sgravi contributivi o fiscali sulle assunzioni e sugli investimenti, iniziare a discutere in modo concreto di come dare maggior spessore alle buste paga dei loro dipendenti non sarà ancora a lungo rinviabile
Contrattazione
Questa settimana è stato firmato un accordo che garantisce la continuità occupazionale di 51 lavoratori della società Gepin Contact, i quali verranno assunti dalla Abramo Customer Care con il riconoscimento pressoché totale del livello inquadramentale e degli scatti di anzianità, nonché delle condizioni normative pregresse. Nel settore agricolo è stata approvata la piattaforma sindacale unitaria relativa al rinnovo del contratto nazionale degli operai agricoli e dei florovivaisti. Il testo Il testo prevede uno stimolo ai salari di produttività e un consolidamento della bilateralità, con attenzione agli strumenti a sostegno della maternità e della discriminazione di genere. Nell’ambito del welfare la Open Fiber ha sottoscritto con i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e con la Rsu dell’azienda, un accordo sul riconoscimento del premio di risultato ai dipendenti, che prevede la corresponsione di 1.500 euro lordi al raggiungimento complessivo dell’obiettivo strategico dell’azienda per il 2017. Infine è stato sottoscritto un accordo quadro riguardante lo stabilimento Bosh di Bari, nel quale l’azienda si impegna a ritirare le proposte di riduzione di orario e di licenziamenti, garantendo così le prospettive produttive del sito e la sicurezza occupazionale per oltre 1.890 dipendenti.
Analisi
Dopo l’intervento di Gaetano Sateriale “Per una nuova politica salariale”, sul Diario sono proseguiti gli interventi sul tema. Di seguito, i contributi che abbiamo ricevuto questa settimana.
Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl, osserva che i salari contrattati non possono essere orientati solo all’adeguamento all’inflazione dei minimi nazionali o solo ai premi di risultato variabili, ma occorre un pieno riconoscimento della qualità e del valore del lavoro.
Marco Bentivogli, nel suo intervento, ha sottolineato che la sfida per una nuova politica salariale passa attraverso la contrattazione territoriale, da non interpretare come un terzo livello di contrattazione bensì come uno strumento che può aiutare ad agganciare le imprese a progetti comuni di innovazione.
Leonello Tronti a sua volta, afferma che, ai fini di un buon funzionamento del sistema economico italiano, l’utilizzo della “ frusta salariale” risulta elemento importante di pungolo all’ammodernamento di prodotti e processi produttivi.
I ricercatori tedeschi Thorsen Schulten e Malte Lubker, in un articolo pubblicato su Social Journal e ripreso dal Diario del Lavoro, tentano di spiegare il ‘’mistero dei salari’’ europei, inchiodati al ribasso.
Su temi diversi, abbiamo invece ospitato le analisi di:
Roberto Polillo, che interviene sulla situazione del Servizio Sanitario Nazionale, alla luce dei dati che emergono dalla nota di aggiornamento DPEF 2017.
Giuliano Cazzola dice la sua sulla contestatissima questione delle pensioni dei parlamentari, analizzando nel dettaglio il progetto di legge di riforma attualmente all’esame del Senato.
Ernesto Auci analizza il tema dell’invecchiamento attivo, che costituisce una dimensione trasversale ma molto importante degli interventi del lavoro, il welfare e lo sviluppo dell’Italia. Diventa quindi importante “recuperare” gli anziani per favorire il trasferimento di competenze e valorizzare il loro ruolo all’interno della società.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Serena Sorrentino, segretario generale della Fp Cgil, relativamente alla situazione del pubblico impiego, alla luce dell’ipotizzato sblocco dei turn-over, che porterebbe al ricambio di circa 500mila lavoratori e del rinnovo del contratto nazionale.
Ancora Tommaso Nutarelli ha intervistato Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil Roma e Lazio, che fa il punto sul “caso” Almaviva, sui recenti stanziamenti del Fondo Europeo destinati all’occupazione e sulle necessità di rimodellare il sistema delle garanzie per far fronte alle fisiologiche incertezze del comparto.
Emanuele Ghiani ha intervistato Agostino Megale, segretario generale Fisac Cgil, per approfondire i temi trattati nel Rapporto “Poveri salari: tra diseguaglianze, crisi bancarie e contratti”
Il blog del Diario
Riccardo Sanna interviene nel dibattito sulle politiche salariali, avviato da Gaetano Sateriale, portando all’attenzione come anche negli ambienti accademici si stia cominciando a dubitare del trade off fra equità e crescita. La riduzione della disuguaglianza quindi è ormai all’ordine del giorno, sia a livello politico sia a livello economico.
Massimo Fiaschi racconta la visita di Manageritalia che attraverso l’iniziativa “Un fiocco in azienda” e grazie all’impegno del Gruppo donne Manager Manageritalia Milano, è riuscita a mobilitare centinaia di famiglie da tutta Italia fino al Vaticano.
Diario della crisi
Gruppo Ferroli e i sindacati metalmeccanici sono giunti ad un’ipotesi di accordo, non firmato dalla Fiom, perché l’accordo “non rimuove la condizione che avevamo indicato essere pregiudiziale per risolvere la vertenza”, ovvero il requisito di non-opposizione al licenziamento. I giornalisti delle edizioni locali del Corriere della Sera invece hanno attuato il primo sciopero del pacchetto di 5 affidato ai Comitati di redazione, per protestare contro la decisione dell’azienda di non rinnovare i contratti a tempo determinato che abbiano superato i sei mesi di durata.
Documentazione
Nella sezione è possibile trovare l’appello della Cgil “Avete tolto il senso alle parole” contro la violenza sulle donne, il testo della mozione 1/01651 presentata da Ernesto Auci e il testo del rapporto Istat sull’export extra Ue. Inoltre, sono disponibili i dati Istat sulla fiducia dei consumatori e delle imprese relativamente a settembre 2017 e i dati Istat su fatturato e ordinativi dell’industria per i mesi di Giugno e Luglio 2017. Inoltre è possibile consultare la nota trimestrale del Ministero del lavoro, Inps, Istat e Inail sulle tendenze dell’occupazione per il II trimestre 2017 e la dichiarazione del comitato IndustriAll su Arcelor Mittal. Infine, riportiamo la versione integrale del Rapporto del Fondo Monetario Internazionale su mercato del lavoro e salari.



























