Oggi vertice di governo con il premier Mario Monti, per definire il decreto sulla spending review. Si dovrà decidere l’entità dei tagli e, quindi, se fare un decreto pesante da 7-8 miliardi (ma la cifra potrebbe arrivare a 10) o scegliere un provvedimento più leggero, da 5-6 miliardi, rinviando il resto del pacchetto all’autunno. Palazzo Chigi e il Tesoro premono per la prima ipotesi, ma le resistenze dei ministeri, per misure che saranno soprattutto tagli lineari, potrebbe spingere a un intervento in due tempi. Il decreto è atteso dopo gli incontri con parti sociali ed enti locali, rinviati a martedì, riunioni che potrebbero influire sulle scelte del governo, vista anche la forte preoccupazione dei sindacati per le nuove pesanti misure, che dovrebbero colpire anche il pubblico impiego.
Obiettivo principale del decreto resta evitare l’aumento dell’Iva a ottobre, trovare nuovi fondi per i territori colpiti dal terremoto in Emilia-Romagna e finanziare le spese inderogabili, come le missioni internazionali. Interventi strutturali avranno effetti anche sul 2013, ma un provvedimento leggero non sarebbe sufficiente a scongiurare l’incremento dell’Iva anche l’anno prossimo.
I pilastri del provvedimento saranno quattro. Una parte delle risorse arriverà dalle misure del commissario straordinario Enrico Bondi, con la razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi. Una sforbiciata che riguarderà in parte la sanità, con tagli da 1-2 miliardi, soprattutto per la riduzione della spesa farmaceutica. Il secondo e terzo pilastro saranno la riduzione delle Province e la scure sulle società pubbliche, alleggerendo Cda e tagliando enti strumentali, società e consorzi di Regioni, Province e Comuni. Possibili poi misure sul pubblico impiego, con interventi su buoni pasto e tredicesime, e soprattutto la riduzione dell’organico, con l’ipotesi per i dipendenti in esubero di mobilità per due anni o pensionamento con le vecchie regole, derogando alla riforma Fornero, per i sessantenni.
Le misure delineate dal commissario Bondi mettono un freno agli affitti e prevedono una razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi, a cominciare dalla sanità.
Misure cui si aggiungerà il pacchetto del ministro della Salute, Renato Balduzzi, con la riduzione delle spese per la specialistica convenzionata e per gli altri appalti. Interventi pesanti su cui il confronto è ancora aperto, non solo con il ministero della Salute, ma anche con gli altri dicasteri più colpiti (Difesa, Giustizia, Esteri, Istruzione). Dall’altro super-commissario Francesco Giavazzi, invece, potrebbe arrivare un progetto per la revisione degli incentivi alle imprese.
La riorganizzazione delle Province porterà altri risparmi, dimezzando il numero degli enti attivi. Una riduzione che ormai è stata accettata dalle amministrazioni provinciali, con la richiesta però al governo di mettere mano alla miriade di società ed enti controllati da Regioni e Comuni (oltre 3mila, secondo alcune stime). E per queste società, insieme alle Spa non quotate come Poste e Fs, sono previste misure importanti: se per le Spa si snelliranno i Cda, per gli enti controllati dalle autonomie locali, che costerebbero circa 7 miliardi all’anno, arriverà una potatura significativa.
Rilevante anche il pacchetto per la pubblica amministrazione, anche se non è detto che sia approvato tutto in questa fase. Per i dipendenti pubblici potrebbero esserci un taglio dei buoni pasto, il rinvio della tredicesima a gennaio e una riduzione di permessi e distacchi. Prevista anche la riduzione dell’organico del 20% per i dirigenti, del 10% per quelli di secondo livello e del 5% per gli altri ruoli, coinvolgendo circa 10mila lavoratori.
Per gli statali in esubero non ricollocabili potrebbe essere stabilita la mobilità per due anni (con l’80% dello stipendio), mentre per chi ha i requisiti per la pensione potrebbe scattare il pensionamento con le vecchie regole previdenziali, derogando per 1-2 anni alla riforma Fornero.
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