Ruggero Parrotto, responsabile relazioni industriali di Poste Italiane, come valuta l’accordo siglato con i sindacati? Quali sono gli elementi centrali?
L’accordo del 15 settembre ha una portata complessiva e generale, ed è proprio per questo che potrà, a nostro avviso sostenere efficacemente gli obiettivi delineati dal Piano di sviluppo per il 2007/2009.
Tutte le soluzioni individuate cercano di conciliare efficienza e sviluppo. Queste due dimensioni dell’accordo hanno viaggiato in parallelo: l’efficienza produce infatti vantaggio competitivo e crea margini di crescita per il futuro. In questa direzione vanno interpretate alcune scelte di fondo: la riconferma del recapito e della sportelleria come assett strategici di Poste Italiane, l’unitarietà dell’azienda, le trasformazioni organizzative realizzate attraverso soluzioni attente alle ricadute sul personale. L’attenzione al tema dell’occupazione è evidente infatti anche nelle previsioni che riguardano il Fondo di solidarietà la cui attivazione resta finalizzata essenzialmente al miglioramento del mix professionale.
Riguardo al metodo si è scelta la strada del dialogo e del confronto sistematico. Le parti hanno espresso grande senso di responsabilità e il sistema di relazioni industriali si è riconfermato come strumento in grado di accompagnare i processi di sviluppo aziendali.
Quali sono le ragioni che hanno determinato i firmatari a decidere i mutamenti organizzativi che l’intesa stabilisce?
Poste è ormai incamminata da tempo a cambiare profondamente: la cultura d’impresa, i processi di lavoro, l’organizzazione, la professionalità delle persone. Si tratta di un’opzione di fondo da cui non si può più tornare indietro e che azienda e sindacati stanno governando con convinzione. Per questo le trasformazioni organizzative definite con l’accordo rispondono in primis all’esigenza, indotta dai processi di liberalizzazione in atto, di accrescere i livelli di efficienza, competitività e qualità dei servizi. Una leva in più per riaffermare la leadership di Poste Italiane sul mercato dei servizi postali e intensificare una strategia di consolidamento ed espansione in servizi innovativi e a valore aggiunto che siano in grado di rispondere alle esigenze di una clientela sempre più differenziata.
In questa direzione vanno la riorganizzazione del recapito, il potenziamento del personale addetto allo sportello, gli investimenti in innovazione, qualità e sviluppo professionale delle risorse.
A suo giudizio, c’è stato in Poste Italiane un cambiamento, in senso positivo, delle relazioni sindacali? Se la risposta è affermativa, quali le cause?
Le relazioni industriali di Poste Italiane si sono evolute di pari passo con le trasformazioni – di assetto, organizzative, gestionali, ma anche culturali – che hanno interessato l’azienda soprattutto in questi ultimi anni.
Nell’ultima fase – penso agli accordi sindacali siglati sui temi dell’occupazione e del recapito che hanno preparato questa fase conclusiva e densa di risultati importanti- è cresciuto il senso di responsabilità e la consapevolezza delle parti. Sono stati condivisi cambiamenti necessari per il futuro dell’azienda in cui il merito delle scelte operate ha prevalso su pregiudiziali politiche ed ideologiche.
In prospettiva, Poste Italiane pensa ad altri interventi strategici di questa natura, da gestire con lo stesso metodo?
Poste rappresenta una Società assolutamente sfaccettata, con settori maturi e ambienti innovativi e in espansione. Nei primi dovremo affinare le soluzioni di efficienza, ma negli altri potremo fare laboratorio e sperimentazione di soluzioni nuove. Il clima che abbiamo creato è l’humus giusto per conseguire buoni risultati. Non mancano gli spazi per lavorare. Basti pensare ai temi della responsabilità sociale d’impresa e del welfare, alle questioni legate alle opportunità di impiego e ancora alla sperimentazione di soluzioni innovative di flessibilità e a progetti specifici come quello del telelavoro.
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