“La relazione del presidente dell`Inps a nostro avviso conferma quanto sia urgente aprire un tavolo di confronto fra Governo e sindacati sulle pensioni e quanto sia grave non averlo ancora fatto. Non sembra vi sia nell’esecutivo la consapevolezza che se non arrivassero risposte concrete su un tema così sensibile, sarà inevitabile una incisiva mobilitazione dei lavoratori”. E’ quanto dichiara il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli.
“I temi evidenziati – prosegue il dirigente sindacale – sono rilevanti, come la flessibilità in uscita, il riconoscimento dei lavori gravosi, la solidarietà intergenerazionale, il fatto che la spesa pensionistica italiana netta è inferiore a quella dichiarata a livello comunitario. E – aggiunge – anche gli effetti della pandemia sulla speranza di vita e sulla spesa previdenziale vanno adeguatamente considerati”.
Nel merito, per Ghiselli “le ipotesi di riforma analizzate dall’Istituto sono molto distanti dalla piattaforma sindacale. Per noi – spiega – sarebbe inaccettabile un`uscita a 64 anni con 36 anni di contributi e con il ricalcolo contributivo, o la liquidazione a 62 anni della sola pensione maturata nel regime contributivo. Ma – conclude – sugli interventi da adottare sulle pensioni, anche in vista della scadenza di quota 100, vorremmo sapere cosa pensa il Governo”.
Sulla stessa linea il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, che chiede l’apertura di un tavolo di confronto sulle pensioni: “La Cisl ribadisce la necessità di consentire l’accesso flessibile alla pensione a partire dai 62 anni di età o, in alternativa, la pensione con 41 anni di contributi per tutti dopo la scadenza di quota 100 dal 2022. Le analisi del Rapporto 2020 oggi presentato dal Presidente Inps Tridico – prosegue – evidenziano molti dati interessanti ma ribadiamo che non siamo d’accordo che la flessibilità sia realizzata tramite un calcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico oppure con la pensione pagata in due tempi. Condividiamo, invece, la necessità di rivedere il modo con cui si applicano i coefficienti di trasformazione per il calcolo e che sono applicati all’intero montante contributivo maturato al momento della pensione determinando un doppio danno ai lavoratori e alle lavoratrici.”
“Così come siamo d’accordo che nella rappresentazione della spesa pensionistica italiana siano considerate le prestazioni al netto delle imposte e non al lordo come oggi avviene dal momento che l’incidenza della fiscalità, che di fatto è una partita di giro per lo Stato, è molto alta per i pensionati italiani che non hanno potuto usufruire in questi di alcuna misura compensativa prevista invece per i lavoratori dipendenti. I dati appena illustrati confermano, purtroppo, le sperequazioni della previdenza italiana a carico delle donne confermando la nostra necessità di individuare misure atte ad evitare le attuali disparità. Rinnoviamo, quindi- conclude Ganga- la richiesta al ministro del Lavoro di convocare al più presto il tavolo per il confronto sulle pensioni e sulla previdenza. Non si può più attendere”.
Per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, la relazione annuale del presidente dell`Inps “prospetta vari scenari sulla necessità di introdurre una maggiore flessibilità di accesso alla pensione. La UIL ritiene che si debba introdurre una flessibilità più diffusa alla scadenza di Quota 100, intorno a 62 anni, anche utilizzando il lavoro della Commissione istituzionale sui lavori gravosi. A riguardo chiediamo al Governo di rompere gli indugi ed aprire un tavolo di confronto con i Sindacati per continuare ad introdurre elementi di equità e giustizia nel nostro sistema previdenziale”.
Secondo Proietti “va affrontato subito il futuro pensionistico dei giovani, che in questi anni sono stati penalizzati dalla precarietà dei rapporti di lavoro, insieme al riconoscimento del lavoro di cura delle donne e della maternità ai fini della contribuzione. 41 anni di contributi versati devono bastare per andare in pensione a prescindere dall`età. Sono queste proposte concrete e sostenibili con l`ammontare della spesa pensionistica italiana, che come emergerà dalle conclusioni della Commissione istituzionale per la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale, sono in linea con la media europea”.
E.G.