“Tenuto conto del quadro normativo e statutario e delle linee che seguirà il programma di privatizzazioni, la cessione di una quota del capitale di Poste Italiane sarà volta ad accrescere il valore del Gruppo Poste, garantendo, nel contempo, la qualità dei servizi e il mantenimento dei livelli occupazionali”. Lo ha ribadito il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo al question time alla Camera.
Lo scorso 25 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato un dpcm “volto a regolamentare l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane, in misura tale da conservare in capo allo Stato una partecipazione, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico”. Pertanto, assicura il Ministro dell’Economia, “nessuna svendita, altri hanno svenduto in passato, non lo farà questo governo. L’operazione che sta facendo il governo è una valorizzazione degli asset, preservando il controllo pubblico ma aperto al mercato, nell’interesse di azionisti e dipendenti”.
Inoltre, “lo Statuto di Poste Italiane contiene una clausola di limite al possesso azionario in base alla quale nessun soggetto diverso dal Mef, da enti pubblici o da soggetti da questi controllati può detenere azioni per una quota superiore al 5 per cento del capitale della società”.
La cessione di una quota pubblica di Poste italiane “sarà fatta quando le condizioni di mercato ci convinceranno” e “non per fare cassa” precisa Giorgetti, aggiungendo che per la privatizzazione di Poste “non faremo come è stato fatto con Tim. L’operazione mira ad agevolare il collocamento presso dipendenti e piccoli risparmiatori”.
e.m.