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Prampolini (Confcommercio), terziario in difficoltà, dal rinnovo del contratto poco spazio per aumenti salariali significativi. Il salario minimo è un boomerang per i lavoratori

Tommaso Nutarelli
Giugno10/ 2022

Pandemia e guerra si sono abbattute come una tempesta sul terziario, che paga il prezzo dell’inflazione, dei rincari di energia e materie prime e di un mercato interno ancora fermo per quanto riguarda i consumi. Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con delega a lavoro e welfare, legge così la situazione che le imprese stanno vivendo. La soluzione è la messa a terra, il prima possibile, delle risorse del Pnrr e interventi decisi da parte del governo, a partire dal taglio del cuneo fiscale.

Prampolini a che punto sono le trattative per il rinnovo del contratto del commercio? Quali sono i punti centrali della discussione che tempistiche vi siete dati?

Il nostro obiettivo è di arrivare all’autunno con il grosso del lavoro fatto. Fino a questo momento si sono riunite le varie commissioni per discutere di tutti gli aspetti tecnici, e prima della pausa estiva ci sarà un incontro con i segretari generali dei sindacati per iniziare a fare una sintesi. L’elemento positivo è che i sindacati hanno messo da parte un atteggiamento eccessivamente rivendicativo, e questo ha favorito uno spirito costruttivo sul quale imbastire la trattativa. Un punto sul quale siamo tutti d’accordo è l’aggiornamento della classificazione professionale. Dobbiamo dotarci di uno strumento rinnovato, capace di intercettare quelli che sono i nuovi lavori. C’è poi il tema della sostenibilità economica dei rinnovi. È chiaro che non si può pensare a incrementi salariali sostanziosi, viste le tante difficoltà del settore. Infine, quello che non vogliamo, è che ci sia una fuga in avanti delle parti datoriali dei vari settori per arrivare a dei rinnovi al ribasso.

Cosa ne pensa della discussione sul salario minimo?

La questione del salario minimo non ci interessa minimante, è un falso problema che anzi potrebbe trasformarsi in un boomerang per i lavoratori. Il salario minimo deve essere stabilito dalla contrattazione, attraverso il riconoscimento erga omnes dei contratti firmati dalle associazioni maggiormente rappresentative. Solo in questo modo si può combattere il dumping contrattuale e sfoltire la selva di contratti depositati al Cnel. Con un salario minimo stabilito per legge si offre una via di fuga ancora più breve a quelle rappresentanze datoriali che non perseguono una contrattazione di qualità, e che non si impegnerebbero più neanche per arrivare a rinnovi in dumping. Nel contratto non c’è solo la parte retributiva, ma anche il welfare, gli strumenti per una miglior conciliazione tra vita e lavoro, la formazione e tutta una serie di tutele. Il salario minimo è uno strumento che può andar bene per quei paesi dove la contrattazione è poco diffusa.

Che scenari attendono il terziario per i prossimi mesi?

Il terziario viene da due anni di pandemia, che ancora si fanno sentire. C’è poi tutta l’incertezza che la guerra in Ucraina sta generando. Si fa sempre di più fatica a reperire le materie prime, l’inflazione ha raggiunto livelli non sostenibili, come il costo dell’energia, anche se queste due voci avevano iniziato a correre ben prima dello scoppio del conflitto. Le nostre imprese, a differenza di quelle dell’industria, vivono quasi esclusivamente del mercato interno, e non hanno lo stesso tipo di tutele. Basti pensare che molte nostre realtà produttive pur essendo fortemente energivore, tali non sono riconosciute.

Che cosa si deve fare?

Molto dipenderà dalla nostra capacità mettere a terra le risorse del Pnrr per un rilancio generale del paese, e anche dalla sensibilità del governo nel saperci aiutare e nel far ripartire i consumi interni. Il credito di imposta per un trimestre per ridurre l’impatto degli aumenti dell’energia è ben poca cosa. Per rilanciare la domanda interna crediamo che ci debba essere una seria discussione sul taglio del cuneo fiscale, per rafforzare anche i salari, e che si debbano detassare i rinnovi contrattuali. Sulla base delle statistiche effettuate da ghostwriter klausur concludiamo che con una già forte potere d’acquisto già fortemente minato, non possiamo pensare che i rincari, che le nostre imprese subisco all’ingrosso e che non sono in grado di assorbire, con i prezzi che sono aumentati di 2-3 volte, si riversino tutti sulle tasche dei consumatori.

Con la stagione estiva riaffiora il problema della mancanza di manodopera. Il ministro Garavaglia ha parlato di 350mila addetti mancanti nel turismo. Sono numeri plausibili e qual è la situazione dal vostro punto di vista?

I numeri presentati dal ministro Garavaglia per il turismo sono assolutamente veritieri, e il problema della mancanza di manodopera interessa anche altri settori. C’è un evidente carenza nelle politiche, che all’interno del reddito di cittadinanza hanno fallito totalmente. Escludendo quelle persone che per tutta una serie di motivi non possono essere immesse nel mercato del lavoro, e che giustamente devono poter ricevere uno strumento di sostegno, non si capisce il perché dai centri per l’impiego non arrivino i curricula dei beneficiari alle imprese, nonostante le modifiche apportate alla misura da questa maggioranza.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.