Dopo la proclamazione dello stato di agitazione, i Comitati di redazione di Corriere Fiorentino, Corriere del Veneto e Corriere di Verona, Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige e Corriere di Bologna hanno indetto, per lunedì 25 settembre, il primo giorno di sciopero del pacchetto di 5 affidato ai Comitati di redazione.
I giornalisti dei ‘dorsi’ locali del Corriere della Sera protestano contro la decisione dell’azienda di non rinnovare i contratti a tempo determinato che abbiano superato i sei mesi di durata. Decisione che imporrebbe la perdita di posti di lavoro, oltre alla frustrazione delle aspettative di chi ha contribuito alla realizzazione dei quotidiani locali lavorando con contratti precari.
I Cdr sottolineano anche che un tale turn-over avrebbe effetti negativi sui fisiologici meccanismi di avvicendamento all’interno delle redazioni e sul ruolo che spetta al direttore, nonché sulla generale del lavoro delle redazioni e dei prodotti editoriali, in un momento in cui l’informazione locale viene premiata dai lettori.
Per il Corriere Fiorentino si tratta del primo sciopero in quasi 10 anni di vita, per le redazioni del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige è la seconda astensione dal lavoro nell’arco di poco tempo. I comitati di redazione, d’intesa con le Associazioni regionali di Stampa e con la Fnsi, chiedono un incontro urgente con l’azienda e ribadiscono la disponibilità a trovare percorsi d’intesa condivisi che garantiscano occupazione e qualità dell’informazione.
“Vogliamo credere nelle parole del presidente Urbano Cairo, che ha detto di voler investire nei giornali locali del gruppo Rcs: ma investire in una testata giornalistica significa investire nelle persone che fanno ogni giorno il giornale, non perdere queste professionalità”, osservano i Comitati di redazione.
La Federazione nazionale della Stampa e le Associazioni di Toscana, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna esprimono solidarietà ai colleghi e sostegno alle ragioni che hanno indotto i giornalisti a scioperare contro la precarietà dilagante anche nelle grandi aziende come il gruppo Rcs e contro un modo di fare impresa che contempla solo tagli agli organici, promesse disattese e dinieghi rispetto a qualsiasi forma di dialogo con i lavoratori.
G.C.