Si terrà domani a Roma il convegno dal titolo “Dal pacchetto Treu alla legge Biagi – Dare valore al lavoro”, organizzato dal Comitato nazionale per la difesa e l’attuazione della legge. Paolo Reboani, autore del Libro Bianco e coordinatore della prima sessione, perché un comitato?
Nasce tendenzialmente per tenere viva la memoria storica della legge, che tende a dissolversi in questa fase politica. In senso più ampio vuole mantenere al centro del confronto accademico e sindacale una serie di principi precisi: l’apertura all’Europa, l’idea di mercato attivo e l’occupazione di qualità. Naturalmente, è un’iniziativa limitata nel tempo: quando il dibattito sarà meno ideologico e il valore della legge Biagi verrà acquisito, allora il Comitato cesserà di esistere.
E la giornata di sabato?
L’obiettivo generale è stimolare la riflessione sul lavoro. Viviamo un momento importante del dibattito, per questo è fondamentale studiare e analizzare la questione in modo attento e intelligente, senza forzature di schieramento. Bisogna riaffermare la struttura attuale del nostro mercato del lavoro come realmente è.
Ovvero?
Non è precario e vanta molta buona occupazione, con aumenti rilevanti rispetto a tre o quattro anni fa che ci hanno permesso di tornare in linea con gli altri Stati europei.
Cosa resta ancora da fare?
Dobbiamo rispettare lo spirito del Libro Bianco e continuare a ispirarci ai suoi contenuti. Quindi, a livello pratico, in primo luogo bisogna definire un sistema di workfare più efficiente e dinamico.
Al vostro dibattito, però, mancherà un rappresentante Cgil.
La ragione è semplice: abbiamo invitato solo chi ritiene utile soffermarsi sulla legge Biagi e la Cgil si è sempre espressa in modo contrario. Ci tengo a specificare che non c’è nessun intento polemico, anzi ci auguriamo di ricomporre presto questa frattura ideologica. Che oggi sicuramente esiste.
Emanuele Di Nicola


























