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Home - Approfondimenti - La nota - Referendum, il governo punta a depotenziare l’election day accorpandolo ai ballottaggi delle amministrative. Ma Landini insiste: “voto al primo turno, maggio sia il mese delle rose ma anche della democrazia’’

Referendum, il governo punta a depotenziare l’election day accorpandolo ai ballottaggi delle amministrative. Ma Landini insiste: “voto al primo turno, maggio sia il mese delle rose ma anche della democrazia’’

di Nunzia Penelope
11 Marzo 2025
in La nota, Spazio Referendum
Referendum, il governo punta a depotenziare l’election day accorpandolo ai ballottaggi delle amministrative. Ma Landini insiste: “voto al primo turno, maggio sia il mese delle rose ma anche della democrazia’’

L’election day con l’accorpamento di referendum e amministrative ci sarà, e questa è la buona notizia. Ma -e questa è la cattiva notizia- probabilmente non sarà al primo turno, cioè il 25 e 26 maggio, ma ai ballottaggi, l’8 e 9 giugno. Il che ovviamente riduce di molto le chance di avere un afflusso numeroso di elettori. Sarebbe questo l’orientamento del governo, cosi come riferiscono i capi dei comitati per i referendum, Maurizio Landini e Riccardo Magi, usciti da Palazzo Chigi dove hanno incontrato il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

La decisione formale potrebbe arrivare giovedì, dal consiglio dei ministri, già fissato, che dovrebbe varare anche il decreto elezioni; voto su due giornate, primo turno 25 e 26 maggio, secondo turno 8 e 9 giugno. Ma ovviamente l’ipotesi di un voto spostato al primo week end di giugno, a scuole chiuse e spiagge aperte, con in più anche la partecipazione fisiologicamente ridotta del secondo turno, non fa piacere ai promotori del referendum. “Ho detto al governo che pensiamo sia necessario che il referendum sia collegato al primo turno delle elezioni, non al ballottaggio, e questo vuol dire votare il 25-26 maggio”, spiega Maurizio Landini. “Votare al primo turno, rispetto al ballottaggio, vuol dire che ci sono più persone coinvolte – ha proseguito – votare nel mese di maggio rispetto al mese di giugno, quindi a scuole aperte, vuol dire anche in questo caso favorire un maggior numero di persone che possono votare”. Considerando, oltretutto, che queste sono delle ‘’mini amministrative”, che riguardano all’incirca appena due milioni di italiani.

Da parte del governo, ha aggiunto Landini, “non ci hanno dato delle risposte definitive, hanno detto che devono fare una discussione. Per quello che ci riguarda noi abbiamo ribadito che il mese di maggio non è solo il mese delle rose, può essere anche il mese della democrazia, essendo il mese che permette la maggior partecipazione possibile. Mi auguro, visto che hanno voluto ascoltarci prima di decidere, che la decisione del governo risponda anche alle richieste del comitato promotore. Non solo per noi, ma soprattutto per quei 5 milioni di cittadini che hanno firmato i quesiti”.

Landini e Riccardo Magi insistono, oltre che sull’election day, anche sulla possibilità di far votare i fuori sede, studenti o lavoratori che siano, e di informare correttamente i cittadini italiani all’estero, attraverso i canali consolari e delle ambasciate. L’altro tema e’ quello dell’informazione: ‘’attualmente -osservano- le persone non sanno nemmeno che ci saranno dei referendum’’. Chiamata direttamente in ballo è soprattutto la Rai, il cui ruolo di servizio pubblico è decisivo per garantire una diffusa e dettagliata informazione sui cinque quesiti. Lunedì prossimo, intanto, Landini e Magi incontreranno l’Ad Rai Roberto Sergio, mentre resta ancora nella nebbia la questione della Vigilanza, attualmente in stallo ma cui spetta approvare il regolamento per la disciplina degli spazi nella campagna elettorale.

I quesiti in ballo, come è noto, sono cinque: quattro sul lavoro, promossi dalla sola Cgil, e uno sulla cittadinanza. Landini insiste sul concetto di ‘’democrazia diretta’’ insito nel referendum: ‘’se ottenessimo il quorum, dal giorno dopo il voto 2 milioni di persone avrebbero diritto alla cittadinanza italiana, i 4 milioni di lavoratori assunti dopo il 2015 con contratto a tutele crescenti otterrebbero i diritti di cui il Jobs Atc li ha privati, cosi come 2 milioni e mezzo di assunti col contratto a termine e gli altri milioni nelle aziende sotto i 15 dipendenti. Inoltre, con il quarto quesito, le aziende appaltatrici sarebbero direttamente responsabili di tutta la catena di appalti e questo garantirebbe maggiore cura alla salute e alla sicurezza sul lavoro, riducendo di conseguenza gli incidenti e le morti”.

Infine, per quanto riguarda l’atteggiamento verso il referendum degli altri due sindacati maggiori, Cisl e Uil, Landini spiega che “la Uil ha dichiarato che inviterà le persone ad andare a votare e ha già indicato che su due referendum, quello sul Jobs act e quello su salute e sicurezza, darà indicazione anche di votare sì, mentre lascia libertà sugli altri. La Cisl non so quale decisione prenderà, ma mi auguro che inviti le persone ad andare a votare e che poi prenda le decisioni che ritiene più opportune sui singoli quesiti’’. Stesso atteggiamento corretto Landini si augura dalla politica: “mi aspetto che tutte le forze politiche, sia di governo che di opposizione, diano indicazione alle persone di andare a votare. Poi decidano loro la forma su cui intendono dare un’indicazione. Troverei grave e antidemocratico se qualcuno desse indicazione di andare al mare o di non votare: incentiverebbe un attacco alla democrazia, e sarebbe grave’’.

Nunzia Penelope

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