In un articolo scritto per il giornale l’Avvenire, il segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia porta a galla le problematiche salariali del nostro Paese. Per Benaglia, non solo non si è innescata la spirale “prezzi-salari”, ma i salari continuano a diminuire e cresce la polarizzazione. Ma per risolvere il problema dei bassi salari, per Benaglia, l’intervento statale non basta e il sindacato deve prenderne atto: “è illusorio pensare, come sostengono invece autorevoli leader sindacali, che i salari possano essere protetti solo con interventi pubblici. In tutta Europa i sindacati sono in piazza per chiedere e contrattare aumenti salariali giusti a fronte della fiammata inflattiva. Solo in Italia, per un vecchio e antico vizio sindacale, per il secondo anno di fila alcuni sindacati hanno cercato di scioperare in dicembre contro la Legge di Bilancio, ottenendo adesioni assai residuali nelle medie e grandi aziende e nulle nelle medio-piccole.”
Per Benaglia, questo “strabismo” di un sindacalismo che guarda “esclusivamente alla politica e non allo stato delle relazioni industriali, che declama e non prepara le mobilitazione, fa male alle ragioni del lavoro”. Per il leader della Fim Cisl, lo sciopero resta uno strumento fondamentale per il sindacato, ma deve essere diretto per risolvere le vertenze e difendere i posti di lavoro. Inoltre, non bisogna sorprendersi degli aumenti salariali unilaterali, dai bonus o aumenti in welfare che migliaia di imprese hanno concesso ai propri dipendenti: “non è un nuovo paternalismo, è perché oggi trattenere le competenze di chi lavora […] costituisce il centro del nuovo rapporto tra impresa e lavoro” ed è tempo di rafforzare la contrattazione salariale.
Per Benaglia, il Governo ha fatto bene ad abbassare al 5% la tassazione per i premi di risultato “ma ciò non basta. Bisogna arrivare a detassare i premi di partecipazione e premi di professionalità”, oltre che rendere stabile il sistema dei buoni welfare, “totalmente detassati fino a 1.000 euro annui se legati alla contrattazione.”
E.G.