E’ stata la Presidenza della Repubblica a frenare il governo sul provvedimento per modificare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Fosse stato per l’esecutivo il maxi emendamento con il quale in articulo mortis è stato fatto passare il provvedimento voluto dall’Unione europea avrebbe portato questo nuovo regalo ai lavoratori italiani. Senza nessuna necessità, senza che questo possa portare aiuto all’economia in crisi.
Lo stato di recessione – perché di questo si tratta, ormai la crisi cominciata nel 2008 ha preso un’altra piega, tutta recessiva – si combatte con armi diverse, si deve allargare il mercato interno creando domanda, si deve mettere la gente in condizioni di spendere, si deve cercare di alzare la competitività delle aziende tagliando i loro costi, ma soprattutto alzando il valore delle loro produzioni. Licenziare qualche fannullone, o nemmeno, impedirgli di rientrare in fabbrica una volta che, licenziato, sia ricollocato al suo posto da un giudice, non serve a nulla, certamente non nell’immediato. E invece il governo proprio questo voleva fare senza rendersi conto che la partita è cambiata, che non c’è più tempo per queste azioni di retroguardia, che bisogna agire e farlo in tempi brevissimi, cercando risultati concreti.
Le parti sociali il loro dovere l’hanno fatto, suggerendo le misure da prendere, quelle che davvero servono, dando ampia disponibilità a misure anche difficili da digerire. Loro hanno capito che non c’è più tempo da perdere, che si sta ballando sulla tonda del Titanic, o sull’orlo del precipizio, l’immagine cambia, la sostanza resta la stessa. E tutti si sono dichiarati pronti a sacrifici, ma, imprenditori e sindacati, vogliono per prima cosa che questa misure siano davvero efficaci, poi che siano distribuite con equità, senza colpire i soliti noti e lasciando gli amici al riparo.
Sentire gli industriali che chiedono una patrimoniale fa un certo effetto, ma lo hanno fatto e questo è un chiaro sintomo della generale consapevolezza che siamo arrivati a un momento di verità e che non è più possibile continuare a mettere toppe più o meno a colori sulle falle immense che si sono aperte.
Solo così, con misure adeguate ed equamente suddivise, sarà possibile da un lato superare il momento acutissimo di crisi, ma anche e soprattutto salvaguardare la coesione sociale che è sempre stata un bene importante per il nostro paese. L’abbiamo costruita con pazienza e sacrifici, nessuno vuole disperdere questo patrimonio accumulato nel tempo. I sindacati possono dividersi anche profondamente, possono litigare tra loro e con le controparti imprenditoriali, ma tutte sono sempre state unite nei momenti di maggiore difficoltà. Ed è anche così che il paese ha potuto superare frangenti difficilissimi, perché nulla vale più dello schierarsi assieme, è così che si sopportano i sacrifici, anche i più pesanti.
Il governo ha dato cattiva prova di sé anche in questa occasione, fuggendo dalle responsabilità, lasciandosi mettere con le spalle al muro dalle autorità europee, non risparmiandosi nemmeno del tentativo di dividere le parti sociali non si capisce per quali manovre future. Forse adesso è necessario che si consideri colma la misura. Sindacati e imprenditori lo hanno detto già in questi giorni con molta chiarezza. Ora bisogna che dalle parole si passi ai fatti.
MASSIMO MASCINI


























